Comincia domani in Cattedrale (1 agosto) il tempo dei festeggiamenti in onore di San Sisto I, papa e martire, patrono della città di Alife e della Diocesi di Alife-Caiazzo, per culminare nelle celebrazioni solenni del 10 e 11 agosto.
Tutto avrà inizio nella messa delle 19.30 presieduta dal vescovo Mons. Orazio Francesco Piazza, amministratore apostolico della Diocesi. Al termine della celebrazione l’attesa sarà tutta per l’intronizzazione della statua del Santo: un momento molto radicato nella tradizione popolare, salutato con applausi e anche qualche tratto di emozione nel vedere il protettore (che fu protettore voluto per vincere la peste nel XII secolo) portato verso l’alto, “salito” per essere onorato, visto… per essere riconosciuto al di sopra degli uomini, di coloro che dal basso restano a guardare e supplicare.
È caro agli alifani quel momento che simbolicamente innalza il Patrono verso il Cielo e volge lo sguardo sulla gente, sugli alifani che ripetutamente lo invocano. La fede di popolo si manifesta in questa bella esperienza, ricondotta poi ad una dimensione di maggiore spiritualità e di crescita della fede nelle omelie della messa durante il novenario e con la preghiera della Novena stessa.
Quest’anno al centro della riflessione, il parroco don Pasquale Rubino ha scelto il tema Il Mondo, la Chiesa, la Fede nel post-pandemia, considerando aspetti della persona (di tutta l’umanità) coinvolta in diverse e nuove esperienze sociali, economiche, di fede…
Nella scelta del Comitato festeggiamenti, la volontà di devolvere le offerte della ricorrenza di quest’anno per emergenze caritative a favore di persone con disagi economici e di contribuire alla spesa per la prossima pitturazione della facciata della Cattedrale.
Considerando le misure anticontagio dettate dal Governo in accordo con la Conferenza Episcopale Italiana, questa edizione della Festa non vedrà processioni né momenti di assembramento, ma ai fedeli che vorranno partecipare alla messa di domani sera, oltre che occupare i posti disponibili in chiesa, sarà consentito di sostare sul sagrato della Cattedrale dove verrà allestito un maxischermo. La stessa modalità di partecipazione è prevista per la sera del 10 agosto (messa all’aperto alle 20.00 presieduta da Mons. Piazza con la partecipazione del Clero diocesano; celebrazione in Cattedrale alle 23.00) e per l’11 mattina (Messa anche in diretta sulla pagina facebook della Parrocchia Santa Maria Assunta-Cattedrale).
Durante i giorni del novenario, l’appuntamento sarà ogni sera in chiesa alle 19.30.
Storia e tradizione
Tratto da Annuario 2017, Diocesi di Alife-Caiazzo
San Sisto I, papa e martire, patrono della città di Alife e della Diocesi
Secondo il Liber Pontificalis, Xystus era romano, figlio di Pastore, proveniente dalla Via Lata, VII regione dell’Urbe, che all’epoca della sua nascita, I sec. d. C., era una città cosmopolita, con un milione di abitanti, di ogni razza e religione, centro dell’Impero, governato da M. Ulpio Traiano ed esteso in Oriente e in Occidente, nel quale i cristiani muovevano timidamente i primi passi.
Secondo gli atti di S. Alessandro, mentre Sisto, quale vescovo itinerante, presumibilmente vicario del vescovo di Roma Alessandro, era in cammino apostolico verso l’Oriente, sopraggiunta la notizia della morte del Pontefice, fu atteso in preghiera nella casa della nobile Severina e, al suo arrivo, eletto vescovo di Roma: fu il settimo, dopo Pietro, Lino, Cleto, Clemente, Anacleto, Alessandro. Suo sembra il nome inserito nel Canone romano. Resse la chiesa presumibilmente dal 115, per 10 anni, 3 mesi e 2 giorni, preoccupandosi di dare dignità e decoro alla celebrazione eucaristica.
Secondo diversi testi medievali, ordinò che al canto del Sanctus, si unissero clero e popolo, che i vasi sacri fossero toccati solo dai sacerdoti, che fossero di lino il purificatoio e il corporale per la mensa; inviò missionari nelle Gallie, tra cui anche S. Pellegrino, e ingiunse che coloro che venivano in visita al Papa, non tornassero nelle loro chiese locali senza le lettere di comunione con il successore di Pietro e quindi con la Chiesa universale.
Secondo il Martirologio di Usuardo il giorno 6 aprile fu il dies natalis, giorno della nascita al cielo, del Beato Sisto, coronato del martirio, probabilmente decapitato come si addiceva ai cittadini romani, al tempo dell’imperatore Adriano. Era l’anno 125.
Venne seppellito sulla via Aurelia.
Secondo la tradizione alifana, autore della traslazione delle sue reliquie da Roma in città, fu Rainulfo di Alife.
Questi, figlio del Conte Roberto e di Caiatelgrima, nel 1119 era Conte di Alife, Caiazzo, Airola, Aversa, Avellino, Morcone, Sant’Agata dei Goti e Telese, signore di Siponto e Monte S. Angelo senza contare il possesso di numerose altre terre in Campania e in Abruzzo. Aveva in moglie la principessa Matilde di Hauteville, sorella di Ruggiero, conte di Sicilia, da cui ebbe un figlio chiamato Roberto. Il conte, per le ambizioni del cognato, si trovò ben presto coinvolto in una lunga serie di conflitti nel complicato groviglio della situazione politica meridionale del XII sec. In seguito allo scisma creatosi a Roma nel 1130 con l’elezione di Innocenzo II da una parte, e Pietro figlio di Pierleone de’ Frangipani col titolo di Anacleto II, dall’altra, Rainulfo fu mandato dal re ad accompagnare l’antipapa a Roma, mentre gli veniva sottratta da quest’ultimo la contea di Avellino, nonché rapita la contessa Matilde col figlio, ai fini di una ritorsione.
Trovandosi a Roma, il conte chiese le reliquie di un Santo da collocare nella cripta della Cattedrale che egli voleva edificare quale perla preziosa della città di Alife, da lui considerata futura capitale del suo feudo, come attestano i resti del castello e dell’edilizia religiosa. Secondo la descrizione del frammento della Istoria di Allifo, attribuita ad Alessandro, abate di Telese, Rainulfo ottenne dall’antipapa Anacleto le reliquie di San Sisto I, e le trasportò nella sua città di Alife. I cittadini di Alatri, che attingono alla medesima fonte, sostengono che parte delle Reliquie si siano fermate nella loro città. Dopo l’arrivo in Alife, avvenuto presumibilmente nell’inverno del 1131 (o ’32), esse furono dapprima collocate nella Cappella extra moenia e poi solennemente poste nella cripta della Cattedrale, ove restarono sino all’8 aprile 1716, quando Mons. Angelo Maria Porfirio, scesovi nottetempo, dopo aver fatto scavare a lungo, le ritrovò sotto l’altare principale. Il 6 agosto 1716 nella sacrestia della Cattedrale, ne fu fatta la ricognizione anatomica da Domenico Boccaletti, come racconta lo storico Niccolò Giorgio, testimone oculare dell’evento, e l’11 agosto furono solennemente portate in processione. Da allora egli è segno di speranza per il popolo, che a lui si rivolge con il canto:
Jé Santo Sisto nostro
protettori jé bello
ca rient’a sta città
jé cii sei cjioello.
Appriesso a Dio tu sei
i no gran signore
jé santo Sisto
nostro protettore.
E sempre sia lodato,
San Sisto a Dio fedel
nostro avvocato.
Sull’epigrafe posta sul pavimento marmoreo all’ingresso della cappella dedicata al Santo nella Cattedrale troviamo incisa l’invocazione corale della città di Alife: “Siamo tua gente, o Sisto, guardaci con occhio benevolo, sii tu luce, vita e salvezza del nostro popolo”.