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“Un domani migliore è possibile”, Franco Di Mare al Liceo Galilei di Piedimonte Matese

Venerdì 19 dicembre in auditurium una rappresentanza di studenti e docenti: confronto sui temi della violenza, della guerra e soprattutto un messaggio di speranza ai giovani: coltivare i propri sogni e credere nel ruolo educativo e formativo della Scuola

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Perché gli italiani non cantano più…? Quanta bellezza è venuta meno nella vita del nostro Paese? E nel cuore della gente?
Sui tanti “perché” si è costruito il dialogo tra il giornalista Franco Di Mare e gli studenti del liceo statale G. Galilei di Piedimonte Matese a partire dal libro Sarò Franco. Manuale di sopravvivenza civile tra disincanto e speranza del giornalista della Rai.

Un momento di approfondimento sui temi di attualità che di Mare tratta nel suo diario al quale gli studenti non sono arrivati impreparati; infatti le classi 5GS e 5BS coordinate dalle docenti di Lettere Roberta Civitillo, Angela Conenna e Daniela Salzillo dopo aver letto il libro e approfondito l’esperienza professionale e umana dello storico inviato Rai, oggi conduttore e scrittore, hanno preparato l’incontro curandone l’introduzione e le domande da cui è scaturito il confronto con l’autore.

“Un’opportunità per i nostri studenti”, il commento della Dirigente Bernarda De Girolamo, “ai quali abbiamo il dovere di offrire occasioni di confronto con qualificati nomi del nostro Paese, con testimoni di legalità e di verità aprendoci ad orizzonti che li sospingano anche fuori dai contesti in cui solitamente crescono e sono educati”.

Gli studenti hanno salutato Di Mare rilanciando il messaggio di speranza che viene dalle sue pagine e cioè che il futuro è migliore di quanto siamo portati a pensare, ispirati anche dalle parole e dalle note della canzone Assaje di Pino Daniele, interpretata da Lina Sastri.

Franco Di Mare ha voluto salutare l’Istituto che lo ha accolto soffermandosi sul ruolo educativo di Scuola e Famiglia, entrambe chiamate a formare e a rispettarsi vicendevolmente. Con severità ha fatto notare come “il passaggio da una società normativa ad una affettiva” abbia incrinato i rapporti tra le due, tanto da indebolire la scuola nel suo valore esclusivo rispetto alla formazione intellettuale ed umana delle giovani generazioni.
“L’atteggiamento cui spesso assistiamo di famiglie contro la Scuola, deresponsabilizza i ragazzi”, e poi rivolgendosi agli studenti l’affettuoso e paterno invito: “La Scuola insieme ai vostri genitori rappresenta l’unico strumento per avere la forza e affrontare i problemi di omani. (…) Incontrare insegnanti bravi e genitori che li comprendono significa trovare spazio nella vita…”.

Poi l’esortazione a mettersi in ricerca dei propri sogni, a dare voce a quel demone interiore (secondo la classica lettura della parola) , ad ascoltare la voce che dal cuore parla e che se coltivata schiarisce la visione del futuro…

Le domande degli studenti a Di Mare
Diverse le domande degli studenti sui temi della violenza, del razzismo, della guerra, della condizione della donna nella società, sul giudizio degli adulti nei confronti dell’universo giovanile, su un’Italia da rilanciare…
Come risposta ai mali denunciati e ai disagi sociali su cui si sono interrogati i ragazzi, Di Mare ha richiamato la necessità di formazione scolastica, di cultura, di libri; ha invitato ad andare controcorrente, ad avere il coraggio di stare dalla parte dei più deboli, ad esercitare capacità di discernimento, a superare l’indifferenza.

Ogni tema calato in uno spaccato di Storia, da parte del giornalista, per ricondurre i ragazzi dai concetti ai fatti, a quelle esperienze che talvolta hanno coinvolto in passato giovanissimi come loro: dalla Shoah alle guerre in Medio Oriente, dalla rivolta di Piazza Tienanmen ai più recenti fatti dei giovani di Honk Kong; dalle ingerenze della Russia, tramite hakeraggio, sulla candidatura di Hillary Clinton alla Casa Bianca…

Visione lucida e pacata dei fatti accompagnata da una forte carica emotiva e dalla speranza, soprattutto sulle vicende italiane del dopoguerra, di fame e povertà, e i successivi tempo della rinascita e del riscatto sociale che conduceva il nostro Paese ad essere tra i migliori sviluppati d’Europa e ad essere membro del G,8 quindi tra i Paesi più industrializzati del Pieneta.

“Quando vedo le difficoltà in cui ci muoviamo – ha spiegao ai giovani in ascolto nell’auditorium dell’Istituto –  io ricordo sempre che noi siamo partiti da là, da quelle povertà; e se ne siamo usciti vuol dire che siamo in grado di riprenderci; abbiamo bisogno di riforme per farlo… (…). All’alto debito pubblico risponde la capacità che gli italiani hanno avuto fino ad ora di risparmiare… Un tesoretto che tuttavia molti genitori stanno erodendo per garantire il meglio ai loro figli lì dove lo Stato non interviene”.

Scossa ai ragazzi con le parole “La vostra Italia è migliore della nostra”. Se l’economia ha rallentato non vuol dire che siamo disperati ma che possiamo riprenderci…”.
Chiudendo poi, non senza richiamare un applauso con le parole: “Tutto è ritrovare la fiducia che avevano i nostri padri che, in canottiera, davanti allo specchio canticchiavano la mattina. Cosa avessero da cantare lo sapevano solo loro, ma canticchiavano perché era viva in loro la speranza che il domani sarebbe stato migliore dell’oggi…”.

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