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APPELLO A DE LUCA “Da invisibili a fantasmi” i poveri della Campania. Si alza il grido dai direttori delle Caritas diocesane

Chiedono ascolto i direttori delle Caritas diocesane della Campania, e in particolare l'istituzione di un "Comitato sociale" che affianchi quello tecnico scientifico della Protezione Civile

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Da invisibili a fantasmi. Questo sono diventati molti (troppi) cittadini della Campania tra il primo lockdown e la nuova fase di restrizioni decretate dal Governo italiano e dalle ordinanze regionali.

La denuncia ad alta voce, dati alla mano e con crescente preoccupazione, viene dai Direttori delle Caritas di tutte le Diocesi della Campania che riuniti in delegazione via web, lo scorso 24 ottobre, hanno messo nero su bianco il loro appello al governatore della Campania Vincenzo De Luca (SCARICA). Siamo a 10 giorni circa dalla pubblicazione del Rapporto 2020 su povertà ed esclusione sociale che ogni anno pubblica Caritas italiana sulla base dei dati diocesani e regionali: una delle differenze sostaziali emerse è quella tra il periodo maggio-settembre 2019 e gli stessi mesi del 2020 che vedono l’aumento dei “nuovi poveri” dal 31% al 45% (vai al Rapporto di Caritas italiana).

“Durante la prima ondata, quella dell'”andrà tutto bene”, le nostre Caritas hanno assistito una marea di “invisibili” che decine di DPCM, ordinanze e decreti non hanno nemmeno sfiorato: chi una casa non ce l’ha, e quindi non poteva “restare a casa”; chi non ha gli strumenti per decriptare norme, misure e indirizzi sanitari, sociali, economici; chi non sa compilare un modulo; chi non ha una connessione in casa per seguire i social o garantire l’istruzione ai minori; chi associa tre componenti letali: disagio economico, solitudine e disagio psichico… la lista potrebbe essere più lunga: una visita ai nostri dormitori e alle mense ci risparmierebbe tante parole”.
Questo si legge nel documento inviato al Presidente: in esso non manca la piena consapevolezza del ruolo svolto dalle Caritas troppo spesso ignorate dalle Istituzioni e fuori dai coordinamenti che si preoccupano di aiutare, mentre ci si trova a svolgere più frequentemente di ogni altri svariate forme di assistenza e sostegno tra vecchie e nuove categorie di poveri.

 “La situazione, signor Presidente, è preoccupante, E noi siamo soli” (…) I poveri che assistiamo ordinariamente sono precipitati sotto le ultime soglie di dignità ammissibili. E gli impoveriti della prima ondata si stanno ripresentando in questi giorni ancora più impoveriti: parliamo di persone che hanno sempre lavorato nella vita, parliamo di anziani soli, parliamo di mamme con figli che non svolgono più lavori saltuari, di padri separati – anche di discreto livello culturale – in crisi professionale”.
Sotto accusa le politiche sociali della regione: di sicuro dalle Diocesi e dalle Caritas non manca il riconoscimento per i servizi erogati, ma anche l’allarme per i tanti servizi che ancora ed insistentemente mancano nelle famiglie con disabili, con lavoratori mal pagati, con anziani da assistere, in quelle famiglie con violenze da cui difendere donne e bambini fragili; e lo spettro si allarga sui migranti…

Due le richieste: ascolto, che resta il presupposto di ogni azione tesa al bene della collettività in cui più attori devono necessariamente collaborare, e poi concretamente, l’istituizione di un “Comitato sociale” che affianchi quello tecnico scientifico della Protezione Civile perché sulla lettura dei bisogni si consideri il lavoro e la competenza di chi – di fatto e da sempre – accoglie i bisogni degli ultimi, e talvolta sa prevenirli.

SCARICA LA LETTERA INVIATA A DE LUCA

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