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Papa Francesco / Fratelli tutti, ogni sera un “esame di coscienza”. Sui social la proposta di Clarus

Da stasera, sui canali social della nostra testata il lancio di Fratelli tutti, la terza enciclica di Papa Francesco firmata ad Assisi il 3 ottobre

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L’invito è quello di una lettura introspettiva, di un percorso che riporti i concetti di economia, politica, mercato, solidarietà, diritti, sul piano personale dell’impegno possibile nella costruzione dell’amicizia sociale che chiede Papa Francesco.
Lo faremo tramite le nostre pagine di Facebook e Instagram (link in fondo all’articolo)
Interrogare prima se stessi piuttosto che mettere sotto la lente gli altri; chiedersi a quale fraternità siamo stati chiamati, o quale fraternità abbiamo negato.

Fratelli tutti: un’esperienza concreta
Non accade tutti i giorni che un Papa chiami accanto a sé alcuni collaboratori per un “grazie” pubblico, per riconoscere loro quel merito che contribuisce a solidificare la sua missione di Pastore.
Questa volta è accaduto: Francesco ha riportato l’ufficialità e la solennità del momento in cui ha firmato l’enciclica Fratelli tutti ad un contesto di normale fraternità. Sulla tomba di San Francesco, quando il 3 è stato capace di modellare una scena che sintetizza e anticipa tutto il significato del documento.
L’amicizia sociale, che è il tema portante del nuovo testo consegnato all’umanità, ha preso forma lì, in uno spazio austero, di silenzio e preghiera, quando la scala della gerarchia, quella che distingue ruoli e mansioni, ha assunto una nuova architettura: Tutti fratelli ancora prima di essere stata consegnata ha rappresentato una esperienza di lavoro condiviso e poi di riconoscenza reciproca…
La piramide gerarchica di cui talvolta vediamo svettare solo la punta, mentre invece la Chiesa è un gran da fare collettivo, si appiattisce, e davanti a telecamere e tv diventa un circolo tra “pari” lavoratori dell’unica vigna.
Un gesto di grande umiltà: il Pontefice compie un passo indietro e chiede che ai suoi fratelli sia riconosciuta il valore e la benedizione del lavoro svolto e il merito di aver tradotto testualmente i contenuti che la sua mente e il suo cuore ci hanno regalato in questo scritto.

Fratelli tutti è l’esperienza di chi si mette insieme per fare del bene, per dire il bene, per diffondere il bene, per salvare – in questo cosa con la forza della parola e della testimonianza – gli altri.
Fratelli tutti è l’esperienza di chi non teme di elargire parole di saggezza e di conforto, e di entusiasmare progetti comuni, e di aprire riflessioni tra “diversi” che riconoscano (con gratitudine) la fruttuosità di un dialogo cercato e costruito (così tra Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib, divenuto l’ispiratore di questo documento…).

Propone la relazione, il dialogo, lo scambio, l’apertura, la fiducia reciproca, la fisicità di gesti ed espressioni, l’ascolto, la promozione dell’autostima, la carità, la prossimità, la gentilezza, i diritti, come le tappe per realizzare il sogno dell’amicizia sociale, e il dialogo rappresenta la strada…e l’altro, con il diritto ad essere se stesso e ad essere diverso, (cfr. Fratelli tutti, 218) rappresenta l’altra metà di cui siamo fatti.

Francesco nel documento non guarda solo globalmente, perché non ci sarebbe universalità senza i frammenti di particolarità che la compongono con le vicende degli uomini delle città, dei paesi, dei villaggi; senza la politica a più livelli (per la quale Francesco chiede cambiamenti); senza piccoli e grandi sistemi industriali, senza interscambi di sogni e di progetti, senza impegno comune per l’ambiente.

A chi sta parlando il Papa se il suo sguardo globale abbraccia tutti?
“Pur avendola scritta (l’Enciclica, ndr) a partire dalle mie convinzioni cristiane, che mi animano e mi nutrono, ho cercato di farlo in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà”.
Lo zoom si restringe facilmente sui luoghi più vicini: le nostre scuole, le parrocchie; le associazioni ecclesiali e quelle laiche; e le nostre famiglie, i luoghi di lavoro dove essere fratelli è la priorità, dove la carità sociale, politica, ed evangelica sono una scelta costante per i tanti di buona volontà che arricchiscono le nostre giornate nella ricerca di un bene comune, ma che talvolta non trova continuità (forse manca un obiettivo preciso?).
Si rivolge prima di tutto a loro, alle audaci sentinelle che vegliano sui luoghi della vita comune…chiedendo anche ad essi la coralità dell’impegno, dell’azione, l’unidirezionalità di uno sguardo pur essendo tanti occhi, mani e gambe diversi…
Il dialogo è questo incontro di relazioni e tenerezza (vero e proprio modo di essere vicini tra la gente e alla gente) che Francesco immagina.

Sono belle le sue parole, e sono luce sulla realtà.

Provare a leggerle, approfondirle, inciderle dentro al cuore potrebbe essere il primo passo; masticarle lentamente, impossessarsi di esse non per l’effetto da slogan di cui (a nostro rischio) potremmo caricarle, ma per farne un pensiero che ci renda irrequieti e ci tormenti per le tante occasioni di fratellanza mancata o boicottata.

Da stasera, alle 22.00, sui nostri social (Facebook e Instagram) passeranno le parole di Francesco perché diventino di tutti: un pensiero che a fine giornata si unisca al nostro frettoloso esame di coscienza. Non si sa mai che all’alba, quella buona volontà, sarà divenuta buonissima…

 

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