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INTERVISTA. Diritti dei minori, così Piedimonte risponde all’appello internazionale

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La tutela dei minori, bambini e adolescenti, è una tematica che acquista sempre più spazio in dibattiti e riflessioni da parte degli esperti. In occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che ricorre oggi (20 novembre), un approfondimento sul tema in compagnia di Giovanna del Vecchio, nominata Garante Infanzia e Adolescenza per il Comune di Piedimonte Matese a settembre scorso. Giovanna Del Vecchio ci spiega in cosa consiste il suo compito, tracciando un bilancio di questi primi mesi e della risposta riscontrata nel contesto cittadino. La città di Piedimonte partecipa alla Giornata con diversi eventi promossi dall’Ufficio Garante Infanzia e Adolescenza in collaborazione con l’Amministrazione Di Lorenzo, come indicato sulla locandina in basso.

 INTERVISTA 

Gli eventi sul tema organizzati a Piedimonte Matese

In cosa consiste il ruolo svolto dal Garante Infanzia e Adolescenza?
“Sono stata nominata Garante Infanzia e Adolescenza del Comune di Piedimonte Matese, per un triennio, lo scorso settembre ed ho accettato quest’incarico di grande prestigio ed importanza, con motivazione e senso di responsabilità.
Il Garante svolge funzioni di vigilanza, consultive, di sostegno e di promozione; in particolare vigila sull’applicazione, nel territorio comunale, della Convenzione ONU del 1989 sui Diritti del fanciullo, sull’assistenza prestata a minori ricoverati in istituti educativo-assistenziali convenzionati o in altri ambienti estranei alla famiglia; segnala, a chi di competenza, fattori di rischio o di danno a minori; promuove iniziative dedicate al minore, nonché forme di ascolto e partecipazione dei bambini/e e dei ragazzi/e alla vita della Comunità; intrattiene rapporti di scambio, studio e ricerca con organismi pubblici e privati; promuove forme di collaborazione tra Enti e Associazioni, finalizzate alla tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; esprime pareri sulla proposte di atti normativi e di indirizzo riguardanti i minori. Dunque il campo d’azione del Garante è vasto ed impegnativo”.

Alla luce di questi primi mesi, che bilancio ritieni di poter tracciare?
“Il bilancio di questi primi mesi è da ritenersi positivo. Ho cominciato il mio lavoro con un’indagine conoscitiva, attenta ed approfondita della realtà locale, incontrando Rappresentanti di Enti, Scuole, Associazioni, Parrocchie, ASL, Comando Carabinieri, che a vario titolo interagiscono nel percorso e nel processo di crescita del minore. La raccolta dei dati, l’analisi demografica, socio-economica, le riflessioni sociologiche, il contesto culturale e civico sono serviti a stabilire delle priorità e ad articolare un piano d’azione mirato, utile ed efficace. Tra le attività realizzate vorrei menzionare la giornata studio “Autismo e Scuola”, in collaborazione con terapisti ABA, ASL, Scuole ed Associazioni; il progetto “Verso la città dei bambini e delle bambine” in collaborazione con Scuole, famiglie e la Biblioteca comunale di Piedimonte Matese; la collaborazione con il Garante dei disabili per il Convegno “Camminiamo Insieme” e per l’iniziativa sulla realizzazione del piano di eliminazione delle barriere architettoniche (P.E.B.A.). Inoltre mi sono occupata di situazioni di difficoltà e disagio, ho promosso percorsi formativi finalizzati alla mobilità green, ho aderito a numerose manifestazioni ed iniziative”.

Giovanna Del Vecchio

Qual è la risposta da parte del contesto sociale, in merito ai diritti dei “cittadini in crescita”?
“Come spesso ho avuto modo di ribadire, il Diritto di ognuno è garantito dal Dovere di ciascuno, per la sua parte di competenza. Ognuno svolge il proprio ruolo nella costruzione del Diritto. E l’adulto è eticamente, civilmente, legalmente deputato alla tutela, alla protezione, all’educazione, alla formazione armonica del bambino. Spesso c’è molta superficialità nella nostra società verso i cittadini in crescita. In apparenza sembra che l’infanzia sia enfatizzata e mediaticamente considerata, ma di fatto, viviamo in una realtà adultocentrica, distratta, distante, focalizzata sulla spasmodica rincorsa della “giovinezza” da parte dell’adulto, piuttosto che sulla dimensione effettiva del fanciullo e dell’adolescente. Il focus che ritengo prioritario è soprattutto quello della condivisione di scelte, indirizzi, azioni, finalizzati al benessere del bambino. Un benessere riferito a parametri ed indicatori semplificati”.

Di cosa hanno davvero bisogno i bambini? Come valorizzarli, coinvolgerli quali membri legittimi della Comunità?
“La costituzione di una Rete che promuova interventi condivisi e strutturati in base alle priorità emergenti dal territorio potrebbe essere una strada percorribile. Una città a misura di bambino è una città per tutti. Oggi la città ha perso il suo ruolo di incontro e scambio per assumere una connotazione essenzialmente commerciale, speculatoria e cementificata, con la separazione rigida degli spazi e dei luoghi, che ostacola così la comunicazione, il gioco, la solidarietà. Centri città caotici, inquinati e trafficati, periferie degradate ed abbandonate a se stesse. Ai bambini, ai diversamente abili, agli anziani non viene permesso di vivere la città come propria. Una possibilità di miglioramento di questa condizione potrebbe partire da nuove forme di partecipazione del cittadino, anche del fanciullo, un’occupazione sociale, da una progettazione che sposti il punto di vista, assumendo il bambino come parametro di riferimento”.

Quale modello di città è auspicabile per la tutela dei più piccoli?
“Una città non più pensata solo per categorie forti. Le proposte di cambiamento urbano dei bambini coincidono con quelle degli esperti e degli scienziati e in particolare degli psicologi, degli ambientalisti, dei sociologi, degli urbanisti, dei pediatri e anche dei giuristi. Difficilmente le proposte degli esperti sono organiche e multidisciplinari come quelle dei bambini. Il progetto “La città dei bambini” nasce a Fano nel maggio 1991, da una idea di Francesco Tonucci, con un preciso intento politico: promuovere il cambiamento del parametro di governo della città, assumendo il bambino al posto dell’adulto, lavoratore, che si sposta in automobile; il progetto chiama i sindaci a cambiare la città attraverso i bambini che assumono un ruolo attivo in questo processo di cambiamento partecipando concretamente al governo e alla progettazione della città e riappropriandosi dello spazio urbano. Io, personalmente, credo molto in questo modello di città, difficile, certo, da attuare, ma unica via che garantisca qualità della vita. Costruire insieme un’idea di città e poi lavorare a questo progetto è la grande sfida”.

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