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Covid-19. Il virus della solitudine sul mondo della disabilità

Sulla quarantena da Coronavirus tutti hanno avuto la possibilità di raccontare com’è andata. Meno voce l’hanno avuta le famiglie dei disabili, tanti, del nostro territorio. Chiedono più vicinanza per vincere il rischio di un nuovo isolamento

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Durante questi mesi, come hanno vissuto i bambini disabili, gli adulti disabili, i malati di SLA, di distrofia muscolare, i bambini autistici e tanti altri che presentano varie disabilità e che necessitano di cure particolari? Molti di loro vivono grazie a macchine che li fanno respirare, li alimentano e garantiscono loro di vivere; per altri la fisioterapia e tutte le terapie riabilitative possibili solo con il contatto fisico di medici e terapisti sono fondamentali. Discorso simile per i ragazzi che frequentano i centri sociali che si sono visti isolati e senza nessun tipo di contatto umano al di fuori della famiglia.

Le istituzioni, i servizi sociali, le associazioni di volontariato come hanno pensato di mitigare questo disagio? Quale proposta per tamponare il crescente isolamento che si andava verificando? Cosa è stato fatto per questi cittadini particolari?
“In questo momento di diffusione del Covid la paura è che le persone con disabilità siano le vere vittime indifese e maggiormente a rischio di un ulteriore isolamento sociale, sanitario e anche economico” è la preoccupazione dell’associazione Umanità Nuova composta da medici, volontari e soprattutto famiglie di disabili.

In attesa che per le vie ufficiali degli Organi competenti sul territorio qualcosa si muovesse durante il Covid, l’Associazione ha fatto partire il motore della solidarietà dopo aver appreso della condizione di forte disagio che alcuni giovani disabili stavano vivendo a causa della solitudine e dell’isolamento. “Parliamo di catastrofe per ciò che non è stato garantito loro: i servizi essenziali, la cura, la comunicazione e, soprattutto, l’attenzione umana”. Attraverso un numero telefonico, l’Associazione ed una rete di famiglie e professionisti volontari, hanno contribuito a risolvere piccole necessità di vita pratica anche a fronte di gravi disagi economici di alcuni di loro. 

“È stato bello trovare in quel triste momento la solidarietà di una coppia di giovani sposi, e il grande supporto datoci dalla Caritas diocesana guidata da don Alessandro Occhibove”. Al caso delle tante solitudini da “abbracciare” hanno avuto continuità quegli impegni morali e le responsabilità assunte nei confronti di quei ragazzi che vivono una disabilità aggravata da uno condizione appesantita ulteriormente da degrado economico e sociale. “Avevamo promesso alla nonna di D. che mai avremmo lasciato da solo suo nipote in balia della sorte. È stato così anche durante il Covid quando vincendo ogni ristrettezza sociale siamo corsi a portargli un nuovo letto, altrimenti…dove avrebbe dormito?”. È il caso di quei ragazzi che dopo la morte dei propri cari sono condannati ad una solitudine atroce, che il Covid ha amplificato, ma purtroppo non ha fatto arrivare a tutti…

Il racconto di Umanità Nuova diventa anche appello a tenere la luce accesa, a guardarsi intorno, a dare un volto concreto a quei valori che abbiamo detto di aver riscoperto durante i mesi del lockdown. L’Orto di Johnny (attività sociale per i ragazzi disabili), le attività estive in piscina, le attività ricreative presso strutture preposte sono tutte sospese, non per il COVID (ultimo atto di in difficile cammino) ma, per mancanza di una rete sociale, umana e culturale che sappia fare scelte coraggiose e altruiste.

Vi attendiamo
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