A marzo vendite a picco. Lo dice l’Istat.
Sono numeri, quelli appena diffusi (in basso il dettaglio), che non solo aggiornano tabelle di dati e che faranno la storia dell’economia nazionale, ma che preoccupano e interrogano sul futuro, quello immediato e quello a più lungo termine…
Perchè non si tratta solo di calcoli e cifre percentuali da mettere in fila, ma di posti di lavoro “fermi”, di famiglie con piatti da mettere sulla tavola, di farmaci da comprare, di mutui da pagare… Si tratta dei volti e delle voci dei nostri amici commercianti.
Sono i numeri che riguardano i nostri “piccoli” lavoratori, quelli che non si salveranno per un bonus economico (in attesa che arrivi) ma per i quali urge accompagnamento e “misure” che diano fiducia, soprattutto dignità, e concrete possibilità di “rimanere in vita”.
Se la vendita di alimenti è aumentata in questo tempo di restrizioni, non è andata così per le vendite di altri prodotti. Un buco nero che ha ingiottito per sempre il profitto di due lunghi mesi e forse anche dei prossimi.
E quando le saracinesche torneranno su, quali tempi di attesa si profilano invece per il commercio ambulante?
Accade per il Matese, accade per l’Alto Casertano.
Ripartiamo da quel che possiamo. Intanto dalla speranza, poi dalla solidarietà e dalle buone maniere “riscoperte” in qurantena: ora più che mai devono farsi stabili e robuste, devono trovare concretezza, devono superare la forma dello slogan, devono diventare la moneta che riscatti l’economia locale.
L’appello “acquista nel tuo quartiere”, che più volte ha ravvivato nei cittadini il senso di responsabilità e di appartenenza, diventi un nuovo impegno, il nuovo obbligo morale…, la regola.
Se è vero che nessuno si salva da solo, cominciamo da qui.
G.B.
A marzo 2020 si stimano, per le vendite al dettaglio, flessioni rispetto a febbraio pari al 20,5% in valore e al 21,3% in volume. A determinare l’eccezionale calo sono le vendite dei beni non alimentari, che diminuiscono del 36% in valore e del 36,5% in volume, mentre quelle dei beni alimentari sono stazionarie in valore e in lieve diminuzione in volume (-0,4%). Lo comunica oggi l’Istat diffondendo i dati relativi al “Commercio al dettaglio” per il mese di marzo 2020.
Nel primo trimestre del 2020, le vendite al dettaglio registrano un calo del 5,8% in valore e del 5,9% in volume rispetto al trimestre precedente – segnala l’Istituto di statistica -. Diminuiscono le vendite dei beni non alimentari (-11,6% in valore e -11,5% in volume), mentre le vendite dei beni alimentari registrano variazioni positive (rispettivamente, +2,0% in valore e +1,9% in volume).
Su base tendenziale, a marzo, si registra una diminuzione delle vendite del 18,4% in valore e del 19,5% in volume. Anche in questo caso sono le vendite dei beni non alimentari a registrare un calo (-36% in valore e in volume), mentre risultano in crescita quelle dei beni alimentari (+3,5% in valore e +2,1% in volume).
Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali negative per tutti i gruppi di prodotti. Le diminuzioni maggiori riguardano abbigliamento e pellicceria (-57,1%), giochi, giocattoli, sport e campeggio (-54,2%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-54,1%), mentre il calo minore si registra per i prodotti farmaceutici (-6,3%).
Rispetto a marzo 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce del 9,3% per la grande distribuzione e del 28,2% per le imprese operanti su piccole superfici. Le vendite al di fuori dei negozi calano del 37,9% mentre è in crescita sostenuta il commercio elettronico (+20,7%).
“A marzo si osserva una forte flessione delle vendite di beni non alimentari, come conseguenza dell’applicazione delle misure di chiusura di molte attività di vendita al dettaglio a partire dal 12 marzo scorso, a causa dell’emergenza sanitaria in corso – spiega l’Istat -. Nella grande distribuzione aumentano le vendite degli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare (+5,2%), soprattutto dei supermercati (+14,0%), mentre per quelli a prevalenza non alimentare si registra un calo eccezionale (-40,5%). Per gli esercizi specializzati le vendite subiscono una diminuzione ancora più forte (-55,7%). Nelle imprese operanti su piccole superfici anche il comparto alimentare è in lieve diminuzione (-1,0%), mentre per quello non alimentare il calo è del 36,6%. Il commercio elettronico continua ad essere l’unica forma distributiva in costante crescita”.
(Fonte Agensir)