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Matese. Quando la divulgazione scientifica passa per “gli occhi” dell’attento e rispettoso escursionista

L'educazione e il rispetto ambientale di un escursionista può regalare alla ricerca scientifica importanti risultati. In questo modo scoperte e studi diventano condivisione non solo di nozioni scientifiche ma anche di passione per la "casa comune". La parola a Maurizio Fraissinet, già commissario del Parco regionale del Matese

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Un’agapanthia kirbyi sul Matese. Una novità non solo per il territorio, ma per l’Italia dove di questo coleottero mancano avvistamenti ormai da anni. La notizia che abbiamo diffuso pochi giorni fa (leggi l’articolo) entusiasma soprattutto gli esperti di natura e biodiversità, e con un pizzico di orgoglio ci fa pensare al Matese come uno scrigno di preziose informazioni per sempre nuovi studi di specie animali e vegetali. E se il nostro habitat può contribuire al sapere del mondo, allroa strizziamo l’occhio a quanto accade, non senza però la preoccupazione  per quelle forme di vita che invece abbiamo perduto…
Lasciando il campo dei commenti specifici agli esperti di settore (si chiama entomologia il ramo della biologia che si occupa di insetti), abbiamo rivolto qualche domanda a Maurizio Fraissinet (esperto e accreditato ornitologo) già commissario straordinario del Parco regioanle del Matese, e particolarmente attento allo studio e alla tutela della biodiversità sul nostro appennino.

Quale ricchezza “di vita” può nascondere ancora il Matese? Oltre questa curiosa (e probabilmente rara) scoperta, cos’altro potremmo aspettarci?
Stanno aumentando le segnalazioni di specie che si ignorava vivessero sul nostro territorio, si sta comprendendo meglio la consistenza delle popolazioni di diverse specie animali che si ritenevano rare e che, invece, sembrano essere più comuni di quanto si pensasse, si registrano nuove nidificazioni di specie di uccelli, che prima non nidificavano o si erano estinte, vengono segnalati specie di mammiferi di provenienza balcanica e che ora sono abbastanza regolari in Italia. Tutto ciò è dovuto all’aumento delle persone che vanno in natura da appassionati con binocoli, macchine fotografiche digitali.
Persone preparate, siano essi studiosi o persone che hanno seguito corsi. L’ASOIM (Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale), ad esempio, in questi giorni sta effettuando il suo V corso di bird-watching. Poi ci sono le nuove tecnologie messe in campo: fototrappole, rilevazioni satellitari, ecc. Per tornare alla domanda, non possiamo sapere cos’altro aspettarci, sebbene un po’ tutti temiamo variazioni nella biodiversità dovute ai cambiamenti climatici in atto con un arretramento in Appennino delle specie più legate al clima freddo e l’avanzata, anche in quota, delle specie termofile.

L’esemplare di agapanthia kirbyi individuato sul Matese

Cosa invece rischiamo di perdere, o abbiamo perso negli ultimi anni?
Sul Matese abbiamo perso il Lanario, un falco simile al Falco pellegrino e ormai rarissimo in Italia e che nidificava fino a qualche decennio fa sulla catena montuosa. Abbiamo perso il Gufo reale, dato ormai per estinto in Campania, con l’ultima segnalazione che risale proprio al Matese. Rispetto al passato remoto abbiamo perso l’Orso. Come dicevo prima, rischiamo di perdere le specie meno termofile, i cosiddetti relitti glaciali.

Questo ritrovamento è opera di un escursionista, attento conoscitore degli habitat matesini…Quanto conta, ai fini della ricerca, l’occhio curioso dei “visitatori”, e quanto conta il rispetto per ciò che di strano e di nuovo si incontra?
Gli escursionisti che sanno andare in natura con la giusta educazione e rispetto e che sono dotati della curiosità tipica del naturalista sono preziosi. Sono un ampliamento delle potenzialità di ritrovamento e di ricerca, considerando che i ricercatori non possono essere ovunque e tutti i giorni in natura.
Il fermarsi a guardare una forma di vita, rispettandola, ammirandola e documentandola, per poi confrontarsi con gli studiosi per capirne di più è una pratica che si va diffondendo, complici anche i social network che permettono una rapida amplificazione della segnalazione. Ciò regala enormi soddisfazioni all’escursionista, rendendo più interessante, se vogliamo anche più intrigante e ricca la passeggiata. Il successo che hanno i corsi di bird-watching di cui parlavo prima (ogni volta abbiamo decine e decine di richieste di iscrizione) fanno capire che è in forte crescita la voglia di andare in natura in maniera consapevole, comprendendo e riconoscendo ciò che ci circonda, e capire quindi la grandiosità della natura. E’ un segnale che dà ottimismo e ci riempie di speranza per un rinnovato rapporto dell’uomo con la natura che ci circonda.

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