Home Chiesa e Diocesi Azione Cattolica. Camposcuola a Paestum, una “bella storia” vissuta insieme

Azione Cattolica. Camposcuola a Paestum, una “bella storia” vissuta insieme

Dal 2 al 4 gennaio alcuni giovani dell'Azione Cattolica di Alife-Caiazzo, insieme a una rappresentanza della diocesi di Sessa Aurunca si sono ritrovati a Paestum, per il camposcuola invernale

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Ci sono storie che meritano di essere raccontate per fare in modo che la loro bellezza possa generarne altra. Quella che segue è, di sicuro, una di queste. È la storia di un gruppo di giovani e giovanissimi di Azione Cattolica che decide di rinunciare al totale relax delle vacanze natalizie per donare e ricevere il bene più importante che si possa condividere: il tempo. Tempo da dedicare a sé stessi, agli altri e a Dio, nell’ambito di un camposcuola invernale che si pone l’obiettivo di unire due Diocesi in un unico evento. Una collaborazione proposta quasi per scherzo, subito dopo la nomina del vescovo di Sessa Aurunca, mons. Orazio Francesco Piazza di Amministratore apostolico di Alife-Caiazzo. Una vera e propria sfida raccolta con entusiasmo dai rispettivi responsabili di settore, che alla fine si è rivelata una “buona idea”, come canta Niccolò Fabi nel brano diventato inno della tre giorni di Paestum, quelli dal 2 al 4 gennaio scorso.

La testimonanza di Giusy e Roberta
Impossibile negare l’iniziale scetticismo, i dubbi, il naturale timore di aprirsi che spesso accompagna almeno le prime ore di un evento del genere. C’è anche chi confessa di essere partito per stare da solo con sé stesso. Ma “ho visto nei miei compagni di viaggio qualcosa di troppo bello per lasciarmelo sfuggire. Dio c’è, esiste, e guardando loro negli occhi l’ho visto e l’ho amato”, racconta Giusy con disarmante sincerità. Le fa eco Roberta, quando dice di essere sì riuscita a legare con ognuno dei presenti, ma di avere provato un’emozione particolare al sentirsi dire: “Grazie, perché mi tratti come se fossi mia sorella”.

Quei compagni speciali hanno il volto ed il cuore di circa cinquanta fra giovani e giovanissimi provenienti dalle due Diocesi, attivi nelle loro parrocchie e disposti a mettersi in gioco. Accompagnati dai rispettivi assistenti, don Mario Taglialatela e don Pasquale Rubino, si sono confrontati con il Vangelo delle Beatitudini, vera e propria dichiarazione d’amore che Dio rivolge all’intera umanità. Una scelta ben ponderata, perché oggi troppe volte la realtà concreta, il modo di comportarsi e di concepire la vita appare ad una distanza siderale rispetto alle parole che Gesù pronuncia nel Discorso della Montagna, a discapito della felicità vera ed autentica. Ad essa, si è voluto far tendere i giovani. Alcuni sono alla prima esperienza in assoluto.

La parola ad Angelica, Alessandro e Francesco 
Come Angelica che, sorpresa, dice: “Non mi aspettavo di riuscire, in pochissimo tempo, ad aprirmi con persone che fino a qualche giorno fa non conoscevo: non ho sentito il bisogno di usare il cellulare perché stavo davvero bene. Ho trovato una nuova famiglia, inaspettata ma bellissima”. Meravigliato è anche Alessandro, quando afferma di averetrovato una preziosa occasione per ricapitolare alcuni punti della mia vita. Finalmente ho anche avuto il tempo ed il modo per ritornare a contatto con la mia emotività”. Così come Francesco, per il qualeun camposcuola ha sia tempi di spensieratezza che di deserto, momenti di riflessione che oggi è davvero difficile riuscirsi a ritagliare”.

Infine Benedetta, Alessai, Giuseppe e Thomas
Quale futuro dopo un’esperienza del genere è presto detto. Si dicono pronti a mettere in pratica nella quotidianità quanto vissuto a Paestum, Roberta ed Alessandro, con positività e voglia di andare avanti: guardandoli negli occhi, non resta che credere alle loro parole! Brillano di “gioia e stupore per il magnifico disegno di Dio”, la stessa gioia di cui parlano Benedetta ed Alessia e che Giuseppe, uno degli educatori dell’équipe diocesana, mostra quando con entusiasmo consiglia agli assenti: “Non abbiate paura di mettervi in gioco!”, per vivere una vera e propria “opportunità che ritengo fondamentale per il percorso di crescita personale”, aggiunge Thomas.

E, tornando verso casa…
Sulla strada verso casa il loro entusiasmo diventa contagioso, tanto che gli inviti a partecipare si trasformano in auguri a farlo, così da poter vivere “un’esperienza per conoscere e conoscersi, riscoprirsi ed appartenersi, per avere il cuore pieno di sentimenti tanto grandi che sembrano non starci tutti in un cuore solo”, conclude ancora Giusy. Ecco perché alcune storie vanno vissute insieme: certe emozioni e certi sentimenti devono poter riempire tanti cuori per generare altra contagiosa bellezza. Quelle storie non solo meritano di essere raccontate, ma anche di essere rivissute: ora Sessa Aurunca ed Alife-Caiazzo lo sanno. E allora… alla prossima!

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