Annamaria Gregorio – La cerimonia di premiazione del Concorso “Cristo, l’uomo del lavoro” lanciato durante il lockdown, tenutasi il 30 settembre scorso nella Cattedrale di Alife ha avuto un positivo riscontro per i contenuti proposti dai giovani protagonisti e per l’intervento del relatore d’eccezione, Don Bruno Bignami direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Chiesa Cattolica.
L’Etica è stato il denominatore comune dei lavori. L’Ufficio per i Problemi sociali e il lavoro, giustizia, pace e custodia del Creato, che ha promosso il concorso e la serata di premiazione, basandosi sulla Dottrina sociale, che è di natura teologico-morale perché indirizzata a guidare la condotta della persona, realizza in proposito iniziative come questa, anche come momenti di formazione al senso etico.
Il Concorso, da maggio a luglio, ha coinvolto gli studenti delle scuole superiori del territorio diocesano in un confronto diretto con le encicliche Laborem excerns (Giovanni Paolo II, 1981) e Laudato Sì (Francesco, 2015); gli elaborati dei giovani sono divenuti poi un libro (Cristo, l’uomo del lavoro) presentato in occasione della premiazione durante la quale sono stati consegnati premi in denaro per l’acquisto di materiale didattico ai primi tre classificati.
Dopo la preghiera iniziale e i saluti rivolti ai partecipanti, è stato introdotto il tema del Concorso, il lavoro al tempo del Covid 19, attraverso la voce dei giovani partecipanti, con una performance che ha unito sommariamente contenuti di ciascuno in un unica riflessione con il filo conduttore, rappresentato dalla speranza futura di un lavoro per tutti, svolto con passione e soprattutto onesto.
Relatore della serata, Don Bruno Bignami, Direttore nazionale dell’Ufficio per i Problemi sociali e il Lavoro della CEI, che ha presentato “Il lavoro alla luce della Laudato sì “. “Bisogna imparare ad educarci a comprendere le motivazioni del lavoro: qualcuno potrebbe lavorare tanto per fare qualcosa; un altro potrebbe lavorare per portare a casa i soldi necessari per la famiglia; qualcun altro potrebbe lavorare per costruire qualcosa di utile per il bene comune e soprattutto per le generazioni future”.
Sono i modi di vivere e intepretare l’esperienza lavorativa che il sacerdote, originario della Diocesi di Cremona, ha voluto evidenziare prima di orientare la riflessione sull’esperienza più autentiva e vera di lavoro.
“Quest’ultima motivazione – ha proseguito – è alla base dell’esistenza di una comunità. Solo se c’è una comunità, è possibile costruire lavoro. La dinamica importante, di cui la Chiesa può essere parte, è che il lavoro è frutto di una comunità, fatta di persone che si mettono insieme e provano ad essere generative di lavoro”. Ma a questo punto, se comunità e lavoro vanno insieme, è importante anche l’etica del lavoro. Fare bombe o fare attività che inquina non può essere considerato un lavoro, perché distrugge. Secondo la LS il lavoro è prendersi cura, contribuire a rendere migliore l’uomo e il suo mondo. L’etica, dunque, è legata a quattro punti: l’etica nel lavoro, cioè bisogna mettere passione nel proprio lavoro; l’etica del lavoro: in base a ciò che produciamo (bombe e frutta non sono la stessa cosa); l’etica sul lavoro: dando importanza alla persona con dignità; l’etica per il lavoro: per il recupero della manualità e di ogni cultura del lavoro, ogni lavoro è dignitoso. Secondo papa Francesco il lavoro, nella Evangelii Gaudium, è: libero, creativo, partecipativo, solidale. In questa ottica dovremmo proseguire, se vogliamo lasciare ai giovani un mondo più giusto”.
Le conclusioni del Vescovo, S.E. Mons. Orazio Francesco Piazza, al riguardo, approfondiscono i concetti di etica e comunità, espressi in precedenza, aggiungendo altri tre importanti riferimenti. Citando “Momo” di Michael Ende e la risposta al tentativo dei Signori del Tempo di economizzare il lavoro, il Pastore ha parlato dell’ “l’importanza che la passione e la felicità possano portare per il compimento di un lavoro”.
A questo ha aggiunto il valore della relazione tra persone che lavorano insieme: nel richiamo all’etica nicomachea di Aristotele Mons. Piazza ha posto come cardine morale nel mondo del lavoro l’amicizia che “si crea tra coloro che lavorano insieme, perché imparano a condividere la stessa fatica, con un mutuo aiuto”.
E in ultimo, uno sguardo al territorio, “di origine sannita” ha specificato il Pastore, “un popolo abituato alla coesione nella vita comunitaria, cosa che purtroppo è andata diradandosi. Allentando la trama delle relazioni, non sentendo più lo spirito comunitario, le nostre terre rischiano di spopolarsi sempre di più dei loro giovani, che non proveranno più il senso di appartenenza alle proprie radici. Quella che una volta era la virtù della condivisione, purtroppo è diventato un difetto per le nostre zone, perché, pur essendoci tante belle realtà individuali non si riesce a lavorare insieme. L’auspicio è che, soprattutto partendo dall’ambito ecclesiale, si riesca a cooperare per il bene comune, secondo principi etici e solidali”.
La premiazione
È seguita la premiazione, momento tanto atteso. La giuria ha valutato l’ottima qualità dei lavori svolti, stabilendo di conferire anche un secondo e terzo premio. Sul podio Francesco Di Muccio di Raviscanina (valutato meritevole del primo posto), con l’elaborato “Lavoro e sviluppo tecnologico”, con un punteggio di 32 voti, a cui è andato un premio di 400 euro per acquisto di libri scolastici; a seguire Giovanna Boiano di San Gregorio Matese, con l’elaborato “Etica e lavoro: binomio indispensabile”, con un punteggio di 31 voti e con un premio di 200 euro per l’acquisto di materiale scolastico; e poi
erena Geremia di Piedimonte Matese, con l’elaborato “Il lavoro: uno, nessuno e centomila”, con un punteggio di 30 voti e un premio di 100 euro per l’acquisto di materiale scolastico.
Ex aequo, con 29 punti, per Emanuela De Iorio di Fontegreca con il testo “Armonia tra lavoro e natura”, Chiara De Lellis di San Gregorio Matese con l’elaborato “Nella tua Odissea sei Ulisse o soltanto uno dei marinai?”, Chiara Sabino di Piedimonte Matese, con il testo “Il lavoro: fulcro di valori”; Giuseppe Civitillo di San Potito Sannitico, il più giovane tra i partecipanti, con l’elaborato “Cristo,l’uomo del lavoro”, con 28 punti.
Il testo, contenente gli elaborati, con la preziosa prefazione di Don Bruno Bignami, è stato acquistato da numerosi invitati e il ricavato, al momento di euro 190, servirà per costituire un piccolo fondo per future borse di studio. (chi volesse copie del testo, può farne richiesta alla Diocesi).
Tutti i partecipanti
La Cattedrale con posti contingentati secondo la normativa vigente post Covid, ha ospitato i familiari dei ragazzi partecipanti al Concorso; presenti i rappresentanti degli Uffici diocesani: l’Ufficio scuola; Biblioteca e Archivio; Caritas; Comunicazioni sociali e poi il Centro diocesano per la famiglia “Mons. Angelo Campagna”. E poi alcuni sacerdoti; l’Ordine dei Frati Minori e i novizi; le associazioni diocesane: Azione Cattolica, Ordine Francescano Secolare, MEIC, Apostolato della Preghiera, Movimento per la vita “S. Gianna Berettta Molla”, Umanità Nuova, Volontari di G. Gaglione, Cooperatori Salesiani, ACLI, CSI, Gruppo “Gesù Salva”.
Le istituzioni intervenute: Il Sindaco del Comune di Alife; la Dirigente del Centro per l’impiego di Piedimonte Matese; il Vicepresidente della Consulta del Matese; la Direzione sanitaria del Distretto 15 con i dirigenti dell’ UORP; la referente per l’Educazione alla salute del Presidio ospedaliero Ave Gratia Plena; a livello scolastico: la Dirigente del Liceo “Galilei” di Piedimonte Matese; docenti e amici, vicini alle tematiche sociali.