Giovanna Corsale – È stata una funzione molto partecipata, quella che ha sancito l’inizio dei festeggiamenti in onore di San Sisto I, papa e martire, patrono della città di Alife e della diocesi di Alife-Caiazzo, sabato 1° agosto. Nonostante il distanziamento e il numero contingentato di fedeli, si è potuto toccare con mano il coinvolgimento dell’intera comunità stretta intorno al proprio Santo Patrono e la fervida attesa per il momento della tradizionale intronizzazione. Tanti i fedeli che hanno assistito alla Celebrazione attraverso il maxi schermo allestito nella piazza antistante alla Cattedrale e altri, tra cui ammalati o persone impossibilitate, che hanno seguito la funzione in streaming.
Un profondo senso di “gratitudine che emerge dal cuore, in questa immagine così bella che esplicita oggi il senso della Chiesa nella sua comunità fisica, dentro questa chiesa Cattedrale, fuori e nelle case”: queste le parole a cui mons. Piazza affida l’incipit della sua omelia, al cospetto di una comunità unita dal desiderio di seguire “l’esempio del patrono Sisto di configurare la propria vita sul modello di Cristo, dove la parola centrale è proprio l’amore“. Fede e amore sono le uniche due armi per “affrontare le difficoltà”, e l’invito del Vescovo è a riflettere sul momento attuale, segnato dalla pandemia, “a partire dal realismo della vita concreta, veniamo da un’esperienza molto difficile dove abbiamo vissuto una dispersione”, da cui ogni vita e persona è stata segnata profondamente, ‘nuvole e fuliggine‘, richiamando il profeta Ezechiele.
La complessità è un fattore intrinseco alla vita e la sua capacità di sorprenderci anche in negativo, come è accaduto a causa del Coronavirus, è motivo di “lacerazioni nei cuori, ferite che, per cicatrizzarsi, richiedono il balsamo dello Spirito“. Sull’esempio “del grande papa, Sisto I”, il messaggio del Vescovo, “noi possiamo vivere l’amore e la fede come condizioni di per affrontare le prove della vita“, ma dobbiamo chiederci “da quali sentimenti è abitato il mio cuore. Una domanda suggerita dalla Lettera a Timoteo, che induce a prendere consapevolezza della “presenza dello Spirito Santo in noi”. Solo sull’amore si innesta la fiducia e attraverso questa le asperità della vita possono trasformarsi in “occasioni di grazia”, che sono il segno della “potenza dell’amore” (cfr. Esercizi Spirituali n. 98, Ignazio di Loyola), e del resto, “non c’è cammino sociale ed ecclesiale senza fiducia“. Se invece, al posto dell’amore, il nostro cuore è popolato dal risentimento, nessun “valore aggiunto” per la vita, che anzi continuerà a degenerare “per l’incapacità di vivere buone relazioni e qualificarle”.
Attraverso la preghiera al patrono Sisto I, “divenire capaci di radicare il nostro cuore nell’amore, perché per amore suo riusciamo ad accettare le umiliazioni e” – incalza il Pastore, “chiedere che l’oggetto della nostra invocazione diventi traccia di vita”. È questo il significato della riflessione che caratterizzerà il Novenario in onore del Santo, riflessione sulla “nostra interiorità” e quindi dell’altro, “perché senza l’altro non c’è comunità”. Il cristiano sente il bisogno dell’altro e lo cerca anche nei momenti più complicati, “dobbiamo trovare la pecorella smarrita” e ricondurla “nel contesto in cui condividere la potenza della vita”. A chiosare la riflessione di mons. Piazza è l’esortazione a fare crescere il desiderio di Cristo nel nostro cuore, per far sì che l’Amore, parola universale, si trasformi in gesti concreti di carità, in ogni contesto: “Fa’ che cresca il nostro desiderio di te, perché desiderandoti ti cerchi, cercandoti ti incontri e incontrandoti ti ami”.
IL VIDEO DI MESSA E NOVENA – 1° AGOSTO 2020