Domenica 3 maggio, al termine del Regona coeli, Papa Francesco ha richiamato la bella tradizione del mese di maggio, di recarsi presso uno o più santuari mariani: “Quest’anno, a causa della situazione sanitaria, ci rechiamo spiritualmente in questi luoghi di fede e di devozione, per deporre nel cuore della Vergine Santa le nostre preoccupazioni, le attese e i progetti per il futuro”. Non solo abbiamo abbiamo accolto questo invito, ma noi di Clarus abbiamo pensato che alle parole del Papa potevamo aggiungere qualcosa: il suo invito è stata una spinta, una proposta a favore dei nostri lettori. E allora, ecco la possibilità di entrare, in silenzio e in preghiera, – anche solo virtualmente – in quei luoghi tanto cari…
Cominciamo stasera il nostro tour tra i Santuari mariani della Campania e dei territori limitrofi facendoci accompagnare da Alfonso Feola tra storia, devozione, spiritualità e qualche aneddoto…
Buona lettura.
Alfonso Feola – Non è semplice tracciare una mappa precisa dei Santuari mariani: se infatti tutta l’Italia può essere definita Terra di Maria, la Campania occupa un posto di assoluto rilievo, caratterizzata com’è da una varietà di luoghi di culto consacrati alla Madonna, così capillarizzati sul territorio da poter essere raggiunti in poche tappe; farlo nella situazione attuale però, con la pandemia da Covid-19 ancora in corso, sarebbe poco prudente… ecco allora l’aiuto del web, grazie a cui possiamo ugualmente visitarli a volo d’angelo, soffermandoci meglio sul senso profondo di cui ciascuno di questi luoghi è depositario.
Una prima tappa di questo percorso ideale tra i santuari mariani della Campania e degli immediati dintorni va assegnata anzitutto ai luoghi che vanno per la maggiore, quelli cioè su cui si concentra la maggiore attenzione da parte dei fedeli, non solo a livello regionale ma anche a livello nazionale: parliamo di Montevergine, Madonna dell’Arco e Pompei.
Procedendo secondo un ordine squisitamente cronologico, il Santuario di Montevergine è una delle più antiche mete di culto mariano in Italia: sito Mercogliano (provincia di Avellino), esso deve la sua nascita all’arrivo del monaco Guglielmo da Vercelli (1085-1142), oggi santo; intorno a lui fiorì una comunità monastica che consacrò la sua prima chiesa alla Madonna sul monte Partenio, da cui il toponimo attuale Montevergine e ne diffuse il culto, al punto da attirare folle crescenti di pellegrini. La devozione mariana, tradottasi in una pietà popolare ancor oggi molto vivace, si concentra intorno alla colossale tavola raffigurante la Madonna con bambino, dipinta tra il XII ed il XIII secolo e ribattezzata affettuosamente Mamma schiavona per il suo colorito bruno: tuttavia, il fascino ascetico dell’Abbazia che lo contiene permane intatto, rendendo Montevergine un luogo di ascesi spirituale unico nel suo genere.
La Pietà popolare, come espressione di una identità culturale e religiosa ben definita, è protagonista anche nel Santuario della Madonna dell’Arco, sito in Sant’Anastasìa, alle porte di Napoli: qui nel 1450, un’antica immagine della Madonna, dipinta nei pressi di un acquedotto romano, sanguinò dopo essere stata colpita violentemente da una boccia, scagliata da un giovane dopo aver perso una partita di pallamaglio; essa attirò l’immediata devozione popolare, al punto che nel 1593 venne posta la prima pietra dell’attuale santuario, oggi custodito dai Padri domenicani. Qui l’immagine originale della Madonna è ancora conservata nell’edicola marmorea posta sotto la cupola, mentre le pareti sono tappezzate da un numero impressionante di ex voto dipinti su legno. Specialmente il Lunedi dopo Pasqua, questo luogo viene raggiunto da variopinte comitive di fedeli provenienti dal napoletano, che prendono il nome di fujenti (coloro che corrono, ossia pellegrini).
Più vicino a noi per origini è invece il Santuario della Beata Vergine Maria del Rosario di Pompei. Questo luogo, che è assurto in poco più di un secolo a centro di irradiazione internazionale della devozione al Rosario, non nacque grazie ad un evento miracoloso, ma prese corpo in modo inaspettato dopo la conversione di un avvocato pugliese, Bartolo Longo (1841-1926), proclamato Beato nel 1980. Venuto in Campania per amministrare i beni della Contessa Marianna Farnararo De Fusco (1836-1924), divenuta poi sua moglie, si interessò alle condizioni miserabili degli abitanti della vallata pompeiana, allora deserta. Procuratosi un vecchio quadro della Madonna, che fece restaurare, si premurò di diffondere la devozione al Rosario tra quei contadini, con pratiche divenute popolarissime come I quindici Sabati e la Supplica, al punto da diffondersi prima nel napoletano e successivamente nel resto dell’Italia e del mondo: il santuario attuale fu una provvidenziale conseguenza di questo moto devozionale, a cui si affiancarono in pochi anni alcune opere di assistenza per l’infanzia e per l’umanità disagiata, come ad esempio quella per i figli dei carcerati. Già all’avanguardia per l’epoca ed oggi ancora avamposto di primo piano, Pompei è un esempio visibile di Spiritualità e Carità, legate insieme da un vincolo indissolubile e complementare.