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Il Regno di Dio è veramente nostro… Basta perdere tempo! Commento al Vangelo di domenica 26 luglio

Commento al Vangelo della XVII domenica del Tempo ordinario

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Di Padre Fabrizio Cristarella Orestano
Comunità Monastica di Ruviano

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XVII domenica del Tempo ordinario
1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8, 28-30; Mt 13, 44-52

Ancora parabole…se il Regno è venuto a noi in Gesù Cristo, se noi abbiamo riconosciuto che questo Regno di Dio è davvero venuto a noi in Lui, se abbiamo coscienza che nulla di più grande e di più bello ci poteva capitare, cosa facciamo dinanzi a questo Regno?
Come lo accogliamo?

Che “prezzo” siamo disposti a pagare perché questo Regno sia davvero nostro, sia davvero l’orizzonte su cui si dipana la nostra intera esistenza?

Le parabole di oggi sono parole che hanno uno scopo “duro”: non lasciarci tranquilli! Sì, queste parabole risuonano, soprattutto le prime due (la terza, quella della rete, ripropone un po’ i temi della parabola della zizzania: se la rete è la Chiesa, essa raccoglie pesci buoni e cattivi e si deve aspettare la fine della storia perché avvenga la cernita!) per farci sentire parole che ci inquietino, che ci pongano le grandi domande sull’oggi della nostra vita credente.

Per caso siamo gente che si accontenta di un Regno “per sentito dire” ma che non è disposta a pagare un “prezzo” per conquistarlo, per farlo suo definitivamente e radicalmente? E’ una domanda che ci scomoda perché troppe volte siamo tentati di mediocrità, troppo spesso siamo tentati di pensare che ci basta sapere che c’è un campo con un tesoro prezioso, che quel tesoro esista…ci accontentiamo di sapere che la perla preziosa esiste e che qualcuno pure ce l’ha…e noi? Ci può capitare – e Dio ce ne liberi! – di smettere di lottare per conquistare quel campo, per acquistare la perla.

Il cristiano, si badi bene, non è un illuso, un avventuriero che ha sentito che c’è un tesoro o che esiste una perla preziosissima e perde tutto per una chimera…il cristiano è uno che il tesoro l’ha trovato, ha faticato e ha scavato finché ha trovato un campo in cui quel tesoro c’è…è uno che ha girato, ha viaggiato e la perla di grande valore l’ha trovata. Il suo problema ora è acquistare il campo in cui il tesoro è stato trovato, il problema è, cioè, entrare davvero in possesso del tesoro…il problema è avere ciò che occorre per acquistare la perla. Chi non lotta per acquistare il terreno, chi non fatica per poter acquistare la perla, mi sa che è uno che il terreno e la perla non li ha trovati!

Se osserviamo gli uomini nostri fratelli (se osserviamo noi stessi) ci accorgiamo che si è disposti ad enormi sacrifici per le cose che piacciono, per le cose che appagano, per le cose ritenute necessarie, “irrinunciabili”!

Riguardo alle cose di Dio, invece, si perde tanto tempo, si pensa che si possano rimandare all’infinito…se il tesoro è tesoro, se la perla è perla ed è preziosissima, basta a perdere tempo e a giocare con la vita…basta mettere il superfluo ed il passeggero prima di ciò che conta, di ciò che dà senso, di ciò che dona bellezza alle nostre vite!

Per il Regno, tesoro preziosoperla rarissima, vale la pena perdere tutto il resto!

Le parabole ci inquietano perché ci mettono dinanzi ad una scelta radicale: rinunziare a tutto il resto per acquistare ciò che ora sappiamo che davvero conta.

Gesù ha già detto che per il Regno vale la pena perdere e non delle cose ma la propria vita: “Chi perde la sua vita per il Regno dei cieli la troverà, mentre chi la vuole salvare la perderà (cfr Mt 10, 39)…ha già detto nel Discorso sul monte che per il Regno vale la pena perdere perfino la propria integrità fisica: meglio cavarsi un occhio o perdere un braccio o un piede se queste membra nobili ed utili del nostro corpo si oppongono al Regno (cfr Mt 5, 29).

Il Regno dei cieli non è una realtà solo escatologica, il Regno dei cieli è realtà che già inizia qui, nella nostra storia…il Regno cambia il volto delle relazioni tra gli uomini, cambia il volto delle relazioni tra gli uomini ed il creato…il Regno di Dio è dare un vero primato a Dio e alla sua Parola, alle sue vie e ai suoi sogni sulle nostre parole, sulle nostre vie e sui nostri sogni…Il Regno di Dio trasforma la faccia della terra ed è quanto Gesù è venuto a compiere con la sua vita, le sue Parole e la sua offerta totale…il Regno di Dio offre pace e senso alla vita dell’umanità… ha bisogno, però, di uomini e donne capaci di pagarne il prezzo per poterlo vivere e costruire…

Chi vive il Regno di Dio spalanca davanti agli altri uomini una possibilità tangibile di bellezza e carità…il Regno dei cieli è Gesù che prende ancora carne in noi e nella nostra concretissima vita quotidiana…per essere spazio per questa “incarnazione” vale la pena vendere il resto.

Per il Regno, insomma vale la pena perdere, perdere addirittura la propria vita donandola … le due parabole su cui ci soffermiamo questa domenica hanno, a mio avviso, un sottile retro pensiero che deve darci la forza di perdere per il Regno: per Gesù, Figlio eterno di Dio venuto ad assumere la nostra umanità, siamo noi il tesoro e la perla preziosa! Sì, è incredibile ma è così. Gesù infatti per poterci “conquistare” ha venduto tutto, ha dato la vita amando fino all’estremo; sulla croce davvero ha dato tutto per noi! Con Gesù possiamo allora entrare in questa straordinaria avventura del “perdere”, del “vendere” per acquistare il Regno!
È quanto le parabole di oggi ci “gridano” con forza e con sicurezza.

Noi ne siamo convinti?

C’è poi un’altra faccia delle due parabole che ci presenta un rischio grande; sapete quale? Il rischio di essere, come credenti, invece che il contadino che trova il tesoro o il mercante  che trova la perla e poi fanno di tutto per far propri tesoro e perla, il proprietario di quel terreno che non sa o ha dimenticato che c’è un tesoro, il rischio di essere il proprietario stolto e assuefatto di quella perla che non si rende conto di ciò che possiede; il rischio è di svendere il terreno col tesoro, di svendere la perla…il rischio di essere gente tanto sicura dei propri possessi da perdere, da svendere quel che davvero conta, quel che davvero vale!

Il Signore ce ne guardi!

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