L’Italia in queste ore si allerta intorno al Coronavirus per i casi accertati in Lombardia; massima attenzione e restrizioni per i cittadini di Codogno, Castiglione e Casalpusterlengo: il primo ad essere infettato e in gravi condizioni è un 38enne venuto in contatto con un collega di ritorno dalla Cina. Ora si cerca un luogo per la quarantena di oltre 250 persone da tenere sotto controllo.
Abbiamo raggiunto, tramite Facebook, Rosa Riccio di Piedimonte Matese che vive a Macao insieme al fidanzato: “È stato terribile, ma la situazione sta ritornando alla normalità. Il Governo ha fatto molta prevenzione”.
Rosa Riccio è una giovane matesina, tra i tanti che ha fatto la valigia arrivando molto lontano, fin nella regione cinese di Macao.
Una sua foto postata su facebook insieme al fidanzato per dire “stiamo bene” ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo.
È lì da qualche anno, dove dove ha trovato lavoro come insegnante di inglese ai bambini in un centro di educazione pomeridiano, in cui dopo l’orario scolastico si impartiscono lezioni in lingua straniera. Rosa ha deciso di partire per stare accanto al fidanzato che lavora nel noto hotel italiano Grand Lisboa.
Le abbiamo rivolto qualche domanda per capire qualcosa in più sul “clima” che si respira dall’altra parte del mondo, e per entrare nella normalità della vita che tante volte sfugge ai racconti istituzionali, piuttosto concentrati (e giustamente) sui bilanci del Coronavirus, sui contagi, sulle precauzioni.
“È stata una situazione assurda, brutta da vivere. Macao conta 630mila abitanti e i casi di coronavirus accertati sono stati 10, di cui 7 di Wuhan, persone che si sono trovate lì per il capodanno cinese.
Il primo caso è stato accertato il 23 gennaio. La popolazione già in quel caso aveva iniziato a limitare le uscite, mentre il governo ha consigliato di non frequentare luoghi affollati vietando l’ingresso ai cittadini di Wuhan e della provincia di Hebei.
Sono stati contattati tutti i cittadini di Wuhan presenti a Macao, e messi davanti ad una scelta: o la quarantena in un luogo stabilito dal governo macanese, o il rientro a Wuhan. Questo ha permesso di individuare nuovi contagiati”.
Situazione apparentemente normale, facile da controllare fino a quando.
“Il panico si è creato il 3 febbraio, perché una donna locale ed una sua nipote, da ritorno di un viaggio nella Cina continentale sono risultate contagiate dal coronavirus. Da quel momento il governo ha preso delle misure precauzionali senza precedenti. Chiusura di casinò, di uffici pubblici parchi, scuole, dimezzati i collegamenti con la Cina continentale ed Hong Kong, dimezzati i mezzi pubblici. Praticamente isolati. Molti hotel vista la situazione hanno preferito chiudere, altri hanno continuato a lavorare, ovviamente con personale ridotto; la maggior parte dei ristoranti ha chiuso, la città completamente vuota mentre si susseguivano gli inviti del governo a rimanere in casa”.
Niente lavoro, negozi chiusi, relazioni limitate, economia completamente ferma. Come si risveglierà Macao?
“Il Governo di Macao è stato molto vicino alla popolazione. Ad esempio, le persone che vivono nelle case del governo non pagheremo l’affitto per i prossimi 3 mesi; fino a maggio nessuno pagherà le bollette di luce ed acqua; saranno dati incentivi alle piccole e medie imprese fin quando la situazione non tornerà normale. Ogni cittadino macanese riceverà un buono di 300 euro da spendere a favore delle piccole imprese in modo da sostenerne la ripresa.”
La Regione di Macao tuttavia non ha subito il numero elevato di contagi, vuol dire che si spera e si pensa di tornare preso alla normalità?
“Da lunedì ha riaperto qualche ufficio pubblico, ovviamente si entra solo con certificato medico, mascherina e dopo aver misurato la temperatura corporea. Così come hanno riaperto 29 casinò su 41, ma non tutti i tavoli da gioco sono operativi. Di nuovo accessibili i parchi pubblici seppur con qualche restrizione. Macao è riuscita a controllare quanto più possibile la situazione, facendo anche in modo che ogni cittadino avesse le mascherine da indossare, perché era obbligatorio indossarle. Il sistema di prevenzione messo in campo ha funzionato benissimo. Ogni lavoratore a contatto con il pubblico è stato sottoposto a rigidi controlli”.
Rosa ci rassicura anche sulle scorte alimentari: “I supermercati sempre forniti, l’unica cosa che mancava erano i disinfettanti per le mani, ma io avevo una buona scorta, lavorando con i bambini, ne avevo sempre con me”.
A Rosa auguriamo buon lavoro dall’altra parte del mondo, ma soprattutto “rimani italiana, anzi matesina!” lì dove non stai facendo mancare sorriso, entusiasmo, la discrezione e la semplicità che ti caratterizzano. Ci fa piacere soprattutto che nella zona in cui si è rasferita, le condizioni di salute stiano migliorando.