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Coronavirus / La lettera del Prof. “I nostri alunni, donne e uomini che hanno affrontato un momento storico e ne sono venuti fuori”

Aperti a questo e ad altri contributi: la Scuola italiana oggi, nell'epidemia da Coronavirus, non è solo quella della didattica a distanza, ma del mondo e delle vite di docenti, alunni e famiglie, impegnati a fatica, a lavorare da casa sognando di tornare a relazionarsi, a guardarsi negli occhi

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Lettura del presente e speranze per il futuro. 
Le parole di Costantino Leuci, docente presso il Liceo Statale Galilei di Piedimonte Matese sono per i tanti alunni d’Italia, per le loro famiglie, provando a interpretare il percorso che stanno compiendo i più giovani in questa particolare età e in questo particolare spaccato di Storia. 
La domanda che egli si pone è sul ruolo pedagogico (il nuovo ruolo pedagogico!) che sta assumento la Scuola: troppo rigida? Troppe pretese nei confronti degli alunni? Cosa sta insegnando ai più giovani? E l’Esame di Stato, cosa rivelerà del percorso compiuto insieme, docenti ed alunni, seppur a distanza?
Apriamo un dibattito, una riflessione per tutti e per le scuole di ogni ordine e grado, pensando a ragazzi verso gli esami, ma anche ai più piccoli, quelli che solo da pochi mesi hanno iniziato a scrivere e che necessitano più di altri dell’inciatazione “bravo, avanti così”…che è invito ad entrare con coraggio nella vita. 

Costantino Leuci – Sono docente di Storia e Filosofia nella sezione di liceo classico presso il Liceo Galilei di Piedimonte Matese e come i tanti colleghi d’Italia sto vivendo questo periodo di quarantena forzata accompagnato da sentimenti contrastanti.

La consapevolezza della gravità del momento e della necessità di rispettare rigorosamente le disposizioni che ci arrivano dalle autorità è il primo tema di discussione con i miei allievi, con la finalità di far sì che anche e soprattutto una situazione come questa aiuti a far maturare in loro una coscienza etica e civica che forse è più importante di tanti altri obiettivi di natura didattica che noi pure ci poniamo.
Certo, questo non significa che non si debbano proporre i diversi percorsi di studio articolati secondo gli ambiti disciplinari, anche per conservare quella traccia di normalità che aiuta tutti noi e i ragazzi in primis a vivere il tempo sospeso di queste settimane riempiendolo di esperienze, riferimenti, impegni che diano un senso chiaro alla giornata. Ma quella saggezza pratica che Aristotele chiamava phronesis o, se preferite, il semplice buon senso deve guidarci nella relazione pedagogica con i nostri allievi, per farci evitare quegli eccessi cui pure, in qualche caso, stiamo assistendo, per sovraccarico di compiti, videolezioni, materiali digitali etc, col risultato di generare ansie da prestazione in dirigenti, docenti, ragazzi e persino nei loro genitori.
Ricordiamoci che non tutti vivono in abitazioni spaziose e confortevoli, non tutti posseggono dispositivi sufficienti per le varie esigenze di smartworking, non tutti possono fare affidamento su genitori che abbiano tempo e competenze per affiancare i figli nell’apprendimento a distanza.

E dunque viviamo questa esperienza senza rigidità mentali e burocratiche, anzi aiutiamo i nostri alunni (e noi stessi) a scoprire altre modalità e opportunità di apprendimento a partire dalle condizioni date, certo dalle mille possibilità che la tecnologia ci offre ma anche dalle risorse che abbiamo in casa e che forse non avevamo mai considerato. Facciamo in modo, magari, che la stessa straordinarietà che stiamo vivendo e condividendo praticamente con l’intera umanità ci insegni qualcosa sul piano della comunicazione come della cultura scientifica, dell’approccio alle tecnologie come della nostra coscienza civica e giuridica, del modello economico come della visione etica complessiva.
E forse questo può guidare anche chi deve affrontare l’Esame di Stato, che dovrebbe essere, come sembra, sfrondato di alcune parti e concentrato in un maxicolloquio, nel corso del quale il candidato potrebbe proprio proporre la sua esperienza formativa degli ultimi mesi, magari predisponendo un lavoro multidisciplinare per evidenziare le competenze acquisite e, soprattutto, la maturità raggiunta, non solo sul piano scolastico, ma umano e civile, di giovani donne e uomini che hanno affrontato un momento storico e ne sono venuti fuori.

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