La settimana scorsa il Vescovo Orazio Francesoco ci ha lasciati con una proposta: riconsiderare la parola “distanza” e trasformarla in un “vivere alla presenza” pensando la presenza altrui come misura e confronto per la vita di ciascuno (guarda il video del 6 maggio 2020).
La ‘fase due’ in cui ci siamo immersi da qualche giorno conferma questa proposta del Pastore ma la rafforza: “imparare a vivere alla presenza dell’altro, di cui dobbiamo avere rispetto e cura, come via fondamentale per capire il senso della nostra vita e il valore che ha la condivisione di un processo sociale, oltre che ecclesiale…”.
Mons. Piazza rilancia i quesiti e le domande che ha già posto ai sacerdoti, sul come hanno vissuto questa particolare ministerialità “ridotta al minimo” se non la cura verso le persone e i bisogni, chiedendo poi “quale Chiesa ci prepariamo a vivere dopo un’esperienza così traumatica? Mai ci era capitato di dover trovare nuovi percorsi e nuovi sentieri per condividere la fede ed esprimere il sesno della speranza che la Pasqua ha inoculato nei nostri cuori…”.
La stessa domanda sulla Chiesa del futuro, quella che sarà domani ma anche già tra qualche giorno, la pone ad ogni singolo cristiano scendendo ancor più in profondità, dal fondamento su cui la comunità dovrà edificarsi a partire dall’esperienza di ogni singolo: “Quale fede hai vissuto in questo periodo? E qual è la sensibilità che è maturata dentro al tuo cuore?”. Poi aggiunge, cercando in leggere le attese dei credenti: “quale tipo di comunità tu cerchi e troverai? Quale forma di Chiesa ti aspetti….?”.
Sono provocazioni che interrogano il credente sulle attese e la Chiesa stessa sulle proposte che sarà all’altezza di dare ad un popolo che torna assetato o rafforzato, ma anche impoverito…
Crisi e giudizio sono le parole chiave che Mons. Orazio Francesco Piazza usa per chiudere il suo intervento odierno: la rottura di vecchi schemi e la capacità di averne creato di nuovi (in termini di fede, relazioni, dinamiche familiari…) accanto alla lettura introspettiva di se stessi e della capacità di aver maturato “una sensibilità di fede”.
Atteggiamenti che già da adesso ma soprattutto tra pochi giorni interpelleranno sullo stile di vivere la Comunità cristiana, in cui talvolta siamo stati senza neppure conoscere chi ci sedeva accanto nel banco.
Il valore della relazione necessita di contatti più atutentici, più veri.
Come già anticipava nella Lettera inviata ai fedeli per Pasqua, “è tempo di un nuovo inizio”.