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Al tempo del Coronavirus, sorprendersi nel silenzio

Tenersi a distanza per tenere in vita l'Italia: l'impegno faticoso che ci salverà e ci unirà. E nel frattempo cresce il silenzio per le strade; matura un tempo diverso per se stessi: è l'occasione per guardarsi allo specchio...

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Giovanna Corsale – È il 21 febbraio 2020 quando i media nazionali ci danno la notizia del primo caso accertato di Coronavirus in Italia, per la precisione a Codogno, in provincia di Lodi: si tratta di un 38enne risultato positivo al test. Analisi e contro analisi portano il giovane del Lodigiano al ricovero in terapia intensiva. In pochissime ore l’attenzione nazionale e mondiale si concentra tutta sul microscopico organismo che gli scienziati battezzano col nome di Covid-19. In breve tempo la minuscola e invisibile particella finisce nell’occhio del ciclone e ogni cosa, anche i gesti che accompagnano il nostro quotidiano, diventa insignificante di fronte alla paura di essere raggiunti dalla insidiosa particella.
La preoccupazione legata al fatto, presto confermato, che l’Italia stia per essere interessata da un’epidemia senza precedenti si fa opprimente. Per i governanti è il momento di intervenire: dall’individuazione delle zone epicentro del contagio alla “chiusura” tra Nord e Sud il passo è molto breve. L’Italia si divide a metà e una diffidenza tutt’altro che timida comincia a serpeggiare nei confronti di chi è di ritorno dalle regioni del focolaio. Il Covid-19 però è più imprevedibile di quello che si pensi e, nel giro di ore, si registrano i primi casi anche in diverse località del Meridione.

E ora, di chi dobbiamo avere timore? È davvero poi così giusto guardare di sbieco chi ci passa accanto perché si tema possa aver contratto il virus in qualche parte del mondo? Certo, l’essere umano non perde occasione per mettere a nudo la sua piccola statura morale, ma tutto ha un limite. Stavolta il limite si riduce a un imperativo categorico uguale per tutti: “Restate a casa!”. L’isolamento nelle proprie abitazioni è la principale raccomandazione trasmessa dalla Sanità mondiale e dalla Politica. Trascorrere intere giornate di questo marzo sfortunato tra le mura domestiche rappresenta la “misura” più efficace per far sì che il Coronavirus rallenti la sua corsa, e permettere ai medici e chi è impegnato in prima linea in questa nuova sfida di operare in sicurezza nella gestione della malattia.

Abbiamo “preso le distanze” dal mondo esterno, dai nostri colleghi di lavoro, dalle chiese, dai luoghi di divertimento, non solo perché abbiamo a cuore la salute di chi ci è prossimo, ma perché il nostro dovere è “proteggere l’Italia”. Questa distanza fisica che ormai caratterizza le nostre giornate ci investe tuttavia di una facoltà straordinaria, di cui proprio ora, mentre il virus continua a farsi conoscere anche nel resto del Pianeta, possiamo prendere coscienza: il silenzio.

Nel silenzio di giornate che appaiono tutte uguali e più lunghe del solito è bello riscoprire il valore del prossimo, scorgere la timidezza di un sole che sa di primavera, apprezzare l’importanza di un affetto lontano. E nel silenzio si annullano le stupide velleità che spingono a divisioni e odio, i gesti infimi dettati dalla superbia, i rancori. Tutto ciò che è superfluo si azzera nel silenzio, per lasciare spazio a quelle cose e quei comportamenti che la frenesia giornaliera ci aveva fatto dimenticare.
Allora, perché non lasciarsi sorprendere dal silenzio e cercare in esso la forza per far “risorgere” le nostre vite e il nostro Belpaese?

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