Di Padre Fabrizio Cristarella Orestano
Comunità Monastica di Ruviano
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Sir 3,2-6.12-14; Sal 127; Col 3, 12-21; Mt 2,13-15.19-23
Possiamo ancora meditare sull’ingresso straordinario del Figlio di Dio nel quotidiano dell’uomo. Il mistero dell’Incarnazione contiene questo evangelo, questa bella notizia: Dio non è estraneo in alcun modo alla storia degli uomini! Vi entra ma non come vorrebbe qualcuno in alcuni deliri “religiosi” o in quelli di segno opposto per propugnare l’ateismo … non vi entra per determinare la storia con azioni da “tappabuchi” e da operatore di continui miracoli che ci facciano saltare la fatica della libertà e della vita.
In Gesù, Dio non è entrato così nella storia! Quelli che vorrebbero che Dio stesse lì ad impedire le stragi, le guerre, le morti, gli incidenti, le malattie, i lager, la fame – e aggiungeteci tutto l’elenco funesto dei dolori del mondo – restano delusi dinanzi all’Incarnazione!
Dov’è Dio? In un bambino braccato con i suoi genitori da un potente che gli vuol fare del male! Dov’è Dio? In un bambino che fugge tra le braccia di genitori terrorizzati mentre attorno a lui si scatena la morte per quei piccoli suoi coetanei di Betlemme! Lo stesso re Erode teme un Dio che possa togliergli il regno, che sia venuto a spezzare le trame di quella storia in cui lui si è ritagliato una bella fetta di potere. Dio però non è venuto per questo … non in modo diretto, per lo meno… I poteri del mondo potranno essere sconfitti ma da uomini che avranno il coraggio di prendere su di sé la logica più profonda dell’Incarnazione: l’ “essere con”, la condivisione, il mettersi dalla parte delle vittime … Gesù, alla fine della sua vita, per questa scelta di non passare mai dalla parte degli oppressori e dei carnefici, salirà sulla croce!
Dio, allora, viene nella storia per essere veramente l’Emmanuele, Dio-con-noi. Con noi fin dalla struttura più elementare della storia e delle relazioni umane, la famiglia.
Questa domenica dopo Natale è dedicata dalla liturgia della Chiesa alla Santa Famiglia di Gesù, di Giuseppe e di Maria; chi legge le mie riflessioni lo sa che non credo molto alla “esemplarità” di questa Santa Famiglia per le nostre famiglie; qui c’è una famiglia in cui il figlio è Dio, il padre ha accolto nella fede la rinunzia ad essere padre e la madre è vergine e ha concepito per opera dello Spirito Santo!
Le loro relazioni – certamente umanissime – non potevano non essere segnate da questa assoluta unicità che essi erano e vivevano. Non è l’esemplarità che bisogna assumere ma quel che invece conta è la percezione che dobbiamo avere di quel mistero dell’Incarnazione che trova terreno in quella Santa Famiglia; percepire la verità dell’Incarnazione ci dice di un quotidiano che Dio in Gesù ha preso su di sé senza sconti, senza pretese, assumendo il negativo che la storia dà e facendosi compagno di ogni fatica, dolore e ingiustizia. La Santa Famiglia, pur nella sua eccezionalità, è totalmente immersa nella storia di tutti i giorni: con Maria e Giuseppe Gesù si fa fuggiasco, migrante, straniero in terra d’altri, si fa preda di paure, assume l’ignoto del domani. A tanti oggi non fa comodo sentir parlare di Gesù come migrante in fuga … tanti ironizzano anche il Santo Padre che ha usato provocatoriamente queste categorie ma sono chiaramente in mala fede perché questa è la verità che l’Evangelo ci presenta: Lui fu fuggiasco, migrante, straniero in terra d’altri … La conoscenza di un Dio così può dare forza e senso alla nostra lotta di riempire il quotidiano di Evangelo, alla nostra lotta per l’umano! È una lotta questa che noi, discepoli di Cristo, possiamo fare “con” Lui, a partire dalla sua umanità, dalla sua compagnia, dalla non estraneità di Dio alle fatiche e alle vicende della storia.
Se è vero che ogni uomo ha il dovere di lottare per l’umano, noi discepoli di Cristo condividiamo con tutti questo dovere ma abbiamo (o dovremmo avere) una forza in più per farlo: l’umanità di Dio!
E allora guardiamo pure a questa Famiglia in cui Dio volle abitare ma per ricordarci che Dio abita la nostra famiglia umana perché ha preso davvero la nostra carne; nell’umana famiglia ha immesso la possibilità di un’umanità nuova che accoglie, ama, condivide, si fa carico dei pesi e delle fatiche degli altri, degli ultimi, dei poveri… Lui, Gesù, ci ha accolti, ci ha amati, ha condiviso, si è fatto carico dei nostri pesi e delle nostre fatiche, si è curato di noi, di noi poveri perché senza speranza, senza futuro, senza senso!
L’umanità nuova è quella tratteggiata dall’autore della Lettera ai cristiani di Colosse nel testo che oggi passa nella liturgia come seconda lettura. È una via di umano che il discepolo può assumere così come l’autore scrive, una via che può essere via di ogni famiglia di cristiani perché via dell’umano. Non ci si faccia impressionare da quell’espressione le mogli stiano sottomesse ai loro mariti … l’autore sta semplicemente chiedendo ai cristiani di non voler cambiare la storia con le rivoluzioni ma immettendo nelle strutture (che possono essere perverse perché maschiliste!) dei principi nuovi che scardino il consueto; contro la logica della sottomissione leva l’amore, la comprensione, il dover cogliere l’irriducibile diversità dell’altro; pensiamo a quando dice: Voi padri non esasperate i vostri figli. Un atteggiamento questo che può essere frutto solo di un dover guardare l’alterità assoluta del figlio con i suoi valori e con il peso delle sue scelte. L’uomo nuovo entra nella storia proprio per la via del’Incarnazione; non una via eclatante ma un ingresso che “smonta” ciò che pare non smontabile; se il Figlio di Dio fece così nascendo in quella debolezza senza sconti, i suoi discepoli cambieranno le strutture mortifere e le relazioni malate immettendovi la logica dell’Evangelo con scelte umili e quotidiane, come quelle che può fare una famiglia che si faccia guidare dall’Evangelo!
È allora il mistero dell’Incarnazione, il mistero totale di Cristo, che può salvare anche le dinamiche familiari, non tanto una mera ed impossibile – a mio avviso – esemplarità! Giuseppe, Maria e Gesù cantano con la loro vita ordinaria e senza esenzioni l’umano in cui Dio ha fatto irruzione, non come vorremmo e ci farebbe comodo, ma per una via umanissima che salva l’umano.