Ricorre oggi la Giornata Mondiale della Poesia e, mai come in questo periodo di sofferenza e rinunce effetti del Coronavirus, l’uomo ha bisogno di Poesia. È l’anima che reclama il calore dei versi, quello stato di serenità che da essi scaturisce e che ci avvicina spiritualmente a coloro che trasferirono sul foglio le proprie emozioni. In occasione dell’evento mondiale, e in attesa del “Dantedì”, mercoledì 25 marzo, una giornata dedicata al Sommo Poeta per iniziativa del MiBACT (leggi qui per approfondire), vi proponiamo il testo poetico di Mariangela Gualtieri, poetessa e drammaturga cesenate, che riflette il nostro vivere al tempo del Coronavirus.
Firenze, 21 marzo 2020 – “La malinconia è la porta chiusa verso la stanza dove dorme il divino in noi – scrive D’Avenia circa Leopardi –. La poesia è il tentativo di dar forma alla chiave che possa aprirla senza mai disperarsi, fino all’ultimo respiro”: oggi è la giornata mondiale della poesia, e mai come in un momento come questo proprio della poesia si avverte un bisogno primario, quasi fisico, più del cibo, come fosse solo la poesia capace se non di colmare almeno di placare ogni vuoto di tutto quel che manca.
La poesia più bella di questi giorni, quella che probabilmente tra anni verrà ricordata per raccontare quel che viviamo oggi nell’isolamento affettivo del Coronavirus è Nove marzo duemilaventi della grande poetessa, scrittrice e drammaturga cesenate Mariangela Gualtieri (nella foto), già fondatrice del Teatro Valdoca. All’inizio recita: “Questo ti voglio dire / ci dovevamo fermare. / Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti / ch’era troppo furioso / il nostro fare. Stare dentro le cose./ Tutti fuori di noi. / Agitare ogni ora – farla fruttare.”. E ancora: “È potente la terra. Viva per davvero./ Io la sento pensante d’un pensiero / che noi non conosciamo. / E quello che succede? Consideriamo / se non sia lei che muove./ Se la legge che tiene ben guidato / l’universo intero, se quanto accade mi chiedo / non sia piena espressione di quella legge / che governa anche noi – proprio come ogni stella – ogni particella di cosmo”. E ancora: “Se la materia oscura fosse questo / tenersi insieme di tutto in un ardore / di vita, con la spazzina morte che viene / a equilibrare ogni specie./ Tenerla dentro la misura sua, al posto suo, / guidata. Non siamo noi / che abbiamo fatto il cielo”.
Fonte quotidiano.net