Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
E’ un’Italia a due velocità, anche per la tutela dell’infanzia dai rischi di maltrattamenti e abusi, conferma la ricerca presentata ieri (n.d.r.) on-line dal Cesvi, acronimo di Cooperazione e Sviluppo, la ong nata nel 1985 a Bergamo. Si tratta della terza edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento dell’infanzia in Italia, che indica ancora agli ultimi posti quattro regioni del Sud: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Al primo, anche quest’anno, l’Emilia Romagna, seguita da Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Veneto, che rispetto al 2019 si scambiano il terzo e quarto posto. Ma ovunque le criticità sono state aggravate dal Covid-19.
Rischio di violenze sempre alto, aggravato dalla pandemia
L’Indice, che quest’anno ha il titolo “Restituire il Futuro” ed è incentrato sul tema della resilienza, analizzata anche sotto la lente della crisi generata dal Covid-19, fotografa e sintetizza lo status quo delle 20 regioni italiane in tema di maltrattamento infantile. Il rischio di violenze e abusi sui minori resta alto, in Italia, amplificato anche dalle conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza coronavirus.
La presentazione on-line con la ministra Bonetti
Curato da Cesvi e sviluppato sotto la guida di un comitato scientifico composto da Autorità Garante Infanzia e Adolescenza, Istat, Miur, Istituto degli Innocenti, Cismai, Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali, l’Indice è stato redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile e presentato in occasione di un incontro digitale, moderato dalla giornalista Rai Francesca Romana Elisei, con la partecipazione della ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti.
I fattori di rischio e i servizi di tutela ai minori
In Italia si stima che 47,7 minorenni su mille siano seguiti dai servizi sociali, e quasi 100mila siano vittime di maltrattamenti, conseguenza ultima di una situazione di disagio che coinvolge i genitori e il contesto familiare, ambientale e sociale nel quale i bambini crescono. L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia analizza la vulnerabilità al fenomeno del maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di fornire servizi per prevenire e contrastare il fenomeno. Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accesso a risorse e servizi.
Tutte le regioni del Nord al di sopra della media nazionale
Quest’anno, inoltre, l’Indice include anche un intero capitolo dedicato all’analisi del periodo Covid-19, che evidenzia come l’emergenza e il lockdown abbiano moltiplicato i fattori di rischio per il maltrattamento all’infanzia, complice anche l’abbassamento dei livelli di monitoraggio dovuti all’interruzione di molte attività dei servizi sociali. A livello generale, il quadro finale dell’Indice è quello di un’Italia a due velocità: si conferma l’elevata criticità dei territori del Sud Italia che, rispetto alla media nazionale, registrano peggioramenti sia tra i fattori di rischio che tra i servizi, pur con diversi livelli di intensità. Solo la Sardegna registra un peggioramento dei fattori di rischio e un miglioramento dei servizi. Le otto regioni del Nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, insieme a tre dell’Italia centrale, Toscana, Umbria e Marche e una del Sud, la Sardegna. Insieme a Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, anche Basilicata, Abruzzo e Lazio si confermano regioni a “elevata criticità”.
I traumi della pandemia: lutti e crisi economica
Gli effetti dell’emergenza Covid-19 sul fenomeno del maltrattamento all’infanzia, sono stati sondati attraverso interviste a dodici operatori sociali che operano su tutto il territorio nazionale, spiega Valeria Emmi, advocacy coordinator del Cesvi, e “il quadro delineato fa pensare ad un forte impatto, anche se molti degli effetti verranno alla luce soltanto a lungo termine”. Emergono traumi di natura diversa a seconda dei territori della penisola: mentre nel Nord Italia si tratta con più frequenza di quelli legati ai lutti e alla loro difficile rielaborazione, nelle regioni del Sud si registrano le criticità derivanti da un maggiore disagio economico, acuito dalla crisi, e con un impatto su bisogni primari come l’accesso al cibo.
Chi stava male in famiglia ora sta ancora peggio
“Nei mesi del lockdown i bambini sono stati privati del loro diritto alla relazione e all’istruzione – è la testimonianza di Giovanna Badalassi, curatrice della ricerca – però hanno reagito molto bene finora, anche se il carico emotivo prodotto nei bambini del Nord dalla paura dei lutti dovrà ancora essere in molti casi elaborato in futuro e per i bambini del Sud, invece, ci sarà da elaborare il trauma secondario legato alle preoccupazioni familiari per le condizioni economiche“. Anche in questa situazione c’è quindi una differenza territoriale importante. E Badalassi aggiunge che “è aumentato rischio di maltrattamento. Chi era già forte prima è diventato ancora più forte, come le famiglie che hanno riscoperto le relazioni familiari, il valore dello stare insieme. Ma chi era già in una situazione conflittuale, di fragilità economica e sociale, è sicuramente peggiorato”.
Cesvi e le Case del Sorriso a Bergamo, Napoli e Bari
“In Italia il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è un problema diffuso – chiarisce la presidente del Cesvi, Gloria Zavatta – ma poco conosciuto anche a causa della scarsità di dati a disposizione: l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che per ogni caso noto ai servizi sociali ce ne sono altri nove sommersi». Per questo Cesvi ha scelto negli ultimi anni di portare l’esperienza maturata nei paesi del sud del mondo anche in Italia intervenendo a Bergamo, Napoli e Bari, in collaborazione con partner locali, creando anche nella penisola le “Case del Sorriso”, con un programma di prevenzione e contrasto al maltrattamento infantile, e allo stesso tempo, di approfondire e studiare scientificamente il fenomeno attraverso l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia.
La resilienza si può sviluppare anche nei bambini
I dati emersi dalla terza edizione dell’Indice confermano, per Zavatta, “la necessità di adottare strategie di intervento a medio-lungo termine in grado di modificare in modo strutturale i comportamenti umani e promuovere politiche specifiche e mirate”. Va posta attenzione al valore della resilienza, “che permette a bambini e ragazzi di superare gli effetti dolorosi del maltrattamento, facendo leva sulle proprie risorse interne, trasformando forme di stress estremamente deleterie in occasioni di crescita”. La resilienza non è una capacità innata, ricorda la presidente del Cesvi “ma può essere sostenuta e sviluppata”. Nelle Case del Sorriso Cesvi sta sperimentando i “Tutori di resilienza”, attraverso la Rete IoConto, in collaborazione con l’Unità di ricerca sulla resilienza (RiRes) dell’Università Cattolica di Milano.
Nel 2019 Cesvi ha aiutato quasi un milione di persone
Presente in 22 paesi del mondo, Cesvi, dal 1985, opera per trasformare l’intervento umanitario in occasione per costruire progetti di lungo periodo che promuovano l’autosviluppo e il protagonismo dei beneficiari. Lavora per garantire la sicurezza alimentare, promuove lo sviluppo sostenibile e agisce per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Nel 2019, Cesvi ha aiutato quasi 1 milione di persone, investendo l’88% delle proprie risorse sul campo. Premiato tre volte con l’Oscar di Bilancio per la trasparenza, Cesvi è parte del network europeo Alliance2015.
Fonte vaticannews.va