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Commento al Vangelo del 1 novembre, festa di Ognissanti. “Beati voi!” è rivolto a ciascuno

Commento al Vangelo nella solennità di tutti i Santi

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NUVOLA DI CANTO di padre Ermes Ronchi

1 novembre – Tutti i santi

Mt 5, 1-12a
Non ci stancheremo mai di assaporare le nove beatitudini, da Gandhi definite “le parole più alte che l’umanità abbia ascoltato”.
Collante tra le feste dei santi e dei defunti, esse dipingono nove tratti del volto di Cristo e dell’uomo, disegnando creature amanti del cielo e custodi della terra, sedotte dall’eterno eppure innamorate di questo tempo bello e difficile: i santi.
La storia si aggrappa ai santi per non ritornare indietro, e si stringe alle beatitudini, che ogni volta ci disarmano nello stupore.
Non c’è prova o garanzia per queste affermazioni, sono una nuvola di canto che seduce e riaccende una nostalgia prepotente di bontà, di sincerità, di limpidezza e di giustizia.
Un tutt’altro modo di essere vivi.
Le beatitudini ci assicurano che i misteriosi legislatori del mondo sono i giusti, che i tessitori segreti del meglio sono i poveri. Se le accogli, la loro logica ti cambia il cuore, sull’onda di Dio che ha un debole per i deboli, che incomincia dalle periferie fragili, nella storia di ogni tempo.
Per capire qualcosa della parola “beati” osservo come essa ricorra già nel primo dei 150 salmi, aprendo l’intero salterio: “Beato l’uomo che non resta nella via dei peccatori, che cammina sulla via giusta”. E nel salmo dei pellegrini: “Beato l’uomo che ha la strada nel cuore” (Sl 84,6).
Dire beati è dichiarare: “In piedi voi che piangete; avanti voi, i poveri! I vostri diritti non sono diritti poveri, Dio cammina con voi, fascia il vostro cuore, asciuga le lacrime e le raccoglie nei suoi otri”.
Dio conosce solo uomini in cammino.
Nelle beatitudini la santità evoca vicende nostre, tesse trame su situazioni comuni, fatiche, speranze, lacrime e gioie. Il nostro pane quotidiano.
Sono detti beati i poveri, non la povertà.
Beati gli uomini, non le situazioni.
Beati quelli che sono nel pianto, perché hanno Dio dalla loro parte. Sempre.
È la beatitudine più paradossale: felice chi non è felice. Ma non perché la felicità sia nel piangere, ma perché un angelo misterioso annuncia: “Il Signore è con te”, nel riflesso più profondo delle tue lacrime.
Beati i misericordiosi: sono gli unici che troveranno ciò che hanno già, la misericordia. Essa è qualcosa da portare con sé, bagaglio per il viaggio eterno, sigillo d’eternità posto su tutta la lunghezza del tempo.
Fra quelle nove parole ce n’è una scritta, proclamata proprio per me, il mio cielo da individuare e realizzare per farmi più uomo, una misura che contiene la mia missione nella vita.
Su di essa sono chiamato a fare il mio percorso, per un mondo che ha bisogno di stelle e di storie di bene che contrastino le storie di male; di cuori puri e liberi che si occupino della felicità di qualcuno; nella mitezza, nella misericordia, nella giustizia, nella pace. E Dio si occuperà della loro: “Beati voi!”

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