La terza tappa del “Maggio in pellegrinaggio” tocca l’area settentrionale della Campania e rivela luoghi dove la devozione mariana si accompagna ad eventi sospesi tra la verità storica ed origini leggendarie
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Alfonso Feola – Sono molte, le mète di pellegrinaggio dedicate a Maria che attribuiscono le proprie origini ad un racconto legato alla fantasia popolare; tale caratteristica la ritroviamo particolarmente nella Campania settentrionale, a cavallo tra le provincie di Benevento e Caserta, dove tuttavia le devozioni mariane che vanno per la maggiore presentano la Vergine non solo come la Madre del Signore, bensì come colei che nel corso del tempo intercede ed aiuta concretamente, libera e sostiene in tutte le vicende umane.
Cominciando da Benevento, sede arcidiocesana fin dall’epoca apostolica, la devozione alla Madonna sarebbe iniziata già nel VI secolo grazie ad Artelaide, vergine bizantina morta a soli 17 anni e poi santa, la quale ne avviò il culto presso la chiesa di San Luca, oggi scomparsa. Nel XV secolo, l’avvento dei Frati minori nel capoluogo sannita segnò una rinascita della devozione mariana presso la chiesa di San Lorenzo, che venne dotata di una preziosa statua lignea raffigurante la Madonna delle grazie, opera del celebre artista Giovanni Merliano da Nola: questa immagine, che viene condotta in processione solo in occasioni estremamente importanti, suscitò uno slancio tale da portare, il 3 aprile 1723, all’incoronazione del simulacro da parte del cardinale Vincenzo Maria Orsini (divenuto poi papa Benedetto XIII) e con l’epidemia di colera del 1837 al voto civico con cui, in circa sessant’anni di lavoro fu eretto l’attuale tempio, proclamato Basilica minore da papa Pio XII nel 1957. Qui i pellegrinaggi muovono da tutto il Sannio in occasione della Festa tradizionale del 2 luglio.
Spostandoci nel casertano, a Piedimonte Matese, il santuario di Santa Maria occorrevole (vedi anche foto in alto) catalizza l’attenzione dei pellegrini provenienti un po’ da tutta Italia in quanto noto come la Verna del Sud e sede di noviziato interprovinciale dei Frati minori.
In questo luogo, secondo una consolidata leggenda, in un sabato di Quaresima del 1437, un pastore era alla ricerca di una pecorella andata smarrita: ritrovatala prostrata dinanzi ad un vecchio muro ricoperto di vegetazione, egli scopri l’immagine della Vergine orante, a cui i fedeli diedero subito il nome di “Santa Maria occorrevole” (che viene in aiuto); intorno ad essa venne fabbricata immediatamente una chiesa ed il complesso venne prima dato in gestione a dei cappellani e poi, dal 1611, ai Padri alcantarini; a quest’ultimi si deve il lancio di Santa Maria Occorrevole come Luogo di pellegrinaggio francescano, grazie anche alla presenza di San Giovan Giuseppe della Croce (1654-1734). Originario di Ischia, venne inviato a Piedimonte con altri 11 frati, divenendo Padre guardiano ed impegnandosi nella costruzione di un convento nel punto più nascosto del bosco, denominato la Solitudine, dove visse uno stile di vita monastica rigorosissimo. Morto a Napoli e canonizzato nel 1839, accanto alla Vergine orante, San Giovan Giuseppe è divenuto oggi un punto di attrazione per quanti, in questo luogo, vogliono vivere con maggiore intensità la spiritualità francescana ed il suo profondo ideale di povertà.
Sempre nel casertano, il Santuario della Madonna dei Lattani di Roccamonfina è centro propulsore di devozione mariana non solo per la diocesi di Teano-Calvi, ma anche per quelle confinanti. Già esistente nel XV secolo, questo santuario conobbe una forte popolarità in seguito al rinvenimento di una statua della Madonna intorno alla fine del 1300: secondo la tradizione locale, un pastorello intento a pascolare il gregge, notò che una delle caprette si allontanava per poi tornare a sera, gonfia di latte; un giorno, dopo averla seguita, la ritrovò intenta a brucare erba dinanzi ad una grotta, dove rinvenne un baule, custodito da un serpente con due chiavi in bocca.
Chiamati rinforzi, il serpente consegnò le chiavi del baule che, aperto, mostrò ai presenti una immagine della Madonna scolpita in pietra lavica: il culto dei fedeli per essa fu subito intenso, al punto che al Santuario dei Lattani si recarono anche San Bernardino da Siena (1380-1444) e San Giacomo della Marca (1393-1476), i quali incoraggiarono la fondazione dell’attuale convento francescano. Nella chiesa annessa, la statua della Vergine oggetto del leggendario ritrovamento è ancora custodita e venerata, incoronata nel 1950 e fregiata del titolo di Regina mundi.
Infine, a Carano di Sessa Aurunca, sorge il Santuario dedicato alla Madonna della Libera, il cui culto, fortemente evocativo, è radicato in buona parte dell’Italia meridionale.
Anche questo luogo, che vede grande presenza di pellegrini da tutto il casertano e parte del basso Lazio, fa risalire la propria origine ad una leggendaria apparizione della Vergine Maria, avvenuta nell’anno 1032 ad una pastorella sordomuta la quale, udendo una melodia proveniente da un cespuglio, fini con il rinvenire un affresco rappresentante la Madonna, dinanzi a cui si inginocchiò l’intero gregge; la madre, che non credette a quanto era accaduto alla figlia, rimase sconcertata dal fatto che le pecore, nel frattempo, offrivano un’insolita abbondanza di latte, rispetto al solito. Dopo quattro giorni di apparizioni, nel corso del quinto la Madonna manifestò l’intenzione di vedere costruita una chiesetta in quel posto, successivamente ribattezzato Valle dei santi dai caranesi. Dopo la peste del 1656, l’immagine della Vergine venne trasferita nell’attuale chiesa parrocchiale del borgo, sull’altare maggiore e dal 1723 il culto si concentrò su una preziosa statua lignea, opera del famoso scultore Giacomo Colombo, che il 2 maggio 1954 venne solennemente incoronata per decreto del Capitolo Vaticano.