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Colletta per la Terra Santa 13 settembre. Custode Patton, “un piccolo gesto, un grande aiuto”

Intervista al Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, sulla Colletta di Terra Santa che avrà luogo il 13 settembre prossimo dopo che la pandemia ne ha imposto lo slittamento dalla tradizionale data del Venerdì Santo

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Gerusalemme. Veduta della Basilica del Santo Sepolcro

Daniele Rocchi – La Colletta pro Terra Sancta?: “Un piccolo gesto di solidarietà che tutta la Chiesa è chiamata a compiere per sostenere, attraverso la Custodia di Terra Santa, le comunità cristiane di Terra Santa che spesso vivono una Via Crucis che sembra non avere fine”. Così padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, rinnova l’appello per la Colletta che quest’anno, a causa della Pandemia da Coronavirus, è stata posticipata, dal tradizionale giorno del Venerdì Santo, al prossimo 13 settembre, la domenica vicina alla festa dell’Esaltazione della Santa Croce (14 settembre).

“Un piccolo gesto, un grande aiuto”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Un piccolo gesto, un grande aiuto” che permette ai frati della Custodia di continuare una storia, lunga ormai otto secoli, fatta di vicinanza spirituale e materiale ai cristiani locali, “pietre vive” dei Luoghi Santi della Cristianità, dal Santo Sepolcro alla Basilica della Natività fino ai santuari meno noti. Ma la Colletta, ricorda padre Patton, consente anche di “sostenere l’azione pastorale delle parrocchie affidate alla Custodia; garantire un’istruzione e un’educazione di qualità a più di 10 mila studenti che frequentano le nostre scuole; aiutare le giovani famiglie a trovare una casa; assistere i lavoratori migranti cristiani; stare accanto alle popolazioni colpite dalla guerra in Siria e ai rifugiati sparsi ormai nei vari Paesi in cui viviamo la nostra missione”.

“Sofferenza globale”. “Un gesto di solidarietà e di condivisione che assume un significato e un valore tutto particolare perché giunge in piena pandemia da Covid-19 che ha messo in ginocchio tutto il mondo e non solo alcuni Paesi. Un tempo di sofferenza globale” afferma il Custode. “Ci sono Paesi – dice – nei quali non è possibile lavorare in smart working e attuare il lockdown perché la gente rischierebbe di morire di fame. Penso in particolare a  quello che ci raccontano i nostri frati in Libano e in Siria. In queste nazioni non è possibile chiudere tutto perché verrebbe a mancare anche il minimo necessario per vivere. Nonostante il Covid-19 confidiamo nella solidarietà e nella condivisione della Chiesa universale verso la nostra piccola comunità cristiana di Terra Santa”. Una minoranza il cui numero è “leggermente cresciuto ma che raggiunge a stento il 2%” la cui vita in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente somiglia sempre più a “una Via Crucis, segnata da conflitti, indifferenza e adesso anche dalla pandemia”.

“Resistiamo e cresciamo”. “Resistiamo e cresciamo” sottolinea padre Patton che non manca di indicare dei “segnali di speranza”: “ci sono giovani cristiani che si stanno facendo strada dentro la società palestinese e israeliana. Sono istruiti e ben formati, non hanno paura di assumersi le proprie responsabilità in ambito sociale e civile. Questo è uno dei frutti delle attività educative condotte nelle nostre scuole di Terra Santa che, grazie alla Colletta, sono palestre di convivenza e di educazione alla pace, istituti che aprono le porte a università israeliane, palestinesi e anche estere”.

“Superare l’inverno”. La Colletta, aggiunge padre Patton,

Il mercato vuoto nella Città Vecchia di Gerusalemme (Foto Tony Khashram)

è un piccolo investimento della Chiesa universale per aiutare la crescita e lo sviluppo della comunità cristiana di Terra Santa. Essa aiuta a creare una economia virtuosa che tornerà a riprendere ancora più fiato e forza quando la pandemia finirà”.
Serve allora uno sforzo per “superare la tentazione, davanti a tanta sofferenza provocata dalla pandemia, di ritrarre un po’ quella mano tesa che negli anni passati è sempre stata aperta e disponibile”. Mai come quest’anno la Colletta è “un aiuto necessario per superare l’inverno, la stagione in cui non si raccolgono frutti. Per noi – dice il Custode di Terra Santa – questi mesi, da febbraio a oggi, e anche i prossimi, sono un lungo inverno durante il quale non abbiamo risorse nostre da mettere in campo. Abbiamo bisogno di questo aiuto esterno che ci permetterà di arrivare alla prossima primavera. Quello sarà anche il momento del ritorno dei fedeli che, pellegrinando nei luoghi di Gesù, si faranno strumenti di sostegno per la vita dei cristiani di Terra Santa”.

Fonte Agensir

 

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