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Mons. Dondeo, seppe “condividere ogni tormento ed ogni sofferenza del nostro popolo”

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Matese tra moderno e contemporaneo

Questa settimana, la nostra rubrica Matese tra moderno e contemporaneo ci porta indietro di pochi decenni, agli anni del ministero episcopale di Mons. Viriginio Dondeo nella diocesi di Alife: sfoglieremo le pagine di un’edizione speciale de L’eco della Diocesi in cui, con il contributo di chi stese le righie di quelle pagine, scopriremo qualcosa in più di questo Pastore. 
Lo facciamo oggi, nella festa di San Giuseppe, ricordando come la sua, anche la paternità spirituale dei Vescovi che hanno guidato la chiesa locale lungo i secoli e dato un contributo alal crescita, in umanità, in fede, e in cultura, della nostra gente. 
Un sentito ‘grazie’ anche questa volta ad Armando Pepe, curatore della rubrica, per le sue ricerche attente e sempre nuove. 

Il commiato di monsignor Virginio Dondeo dalla Diocesi di Alife

di Armando Pepe

Il lungo addio
Nel 1961 monsignor Virginio Dondeo, obbedendo alla volontà di papa Giovanni XXII, lasciò Piedimonte per andare a dirigere la diocesi di Orvieto. Era molto legato alla nostra città, ove aveva svolto una incessante attività pastorale, fungendo da sprone, con un raro ottimismo della volontà.

Per l’occasione a Piedimonte fu stampato un numero speciale, di saluto e di commiato, del periodico «L’Eco della Diocesi», dedicato a Sua Eccellenza Virginio Dondeo, il quale scrisse un articolo di fondo, intriso di ricordi e speranze: «Quando otto anni fa [1953] giunsi come vostro Vescovo a Piedimonte, la città era in condizioni di grave depressione economica con riflesso dannoso sulla vita morale e spirituale. E la intera Diocesi risentiva della situazione precaria di Piedimonte. Rendendomi conto di questo fatto, per quanto era nelle mie possibilità, ho favorito e incoraggiato lo slancio fattivo di autorità e cittadini benemeriti per far progredire sul piano economico e civile le popolazioni. Del buon cammino si è fatto e, con la grazia di Dio, un progresso si è compiuto. Debbo rendere atto di questo per ringraziarvi della stima e dell’affetto di cui mi avete circondato e della corrispondenza, generalmente pronta e filiale, alle disposizioni date, anche se, talvolta, contrastavano qualche consuetudine o tradizione locale (p.1)».

L’operosità di monsignor Dondeo
Emulo di quell’operosità clericale di matrice borromaica, monsignor Dondeo fu tenace propulsore di tante e tante iniziative, non solo religiose ma anche culturali e, in senso lato, di crescita civile. Si era adoperato, con ogni energia, per la ricostituzione del cotonificio (vedi Clarus, 5 dicembre 2019), aveva favorito l’insediamento a Piedimonte delle suore Canossiane e l’istituto magistrale, dove hanno studiato intere generazioni di insegnanti di scuola primaria e secondaria.

Il numero speciale de “L’eco della Diocesi”
Nel periodico uscito per la circostanza si possono rinvenire testimonianze e interessanti articoli che aiutano a farci comprendere, in presa diretta, ciò che di saliente aveva fatto monsignor Dondeo durante gli otto lunghi anni trascorsi a Piedimonte.«20 settembre 1953. Sono le ore 19:30. Ci troviamo nella piazza Roma di Piedimonte d’Alife, ove fra poco avremo il piacere di assistere al solenne ingresso del nuovo vescovo della Diocesi, Sua Eccellenza monsignor Virginio Dondeo, da Cremona. Lo spettacolo è veramente imponente. Gremiti fino all’inverosimile i balconi, ove ricchi drappi e lampade multicolori creano un’atmosfera solenne e festosa. Potenti riflettori della Fotocelere militare inondano di luce tutta la piazza, anche il campanile di San Pasquale è illuminato a giorno. Oltre a folti reparti di Artiglieria, notiamo un nucleo di Carabinieri in grande uniforme. Una banda militare esegue delle marce sinfoniche. Sulla cassa armonica è stato eretto un grande palco. Notiamo un bagliore di fuochi artificiali, ci riferiscono che si tratta dell’artistico simulato incendio dei Magazzini del Popolo, il cui proprietario Luigi Rossi intende così esprimere la propria esultanza. Il corteo avanza solenne verso il palco d’onore. Sua Eccellenza Dondeo, indossando i sacri paludamenti episcopali, benedice commosso la folla che applaude con entusiasmo. Notiamo alla sinistra dell’augusto presule Sua Eccellenza Giacinto Bosco, sottosegretario alla Difesa, il prof. Giovanni Caso, il sindaco di Piedimonte l’avvocato Vincenzo Cappello. Insieme al vescovo sono giunti da Cremona numerosi cittadini, fra i quali il sindaco prof. Giovanni Lombardi. Ecco che il Vescovo, insieme alle autorità religiose e civili, prende posto sul palco, mentre monsignor Don Lucio Ferritto attende che cessino gli applausi per poter pronunciare il saluto augurale al novello Pastore (p.4)».

Tre articoli
Degni di nota sono tre articoli, che affrontano diversi punti dell’azione pastorale di monsignor Dondeo, scritti da persone che vivevano la fede con sincerità, interpretandola perché avesse dei risvolti sociali: Maria Antonietta Malatesta, Giampaolo Liberatore e Vincenzo Leone.

Maria Antonietta Malatesta, a  proposito delle otto lettere pastorali di monsignor Dondeo, scrisse: «Uno dei problemi che maggiormente ha tormentato l’anima del Vescovo è stato quello di ricondurre il sacrificio della Messa al centro del culto e della vita spirituale (lettera pastorale del 1956). La Parrocchia è la cellula del corpo mistico di Cristo (lettera pastorale del 1958). I genitori, nella netta convinzione della famiglia come cellula educatrice, sono richiamati al grande dovere della educazione religiosa dei figliuoli (lettera pastorale del 1959). Sarebbe lungo e difficile illustrare quanto Sua Eccellenza monsignor Dondeo ha insegnato in questi otto anni. Le continue citazioni bibliche, dei Padri della Chiesa, dei Papi, ed i continui richiami alla cultura profana (dai pedagogisti ai poeti, dagli scienziati ai filosofi) sono la manifestazione più evidente della cultura di un Vescovo dottore e umanista insieme (p.6)». Più poetico era l’articolo di Giampaolo Liberatore, avendo per titolo «La sua vita non è stata che un dono», in cui si ricordava l’umiltà e la bontà del presule cremonese (p.6). Vincenzo Leone ricordava che monsignor Dondeo «seppe immediatamente valutare e condividere ogni tormento ed ogni sofferenza del nostro popolo, adoperandosi subito per la risoluzione della vertenza che, in quel triste periodo, esisteva tra gli operai, asserragliati nella fabbrica per la difesa dei loro sacrosanti diritti e del pane quotidiano e le Manifatture Cotoniere Meridionali. (p.6)».

Le fotografie
Alcune fotografie corredano il giornale, per ricordare i momenti topici e salienti dell’episcopato alifano di monsignor Dondeo: il congresso eucaristico diocesano a Piedimonte, con il cardinale Marcello Mimmi (anno 1954); l’inaugurazione dell’oratorio parrocchiale “Domenico Savio” a Piedimonte; la posa della prima pietra dell’asilo infantile di Prata Sannita, insieme al ministro della Pubblica Istruzione Giacinto Bosco; la benedizione dei lavori della strada per Bocca della Selva, al Passo del Perrone; il tesseramento al circolo “Piergiorgio Frassati”; la benedizione dei lavori per la costruzione dello Stabilimento Radice.

Conclusione
Il 21 settembre 1961 il comune di Piedimonte d’Alife concesse a monsignor Dondeo la cittadinanza onoraria, «avendo egli, con la forza dell’ingegno e delle egregie opere compiute, altamente onorato la nostra nobile terra, della quale si considerò sempre figlio devoto. (p.7)».

Fonti
L’Eco della Diocesi, Numero speciale di saluto e commiato dedicato a Sua Eccellenza monsignor Virginio Dondeo.

Il Cotonificio “radice” in www.clarusonline.it

Una profonda amicizia alla base della ricostruzione del Cotonifcio “Radice” di Piedimonte d’Alife

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