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Città, specchio dell’anima? Quando il “brutto” macchia l’identità di un popolo. Piedimonte Matese, Alife e San Potito Sannito da amare

Le Giornate FAI d'Autunno hanno portato nel Matese un buon numero di turisti. Accoglienza ben organizzata da parte delle Associazioni coinvolte, ma la tutela dei beni culturali locali da parte dei "locali" resta fragile e discutibile

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Complesso monumentale d iSan Tommaso d’Aquino a Piedimonte Matese. Turisti in visita al chiostro quattrocentesco in occasione delle Giornate FAI d’Autunno

È stato un onore aver ospitato le Giornate Fai d’Autunno: Matese ed Alto Casertano non sono seconde ad altre terre per gli spazi di cultura e di storia, per gli angoli di natura e gli scorci paesaggistici…
I visitatori distribuiti tra Piedimonte Matese, San Potito Sannitico e Alife hanno superato i numeri attesi: il difficile momento legato alla pandemia non faceva presagire la risposta positiva che invece è arrivata nei week end del 17-18 e 24-25 ottobre. È un pubblico diverso quello delle giornate Fai; è un pubblico che, accogliendo la proposta del Fondo Ambiente Italiano di visitare un luogo solitamente fuori dal mercato turistico noto e consolidato, audacemente si affaccia su un’Italia ugualmente bella: la motivazione di fondo di chi risponde all’appello è l’amore per il patrimonio della Penisola e la fiducia nel progetto del Fai che mira a dare visibilità ai luoghi “minor di cui nessuno ha narrato ancora sui manuali, a sostenerne il recupero, a far parlare una storia troppe volte imbavagliata.

Piedimonte Matese. Monumenti da areare e “ossigenare”
Sguardo e domande interessati, quelli dei visitatori, non solo al monumento proposto ma anche alla storia d’insieme in cui esso è innestato, e ai protagonisti che hanno vissuto i nostri luoghi e li hanno abitati e custoditi, e affidati alle generazioni di dopo fino a questo presente…opaco.

Il racconto sui Sanniti e i Romani, l’intreccio dei casati Sanseverino e Gaetani d’Aragona, le vicende intorno all’Unità d’Italia che toccarono il Matese, la storia del filosofo Gaetano Filangieri… nel giro di poche ore sono divenute narrazione incalzante al pari dell’orgoglio di chi ha prestato la voce, il tempo, le gambe accompagnando i gruppi giunti nel territorio.

La consolazione e l’orgoglio di aver avuto “ospiti” entusiasti ed ammirati non può essere il dolcificante che copre l’amaro sapore della realtà e della verità.
Encomiabile, unico, ammirevole il lavoro dei volontari che hanno aperto le porte di casa ai turisti, ma anche abili equilibristi a spiegare che a Piedimonte Matese, quel Palazzo ducale è molto di più di una scena arredata di rifiuti sparsi; è molto di più di quelle transenne che ne limitano l’accesso ma che giacciono da mesi come il deposito di un cantiere abbandonato; che è molto di più di quelle perdite di acqua che corrono lungo le gradinate che conducono nell’antico quartiere di San Giovanni; e che quegli spazi tra antico e vegetazione sarebbero molto di più senza i parcheggi selvaggi e il transito di auto nei giorni di festa… Siamo nella Piedimonte Mateseche sta sul confine tra l’antico abitato e gli spazi selvaggi della natura che si arrampica verso i monti, dove anche l’acqua, tanto cara alla città, nella sua corsa a valle sarebbe bella da vedere e meno pericolosa se i fossi, i  valloni e rivoli godessero della manutenzione che meritano.

Si sono caricati di belle responsabilità i membri dell’Associazione Culturale Byblos e dell’Associazione Cuore Sannita con i loro quasi 300 visitatori: i primi in esterna tra i pezzi d’arte del centro storico; i secondi nel complesso monumentale quattrocentesco di San Tommaso d‘Aquino dove permangono la mostra sui sanniti “Gens fortissima Italiae” e quella sui romani “Un tesoro in Grotta”.  In questo caso siamo esattamente nella sede del Museo Civico di Piedimonte Matese dove resta vietato l’accesso al primo piano che conserva una pregiata pinacoteca, collezioni di porcellane e pezzi unici di storia unitaria: da tempo l’area è blindata, inaccessibile al pubblico ma non alle intemperie e alle muffe. L’idea che non circoli più aria nei luoghi della Cultura non esclude l’immagine metaforica che una sana boccata di ossigeno “ricreativo” sia urgente alla collettività di questa città unica per le sue chiese (il merito esclusivo degli enti ecclesiali di aver custodito nei secoli il patrimonio di arte e storia locali oggi fa i conti con le restrizioni anticovid che vietano l’accesso ad alcuni pregiati contesti perdendo così occasioni di visibilità uniche. La crisi del momento ha sfaccettature sottili…), i suoi vicoli, qualche singolare fontana…

La bella Piedimonte, che fa di tutto per mostrarsi e dire il meglio di sé, si sottrae di fatto alla luce del sole, alla ventata di aria buona che ingentilisce, che alimenta prospettive di lavoro creativo, di scambi culturali e commerciali, di investimento verde: città specchio dell’anima? Riflessione che non salva i centri limitrofi…
Non mancano a ripetizione validi tentativi di recupero, sempre e soltanto per merito di poche associazioni sole in quella battaglia di riconquista identitaria che rischia di mettere al sicuro solo brandelli di storia per mancanza di uomini e di sogni comuni.
La città è una, la sua storia è nelle mani di tutti.

San Potito Sannitico. Dove la cultura è di casa
A San Potito Sannitico, cellula matesina che spicca per una diversa vivacità culturale ormai da qualche decennio, il Fai ha promosso la visita a Palazzo Filangieri, storicamente crocevia di cultura, ma più recentemente sede della neonata Associazione Culturale “Gaetano Filangieri”, giurista e filosofo del XVIII secolo. Qui trovano posto non solo la memoria dell’illustre del passato, ma anche un laboratorio di arti frequentato da molti  grazie alle iniziative organizzate, mirate a vivere l’arte come forma di incontro ed espressione di sensibilità diverse. Resta un modello, l’esperienza culturale complessiva di San Potito Sannitico che in vari angoli del paese e nelle strutture preposte fa germogliare occasioni di confronto e di respiro internazionale.

Alife. Ripetute promesse di rilancio turistico
Si chiude una parentesi serena ma si fa spazio un’altra constatazione severa, questa volta su Alife. Anche qui il Fai ha offerto l’occasione di una visibilità diversa… Ad occuparsi dell’accoglienza l’Associazione Pro Loco Alifana, che ha fatto capo all’esperienza e alla competenza dell’artista locale Ganni Parisi per la guida sui luoghi dell’antica città romana: Criptoportico e Anfiteatro gli scenari d’eccezione, pezzi di storia antica ancora visibile (come altri…). Il resto è negli annali che raccontano quanto la città valesse per le sue fruttuose terre…

L’esito positivo della giornata Fai rimanda ad una promessa da parte della Pro Loco, e cioè quella di fissare in calendario aperture più frequenti dei monumenti. La disponibilità dell’Amministrazione comunale e della Sovrintendenza ai Beni archeologici, il rilancio della visite guidate, delle aperture al pubblico, sanno però di dejavù, di appuntamenti già dati, di promesse di rilancio già annunciate e da noi già scritte.

L’ingresso al criptoportico romano di Alife

Alife è la storia di una fortunata valle incontaminata. Alife, come Piedimonte Matese, la città vissuta e osservata dai suoi abitanti merita una politica “interessata” alla sua anima e di appuntamenti non più in bozza, ma veri…
Pezzi di mura, busti di eroi, monumenti grandi e piccoli, Alessandro Vessella e Orazio Michi oggi attirano meno delle buone pizze che si mangiano in città. Eppure, durante tutta la stagione estiva, proprio chi è passato per una sosta culinaria, non ha disdegnato l’idea di conoscere il luogo, di camminare lungo il decumano e nelle traverse nascoste. Ma di buono e saporito ha colmato soltanto il corpo, non lo spirito. Alife blindata, non diversamente da un lockdown.

Un impegno e una speranza per tutti
Come sarebbe migliore questa terra, come sarebbe più ospitale, se il fascino della sua storia e della sua arte trovasse stabilmente spazio nel cuore e nella sensibilità dei cittadini, nel dibattito e in una concreta (e motivata) programmazione politica non per forza finalizzata ad un futuro turistico puntualmente e noiosamente propagandato in ogni campagna elettorale! (Senza restare delusi, conviene ammettere che la vocazione turistica non è esclusiva dei nostri luoghi; alimentare una vocazione civica, sarebbe cosa più naturale e necessaria…)

Questa è terra buona, di brava gente, di idee e menti brillanti e fiere di esserne figli.
Questa è terra che non smette di sognare, e quanti giovani ce lo dimostrano!
Volersi bene e avere cura di sé serve a non invecchiare, a non ricominciare sempre dalle macerie. Avere cura dei luoghi è pensarsi veramente parte di una famiglia, chi padri e chi figli; e in famiglia l’amore non è questione di interessi.

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