Ricorre domani, 20 novembre, la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia, in base alla Convenzione ONU adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989. Abbiamo rivolto qualche domanda al dottor Davide Cinotti, psicoterapeuta, direttore del Centro diocesano per la famiglia, “Mons. Angelo Campagna”, per capire come la legislazione in merito alla tutela dei minori sia cambiata negli anni e quali attori sociali oggi hanno maggiori responsabilità rispetto ai più fragili. Una parentesi sull’impegno che il Centro diocesano per la famiglia porta avanti rispetto ai “casi particolari” di minori.
INTERVISTA
Com’è cambiata e in che direzione va la legislazione in merito di tutela dei minori, anche alla luce delle crescenti campagne di sensibilizzazione?
“Stanno man mano venendo allo scoperto delle criticità del sistema che necessariamente deve essere aggiornato in linea con i mutamenti sociali che caratterizzano velocemente il nostro Paese. Infatti con la Legge n. 47 del 2017, si è modificata la normativa sui minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, con l’obiettivo di rafforzare le tutele nei confronti dei minori e garantire un’applicazione uniforme delle norme per l’accoglienza su tutto il territorio nazionale. Inoltre, il Parlamento ha approvato, al termine della legislatura, una legge che riconosce specifiche tutele ai figli rimasti orfani a causa di un crimine domestico, purtroppo si tiene conto delle numerose vicende che hanno visto crimini efferati nei confronti del coniuge donna o delle compagne: conosciamo tutti bene purtroppo il dramma dei femminicidi! Anche la Chiesa cattolica sta da qualche mese muovendo i primi passi per la tutela dei minori maltrattati o addirittura abusati dal personale ecclesiale negli anni passati e attualmente, in Italia ma soprattutto in alcuni Paesi esteri (Cile, Canada, Irlanda, Usa su tutti). Si stanno studiando linee di intervento per l’ascolto dei minori (ma anche degli adulti vulnerabili) che sono stati vessati e/o maltrattati all’interno di strutture ecclesiastiche come Scuole, Seminari, Parrocchie. Al minore deve essere sempre garantita serenità, protezione, dignità in particolar modo da quelle persone che rivestono cariche socio-educative importanti”.
Come è cresciuta la sensibilità del contesto socio-culturale italiano sul tema?
“I mass media ricalcano da una decina d’anni circa come i minori non godano poi di un sistema protettivo da parte del mondo adulto che li vorrebbe paradossalmente già giovani, già cresciuti. I genitori contemporanei stanno molto lentamente riconoscendo la loro vulnerabilità rispetto ai genitori, magari più autorevoli di un ventennio fa. Nel nostro tempo è diventato difficile distinguere tra minori e adulti, perché guardandoci intorno sembrano assorbiti dagli stessi interessi (social network, reality, videogames, smartphone). Stanno iniziando dei corsi nelle scuole e nei centri di aggregazione giovanili per gli adulti/genitori in difficoltà. Il criterio è più o meno questo: se il genitore non riesce a tutelare se stesso in questo tempo svuotato dagli ideali, dai valori, dalle responsabilità figurarsi se i minori possono difendersi dagli attacchi di un tempo ipermoderno dove tutto è virtuale e quasi più nulla è vero”.
Il Centro diocesano per la famiglia come si è misurato rispetto ai “casi particolari” di minori? In delicate circostanze con quale sensibilità e quanta discrezione si stabilisce un intervento?
“Fortunatamente i casi nel nostro contesto sono stati pochissimi se rapportati alla totalità degli interventi. Proprio perché rispettiamo in modo maniacale i minori, non possiamo presentare in questo contesto i numeri e le modalità, perché agire con i minori significa aver rispetto di un mandato da parte del Tribunale dei minori con il quale collaboriamo da sempre. Senza dubbio operiamo nell’ambito di un sistema di consensi e di privacy molto meticoloso, così come è meticolosa la presa in carico tecnica e affettiva del caso da parte della nostra equipe operativa. Posso anticipare la creazione a breve termine di un Centro di Ascolto Interdiocesano per la tutela dei minori che vedrà congiunte le diocesi di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca con i rispettivi Referenti Diocesani (uno è il sottoscritto), ma per i dettagli sappiate attendere.
Quali sono le minacce peggiori per i bambini di oggi, in linea di massima?
Per i bambini? Direi proprio gli adulti, specifico gli adulti più vulnerabili. Può sembrare banale dire internet, gli smartphone, la tv; anche questo, ma sono proprio questi strumenti ad essere gestibili dagli adulti. Se il bambino non ha al suo fianco un adulto che sappia cosa significa il termine moderazione penso non debba temere nulla, così come diffiderei dai genitori ipercontrollanti o rigidi e eccessivamente attenti ad ogni movimento del bambino. Il bambino deve fare il bambino, deve camminare anche da solo, cadere, sbagliare, imparare a rialzarsi, possibilmente da solo, perché i genitori, nessun genitore è eterno e un figlio cresce bene se sa trovare fin da subito le risorse in se stesso per vivere abbastanza bene.
Un messaggio al mondo adulto, che sia quelle delle famiglie, ma soprattutto della Scuola…
La Scuola? Deve recuperare il suo ruolo educativo, non deve solo istruire. Istruire ed educare sono due fenomeni distinti e separati. Oggi la Scuola non fa più innamorare gli studenti, ma è diventata un complicato dispositivo tecnico che lascia poco spazio al caso, al talento e soprattutto alla bellezza del fallimento, preludio e sottile nascondiglio per i talenti moderni.