Home matese moderno contemporaneo La Storia non finisce con un “voltar pagina”. I fatti della Chiesa...

La Storia non finisce con un “voltar pagina”. I fatti della Chiesa di Alife negli archivi del Vaticano

2273
0

La Storia non smette di svelarci sfumature e verità che ci appartengono ma di cui perdiamo facilmente coscienza nel tempo.
Quanti abitanti contava Alife nel 1673? Soltanto 560… Città “diroccata e quasi estinta”.

E quante chiese e quante proprietà appartenevano all’insigne collegiata di Santa Maria Maggiore? Tante, tantissime…
La ricerca di Armando Pepe questa volta ci porta negli archivi segreti del Vaticano tra le carte della relazione ad limina Apostolorum del vescovo di Alife Domenico Caracciolo.
Una lunga e interessante lettura per capire dapprima cosa fosse (e cosa è ancora oggi) una visita ad limina, e poi per pesare il valore artistico dei numerosi edifici sacri e il peso che la religiosità potesse avere tra la popolazione. Torna a farsi largo il peso di un archivio, memoria di cronaca, valori, e spesso risposta inaspettata a domande rimaste per secoli in attesa dell’ultima parola

Archivio della Basilica di Santa Maria Maggiore

1673. L’ultima relazione ad limina Apostolorum di monsignor Domenico Caracciolo, vescovo di Alife

di Armando Pepe

 Il 20 dicembre 1585, con la costituzione Romanus Pontifex, papa Sisto V introdusse il precetto delle visite ad limina Apostolorum. Alle visite erano tenuti tutti i vescovi residenziali che, ogni triennio a cominciare dal 1587, dovevano recarsi a  Roma ad veneranda limina Apostolorum e a consegnare una relazione scritta circa lo stato della propria diocesi, che veniva esaminata dalla Sacra Congregazione del Concilio, e conservata nel suo archivio, divenuto nel tempo un’inesauribile fonte di risorse documentarie. Infatti, l’esame della relazione, previa costituzione Immensi aeterni Dei, promulgata da papa Sisto V il 22 gennaio 1588, fu demandato alla Congregazione del Concilio. Le relazioni dunque, rinvenibili presso l’Archivio Segreto Vaticano, permettono, in una prospettiva diacronica, una migliore comprensione della Chiesa locale e del territorio in cui essa opera. Come nota Gaetano Nicastro «della utilizzazione delle relazioni si è talvolta esagerata l’importanza, considerandole fonte primaria per la ricostruzione della storia della Chiesa, per giungere talaltra ad una loro completa svalutazione, a causa dei limiti derivanti dal loro stesso carattere di ufficialità. È certo, però, che le relazioni, per quanto non tutte di uguale estensione e pregio, contengono una notevole quantità di dati, non solo sulla vita interna delle Chiese locali, ma altresì sulle loro risposte alle sfide della società. Oltre alle notizie erudite, dalle stesse possono essere tratte notizie, talvolta ampie, circa i grandi fenomeni sociali».  Conglobare l’enorme mole di dati che le relazioni offrono porta alla necessaria conseguenza che le informazioni possono e vogliono essere libere poiché, come nota brillantemente Yuval Noah Harari, «la libertà delle informazioni non è data agli umani, è data alle informazioni».

1673
La chiesa cattedrale alifana, sotto il titolo dell’Assunzione, è costruita in una città di pianura, vicino al fiume Volturno, circondata in quadrato da antiche mura; Alife adesso è diroccata e quasi estinta, e ormai ridotta a 66 fuochi e 560 anime, popolazione composta da gente del luogo e forestieri. La cattedrale è retta da undici canonici, di cui il primo è arcidiacono, il secondo primicerio, il terzo canonico curato, gli altri canonici semplici; vi sono inoltre un sacerdote e sei chierici. La cura delle anime, cui prima assolveva esclusivamente il vescovo, adesso è praticata da un canonico sacerdote destinato a ciò in perpetuo, mediante un decreto della Sacra Congregazione del Concilio. La cattedrale, nel sottosuolo, ingloba un’altra chiesa nel cui altare, per antica tradizione, si dice vi sia il corpo di San Sisto papa e martire, patrono e protettore di Alife. Inoltre, dalla parte destra della cattedrale, vicino al campanile, c’è la piccola chiesa di Santa Lucia, ove i canonici sono soliti adunarsi in tempi prestabiliti. Nella cattedrale ci sono le confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario e, per di più, il beneficio semplice di San Vincenzo e il beneficio di San Leonardo, della famiglia de Balisi.

In Alife vi sono le chiese: a) di Santa Caterina, con la confraternita di Santa Lucia; b) di San Francesco, con la confraternita del Gesù; c) di Santa Maria Maddalena; d) Abbazia della famiglia Gargaglia.
Fuori le mura di Alife ci sono le chiese di: a) Santa Maria delle Grazie; b) Santa Maria delle Vergini, con beneficio di giuspatronato; c) San Giovanni Gerosolimitano, dell’omonimo ordine religioso.

La diocesi alifana contiene le sottoscritte terre, tra le quali insigne è la terra di Piedimonte, che ha tre collegiate: a) quella insigne di Santa Maria Maggiore, chiesa matrice; b) Santa Croce di Castello; c) Santissima Annunziata; in queste collegiate la cura delle anime è assolta lodevolmente.

L’insigne collegiata di Santa Maria Maggiore ha circa 1980 anime, è governata da 12 canonici, dei quali uno è arciprete; annualmente la cura delle anime vi è svolta da due canonici mediante approvazione episcopale; inoltre ha 16 sacerdoti, 2 suddiaconi, 29 chierici. In essa esistono le confraternite: a) del Santissimo Rosario; b) di Santa Maria Occorrevole; c) Santa Maria di Costantinopoli; d) del Nome di Gesù; e) di San Rocco; f) Santa Maria del Monte Carmelo. Il tesoro delle reliquie ha: a) il corpo di San Marciano martire; b) testa e braccia di Santa Vittoria martire; c) una scapola di Santa Silvia martire; d) una scapola di Santa Giusta martire; e) una scapola di San Claudio martire; f) una scapola di San Gioacchino martire; g) una scapola di Sant’Eliseo martire; h) parte del capo di San Marcellino, dichiarato protettore e patrono della stessa terra di Piedimonte dalla Sacra Congregazione del Concilio. Entro i limiti di questa collegiata esistono: a) il monastero delle monache del Santissimo Salvatore, fondato circa 900 anni fa (come dicono), sotto la regola di San Benedetto, che ha 46 religiose, oltre le novizie, le educande e le serve; b) il convento di San Tommaso d’Aquino, ove risiedono 19 padri e c’è un noviziato; vi si insegnano filosofia e teologia morale; c) convento di Santa Maria del Monte Carmelo, ove risiedono dieci frati, in parte sacerdoti, in parte laici; d) il convento dei cappuccini, ove abitano circa 18 frati. Entro i limiti della predetta collegiata, inoltre, ci sono le chiese di: a) San Giovanni; b) San Benedetto; c) San Nicola; d) Santa Maria Occorrevole; e) San Rocco; f) San Sebastiano; g) Nunziatella, con un ospedale per poveri e pellegrini; h) Sant’Antonio di Padova; i) San Marcello; l) San Sebastiano minore; m) Santa Maria di Costantinopoli; n) San Paolo; o) Santa Lucia. Nelle quali chiese ci sono i seguenti benefici: a) beneficio, di giuspatronato, della Nunziatella; b) beneficio, di giuspatronato, di San Paolo; c) beneficio, di giuspatronato, di San Sebastiano; d) beneficio di giuspatronato sull’altare della Santa Croce nella chiesa delle monache presso la piazza del mercato; e) nella predetta chiesa inoltre esiste un beneficio di giuspatronato della famiglia de Benedictis; f) beneficio, di giuspatronato, di San Casimiro; g) beneficio semplice nella chiesa di Santa Lucia; h) beneficio semplice nella chiesa di San Sebastiano minore; i) beneficio semplice nella chiesa di San Marcello.

Castello del Matese, chiesa di Santa Croce

La collegiata della Santa Croce in Castello è retta da sei canonici, dei quali due assolvono la cura delle anime; nella predetta collegiata, che annovera 870 anime, ci sono pure sei sacerdoti, un diacono, un suddiacono e tredici chierici. Nella stessa collegiata ci sono tre confraternite: a) del Santissimo Corpo di Cristo; b) del Santissimo Rosario; c) di Santa Maria Occorrevole. In Castello ci sono inoltre le chiese di: a) Santo Spirito, di beneficio semplice; b) San Sebastiano, di beneficio semplice; c) Sant’Antonio, di beneficio di giuspatronato della chiesa della Congregazione delle anime del Purgatorio e di tutte le Grazie. C’è pure un Seminario, già diroccato e dismesso a causa della peste ma per volontà del Vescovo nuovamente ricostruito, in cui si trova un maestro che educa e istruisce 12 discepoli gratuitamente, dato che le spese sono a carico del Seminario.

La collegiata della Santissima Annunziata è retta similmente da sei canonici; ha circa 1250 anime, undici sacerdoti e 28 chierici; vi si trovano le confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e della Santissima Annunziata. Nei propri confini annovera: a) il monastero delle monache sotto la regola di San Benedetto, con 13 religiose, oltre a novizie, educande e serve; b) il monastero dei Celestini, sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie, ove risiedono sei padri. Ci sono pure: a) il beneficio semplice della Santissima Annunziatella; b) la cappella, di giuspatronato, di Sant’Antonio di Padova; c) la chiesa, di giuspatronato, di Gesù e Maria. La confraternita della Santissima Annunziata a proprie spese mantiene un ospedale per gli infermi.

Il casale di San Potito ha una chiesa matrice, che ingloba circa 422 anime, un parroco, sei chierici e quattro sacerdoti; di quest’ultimi uno è cappellano della chiesa dell’Ascensione (comprendente il beneficio semplice di San Cassiano), costruita a spese dell’Università. Nella chiesa matrice si trovano le confraternite del Santissimo Sacramento e del Santissimo Rosario.

Il casale di San Gregorio ha una chiesa parrocchiale, con circa 290 anime, un parroco e un suddiacono.

La terra di Prata, in cui si trovano la chiesa matrice di Santa Maria delle Grazie e l’Abbazia di San Pancrazio, ha 460 anime, sette sacerdoti e sei chierici; nella chiesa matrice c’è la confraternita di Santa Maria delle Grazie o della Misericordia. In Prata, a non poca distanza dall’abitato, c’è l’antico monastero di San Francesco dei Minori osservanti, ove risiedono otto frati. Per di più ci sono: a) la chiesa di Sant’Agostino, una volta appartenente al monastero dell’ordine degli Eremitani di Sant’Agostino, che ora è retta dai preti di questa terra; b) la chiesa di San Sebastiano, di giuspatronato; c) la chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo, di giuspatronato; d) la chiesa della Santissima Annunziata, di giuspatronato; e) la chiesa della Santa Croce, di giuspatronato; f) la confraternita di San Nicola.

Pratella, che ha una chiesa parrocchiale sotto il titolo di San Nicola, comprende 166 anime, un parroco, due sacerdoti, due chierici, le confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario, un ospedale per pellegrini.

La terra di Valle di Prata ha una chiesa arcipretale e 510 anime, cinque sacerdoti, tre chierici e un suddiacono, con le confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario; oltre a ciò ha: a) la chiesa della Santissima Annunciazione, con confraternita del medesimo titolo; b) il beneficio, di giuspatronato, di San Vito; c) il beneficio di San Nicola, anche di giuspatronato; d) i benefici semplici di Sant’Antonio e Santa Caterina.

La terra di Sant’Angelo ha tre parrocchie, ovvero Santa Maria della Valle, San Bartolomeo e San Nicola; soltanto la prima è retta da un arciprete, le altre invece da parroci. La chiesa di Santa Maria della Valle ha 660 anime, 6 chierici e 13 sacerdoti, dei quali cinque sono senescenti, uno concubino, due paralitici e di conseguenza inabili al servizio divino. Qui soltanto un chierico, di nome Michelangelo Girardi, è abile a servire, e per tal motivo la suddetta parrocchia patisce un inenarrabile detrimento; in tutte le sacre funzioni e nelle processioni sono le persone laiche a portare la Croce, il turibolo, l’aspersorio e a prendere il posto dei chierici; soprattutto poi c’è il marchese di Pietravairano, di nome Francesco Grimaldi, che non permette a nessuno d’indossare l’abito talare; per tal ragione il sottoscritto Vescovo umilmente supplica Vostra Santità affinché possa trovare un opportuno rimedio. A Sant’Angelo ci sono anche: a) la chiesa della Santissima Annunziata, unita alla chiesa parrocchiale di Santa Maria di Porta Paradiso, la quale è di giuspatronato della famiglia Girardi; le confraternite del Santissimo Sacramento e del Monte dei Morti, con due benefici di giuspatronato.

Raviscanina, borgo della predetta terra di Sant’Angelo, ha la parrocchia della Santa Croce, con 370 anime, otto sacerdoti e un chierico, il quale non è adatto a servire in chiesa poiché ha 39 anni; perciò la predetta parrocchia nel servizio divino moltissimo patisce, soprattutto per le già menzionate frizioni con il marchese di Pietravairano, utile signore di questa terra, il quale impedisce ai padri di famiglia, carcerandoli o terrorizzandoli, che i loro figli indossino l’abito clericale; al riguardo si supplica Vostra Santità per un opportuno rimedio. A Raviscanina vi sono inoltre: a) la chiesa della Santissima Annunziata, di giuspatronato, con le confraternite del Santissimo Rosario, della Pietà e del Monte dei Morti; b) beneficio di giuspatronato, sotto il titolo di Sant’Antonio di Vienne; c) beneficio di Santa Maria di Costantinopoli, di giuspatronato; d) beneficio, di giuspatronato, di San Giacomo, con confraternita del Santissimo Sacramento; e) beneficio di Santa Maria del Monte Carmelo, di giuspatronato; f) beneficio della famiglia de Antonellis.

Ailano ha una chiesa arcipretale, sotto il titolo di San Giovanni Evangelista, con 900 anime, otto sacerdoti, due chierici, le confraternite del Santissimo Corpo di Cristo e del Santissimo Rosario. Vi si trovano inoltre: a) il beneficio, di giuspatronato, di Santa Maria di Loreto; b) beneficio, di giuspatronato, sotto il titolo della Purificazione; c) beneficio di Santa Maria di Altopede, similmente di giuspatronato; d) beneficio di Sant’Antonio di Padova.

Letino ha 820 anime e una chiesa matrice, sotto il titolo di San Giovanni Battista, la quale è retta da un arciprete e dato che è ricettizia vi sono ascritti pure 18 sacerdoti e 6 chierici; in essa vi sono le confraternite del Santissimo Rosario e del Santissimo Sacramento. Letino ha pure le chiese: a) di Santa Maria di Castello; b) di Santa Margherita; c) di Santa Maria del Perrone; d) di San Biagio; e) di Sant’Antonio; f) di San Giacomo. Vi è inoltre un ospedale per i poveri e i viandanti.

Ai confini di detta Diocesi si trova il casale di Calvisi, di circa 130 anime, con la chiesa parrocchiale di Santa Maria di Monte Carmelo, dove sta la confraternita del Santissimo Sacramento. Il 9 aprile 1673, domenica in Albis, fu celebrato il sinodo diocesano all’interno della cattedrale, dopo aver raccolto l’intero clero ed aver ascoltato l’orazione del reverendo frate carmelitano Elia Mainolfi.

Nello stesso mese fu compiuta nell’intera Diocesi la santa visita, in cui si presero provvedimenti su molte cose e segnatamente sull’economia delle chiese e delle cappelle. Non avendo più nulla da riferire, in segno del mio eterno ossequio e perpetua riverenza bacio i piedi di Sua Santità, pregando Dio con tutte le forze che La mantenga a lungo incolume.

Piedimonte,  12 maggio 1673
Umilissimo servo Domenico Caracciolo Vescovo Alifano

Fonte e bibliografia:  

Archivum Secretum Vaticanum, Congr. Concilio, Relat. Dioec. 32 A, da  134r.- 137r.

Yuval Noah Harari, Homo deus. Breve storia del futuro, Milano, Bompiani 2018, p. 468.

Gaetano Nicastro, La Sicilia occidentale nelle relazioni ad limina dei vescovi della Chiesa mazarese (1590-1693), Mazara del Vallo, Istituto per la storia della Chiesa mazarese 1988, pp. 14- 15.

Armando Pepe, Le relazioni ad limina dei vescovi della diocesi di Alife (1664 – 1773), Lecce, Youcanprint 2019.

P.S. L’Archivio Segreto Vaticano, dal 1° gennaio 2020, ha cambiato nome in Archivio Apostolico Vaticano.

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.