Home matese moderno contemporaneo Presagi di Shoah anche a Piedimonte d’Alife

Presagi di Shoah anche a Piedimonte d’Alife

3193
0

Matese tra moderno e contemporaneo

Ricerca che volentieri proponiamo al territorio, ma in particolare ai suoi studenti. Ancora una volta il lavoro analitico del prof. Armando Pepe porta in superficie dati e verità utili non solo a ricomporre il mosaico della storia recente o più lontana, ma soprattutto a pensarla inserita nel più grande contesto – in questo caso drammatico – che toccava l’Europa nazifascista.

L’applicazione delle leggi antiebraiche in Piedimonte d’Alife durante il regime fascista

di Armando Pepe

Il manifesto degli «scienziati» razzisti
Fu un duro colpo alla legalità, allo stato di diritto, all’intera umanità, la promulgazione delle leggi antiebraiche, comunemente note come «leggi razziali»; ma soprattutto, «le leggi razziali» nacquero esclusivamente per un atto d’ossequio e di riallineamento del regime fascista alla Germania hitleriana, oppure ebbero motivazioni autoctone? Evidentemente poggiarono su un sostrato (e retaggio) antiebraico già diffuso in Italia, sia pure sotto traccia e latente. Una fase propedeutica alla legislazione discriminatoria nei confronti dei cittadini italiani di ascendenze ebraiche si concretizzò con la redazione del «Manifesto degli scienziati razzisti», pubblicato il 14 luglio 1938 sulla rivista «La difesa della razza», diretta dal giornalista d’origine siciliana Telesio Interlandi, autore del pamphlet Contra Judaeos. Per disposizioni ministeriali, e analogamente a tutti gli altri rappresentanti territoriali del governo, il prefetto di Benevento (della cui provincia faceva parte Piedimonte dopo la soppressione di quella Terra di Lavoro), scrisse a tutti i podestà di «adoperarsi per la diffusione della rivista La difesa della razza» al fine di una maggiore pubblicità.

Il manifesto si sviluppava in dieci punti: 1) le razze umane esistono; 2) esistono grandi razze e piccole razze; 3) il concetto di razza è concetto puramente biologico; 4) la popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà è ariana; 5) è una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici; 6) esiste ormai una pura «razza italiana»; 7) è tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti; 8) è necessario fare una netta distinzione fra i mediterranei d’Europa (occidentali) da una parte e gli orientali e gli africani dall’altra; 9) gli ebrei non appartengono alla razza italiana; 10) i caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in nessun modo.

I dieci scienziati, firmatari del manifesto della razza, furono: Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco, Edoardo Zavattari. L’adesione del professor Pende, tra i dieci il solo vero scienziato di fama mondiale e padre della moderna endocrinologia, ancora oggi lascia stupefatti.

 

Primo Levi, protagonista dei racconti sulla Shoah

L’applicazione delle leggi razziali in Italia
Il manifesto della razza non fu che l’evento prodromico, dato che poco tempo dopo fu promulgato il Regio Decreto Legge 5 settembre 1938, n° 1390, concernente «provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista», che all’articolo 1 prescriveva che «all’ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto; né potranno essere ammesse all’assistentato universitario, né al conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza». Il definitivo esonero dal servizio per gli insegnanti e  i docenti universitari fu attuato  in base al Regio Decreto Legge del 15 novembre 1938, n° 1779, dal titolo «integrazione e coordinamento in unico testo delle norme già emanate per la difesa della razza nella scuola italiana». Solamente in riferimento all’Università di Napoli (attuale Federico II) furono estromessi: Anna Foà, ordinario di Bachicoltura; Ugo Forti, ordinario di Diritto amministrativo; Ezio Levi D’Ancona, ordinario di Filologia Romanza; Donato Ottolenghi, ordinario d’Igiene; mentre all’ex Regio Istituto Superiore Navale (ora Parthenope) perse la cattedra il professor Alessandro Graziani, ordinario di Diritto marittimo pubblico e privato.

Successivamente in base in base al Regio Decreto Legge 17 novembre 1938, n° 1728, recante «provvedimenti per la difesa della razza italiana», secondo l’articolo 20 le amministrazioni degli enti indicate nell’art. 13 (tra cui le amministrazioni civili e militari dello Stato, delle province, dei comuni, delle aziende municipalizzate, degli enti parastatali, delle opere nazionali, delle associazioni sindacali, delle banche d’interesse nazionale, delle imprese private d’assicurazione) dovevano dispensare dal servizio i propri dipendenti appartenenti alla «razza ebraica».

Relativamente a Piedimonte
Agli uffici «anagrafe e stato civile» dei singoli comuni toccò l’onere di censire i cittadini italiani che vantavano ascendenze ebraiche, e il comune di Piedimonte d’Alife non poté sottrarsi al compito, poiché  seguendo un consolidato e usuale iter burocratico le direttive  da Roma erano inviate alle prefetture, che a loro volta diramavano circolari per i comuni. Incidentalmente si ricorda che la prefettura di Benevento dal 1° luglio 1937 al 21 agosto 1939 fu retta dal viceprefetto Guido De Sanctis, dal 21 agosto 1939 al 1° dicembre 1940 dal dottor Salvatore Rosa, dal 1° febbraio 1941 al 15 giugno 1943 dal viceprefetto dottor Francesco Battiati.

Il 22 settembre 1938 dal Regio Provveditorato agli studi di Benevento si palesava ai podestà, agli ispettori scolastici e ai direttori didattici che: «un decreto legge di prossima pubblicazione [Regio Decreto Legge 23 settembre 1938, n° 1630, «istituzione di scuole elementari per fanciulli di razza ebraica] dispone: a) per i fanciulli di razza ebraica sono istituite a spese dello Stato speciali sezioni di scuola elementare in qualunque località ove siano almeno dieci alunni; b) le comunità israelitiche debitamente autorizzate possono mantenere con effetti legali scuole elementari per i fanciulli di razza ebraica. In dette scuole sarà nominato un commissario del Regio provveditore agli studi per gli scrutini e gli esami; c) i programmi di dette scuole saranno uguali a quelli di tutte le altre, eccettuato l’insegnamento della religione cattolica che viene soppresso; d) anche i testi saranno gli stessi. I signori podestà sono pregati di far conoscere a quest’Ufficio a stretto giro di posta se nei rispettivi comuni sorge la necessità dell’istituzione di scuole ebraiche, tenendo presente, nel caso che tale necessità sussista, che dette scuole dovranno funzionare dal 16 ottobre p.v. in locali separati del tutto da quelli destinati ai fanciulli di razza italiana e che qualora ciò non sia possibile le aule destinate allo scopo debbono essere distinte dalle altre ed avere ingresso separato. I signori podestà, i signori regi ispettori scolastici e i signori regi direttori didattici sono pregati di far conoscere agli interessati, sempre nel caso che ne sorga la necessità, che le domande d’iscrizione per gli alunni ebrei vanno rivolte entro il 5 ottobre a quest’Ufficio. Vi si prega di fornire cortesi urgenti comunicazioni in merito a quanto sopra».

Il 24 settembre 1938 il podestà di Piedimonte rispondeva al provveditore agli studi: «mi pregio informarvi che in questo comune non esistono fanciulli di razza ebraica e quindi non occorrono sezioni speciali di scuola elementare».

In margine a un questionario, formulato in applicazione dell’articolo 20 del Regio Decreto Legge 17 novembre 1938 (precedentemente citato) per conoscere le generalità dei dipendenti pubblici, in cui erano previste le seguenti domande:  «cognome e nome del dipendente; data e luogo di nascita; città e ufficio in cui il dipendente presta servizio; qualifica; il padre è di razza ebraica?; la madre è di razza ebraica?; il padre è di nazionalità italiana o straniera?; la madre è di nazionalità italiana o straniera?; se nato da genitori di nazionalità italiana di cui uno solo di razza ebraica: appartiene alla religione ebraica? è comunque iscritto ad una comunità israelitica? ha fatto in qualsiasi altro modo manifestazioni di ebraismo?» il podestà di Piedimonte, duca Filippo Gaetani dell’Aquila d’Aragona, esplicitò che il municipio aveva 37 dipendenti, tra effettivi, avventizi e parziali; tra costoro non risultava nessun impiegato di «razza ebraica».

Dalla sezione provinciale beneventana del «Tiro a segno nazionale», il 18 marzo 1939,  giunse al podestà piedimontese una missiva con la raccomandazione di accertarsi che «tutto il personale dirigente e quello retribuito delle dipendenti sezioni di Tiro a segno sia esclusivamente di razza ariana pura». Gli iscritti alla sezione di Tiro a segno nel comune di Piedimonte erano: Giuseppantonio Brisotti, Luigi Costantini, Fiore De Lucia, Antonio Ferrazza, Enzo Gaetani, Guglielmo Grillo, Salvatore Luponio, Luigi Marro e Domenico Marsella; nessuno di loro apparteneva alla «razza ebraica».

Da Benevento, l’avvocato Giovanni Santosuosso, vicepresidente del Consiglio provinciale delle corporazioni, il 14 novembre 1940 comunicava ai podestà che «secondo le direttive impartite dalla competente Direzione Generale demografia e razza presso il Ministero dell’Interno gli ebrei non possono: a) esercitare il mediatorato, b) essere inclusi nell’albo degli esportatori di prodotti ortofrutticoli, c) esercitare la vendita di libri scolastici».

Nel fascicolo «razza ebraica» dell’archivio comunale presso la biblioteca Aurora Sanseverino di Piedimonte Matese si possono rinvenire alcune istanze tendenti a conoscere le generalità di uomini e donne che, a partire dalle decorrenza delle leggi razziali, cercavano lavoro o erano impiegati nella pubblica amministrazione e/o frequentavano istituti d’istruzione di qualsiasi grado; ad esempio, Pasquale Altobelli, capo dei vigili urbani di Piedimonte, il 22 ottobre 1938 certificava che Caterina Fiore «non appartiene a famiglia ebraica»; risposte negative si riscontrarono pure in merito alle generalità di Emilio Polverino, Elisa Villa e della professoressa Evelina Giordano. Su quest’ultimo caso, il podestà Gaetani, dovendo dare un responso al preside del Regio Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri «Pietro Cuppari» di Jesi, dove la professoressa Giordano evidentemente insegnava, il 24 novembre 1938 scrisse: «in riferimento alla nota contro-distinta mi pregio comunicarle che la signorina Evelina Giordano non risulta di razza non italiana né di quella ebraica». Il linguaggio burocratico può anche apparirci non cristallino, poco limpido o addirittura criptico, ma queste furono le premesse per la Shoah, impressionante nella sua disumana chiarezza.

Fonte, riferimenti bibliografici e links:
Piedimonte Matese, Biblioteca Comunale «Aurora Sanseverino», Archivio Comunale, busta «Titolo XI, classe 3, 1A», fascicolo «razza ebraica»;

Annalisa Capristo, Giorgio Fabre, Michele Sarfatti, Adriano Prosperi, Il registro. La cacciata degli ebrei dallo Stato italiano nei protocolli della Corte dei conti 1938-1943, Bologna, Il mulino 2018;

Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi 1997 (1965);

Giorgio Israel,  Il fascismo e la razza. La scienza italiana e le politiche razziali del regime, Bologna, Il mulino 2010;

Ariel Toaff, Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali, Bologna,  Il mulino 2007;

Franco Cuomo, I dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il Manifesto della razza, Milano, Baldini Castoldi Dalai 2005;

Fabio Isman, Liliana Segre, 1938, l’Italia razzista. I documenti della persecuzione contro gli ebrei, Bologna, Il mulino 2018;

Giampiero Mughini, A via della Mercede c’era un razzista. Lo strano caso di Telesio Interlandi, Venezia, Marsilio 2019;

Mario Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del Regno d’Italia, Roma, Bulzoni 1978;

Michele Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, Torino, Einaudi 2018 (2000);

Michele Sarfatti, Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell’elaborazione delle leggi del 1938, Torino,  Zamorani, 2017 (1994);

http://www.cdec.it/ (Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), Milano;

http://www.governo.it/sites/governo.it/files/leggi_antiebraiche_38_43.pdf

Ringrazio la dottoressa Maria Laura Leonetti della Biblioteca comunale Aurora Sanseverino di Piedimonte Matese per la squisita gentilezza.

 

 

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.