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Alife, quale sorte per la discarica “violata” di località Jungere? Il confronto tra gruppi politici

Su iniziativa del Collettivo 1 maggio 1934 parte l'interrogazione della minoranza. Questa mattina giunge la risposta dal Comune di Alife: attivati i processi di analisi dei rifiuti e di bonifica

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Uno spettacolo poco degno di chiamarsi “Matese”, se per matese riconosciamo un insieme di beni preziosi come la natura, la salubrità dell’aria, la qualità dei prodotti della terra e la vita delle numerose stalle del territorio.
Siamo ad Alife, esattamente presso la vecchia discarica in località Jungere, dove il 13 settembre un vasto incendio (quasi sicuramente di natura dolosa) per ore intere ha sprigionato nell’aria una densa colonna di fumo nero e un pesante odore…

Immediate le indagini dei Carabinieri e l’esposto del Comune di Alife.

A distanza di un mese dai fatti, sul luogo si sono recati i giovani del Collettivo 1 maggio 1934-Potere al Popolo per verificare lo stato delle cose, la messa in sicurezza del sito e soprattutto l’accessibilità ad esso. I resti dell’incendio, in ottobre erano ancora lì e l’accesso alla discarica ancora consentito a chiunque. Allo stato dei fatti si aggiunge anche la considerazione su un progetto di riqualificazione finanziato in passato a cui non è stato dato seguito.
Parte da questo stato di cose la denuncia e l’interrogazione al sindaco di Alife Maria Luisa Di Tommaso, depositata dal gruppo civico per mano dei membri di minoranza del Consiglio comunale cittadino: “Insieme a loro abbiamo pensato a dei semplici interventi per ostacolare provvisoriamente lo scarico, alcuni dei quali sono stati inseriti come richiesta all’interno dell’interrogazione” fanno sapere in un comunicato i giovani del Collettivo 1 maggio 1934.

Giunge immediatamente in queste ore la risposta dell’Ufficio tecnico comunale di concerto con il primo cittadino Di Tommaso.
La comunicazione a firma del responsabile d’area, Ing. Antonio Rapuano, indirizzata ai consiglieri di minoranza Gianfranco Di Caprio e Salvatore Cirioli, riassume l’inter di questi ultimi mesi, in cui già da maggio è partita la verifica del sito e i procedimenti per la  successiva bonifica. Dissequestrata l’area dopo il recente incendio, il 23 ottobre è stato fatto il “campionamento “con prelievo dei rifiuti siti in loco, si legge nella comunicazione.

Già a settembre, informa sempre l’Ufficio tecnico, con apposita determina “si è ulteriormente provveduto ad assumere impegno spesa ed affidare incarico ad azienda specializzata per eseguire, di concerto con la ditta esecutrice delle analisi, la progettazione preliminare finalizzata alla rimozione dei rifiuti e bonifica dell’area…”
Tra i prossimi impegni, quello di restituire l’area al Comune con gli accorgimenti necessari alla tutela della stessa.

Il tema “salute” è tornato così, a distanza di pochi giorni e di complessi eventi, all’attenzione del Collettivo 1 maggio 1934: è nota la campagna di sostegno ai laboratori di analisi dell’ospedale di Piedimonte Matese per favorire in loco il processo dei tamponi da Covid19 e la distribuzione di mascherine alla cittadinanza in collaborazione con Cittadinanza Attiva del Matese.

Ma quella sulla discarica alifana è una riflessione che unisce al tema salute anche quello ambientale: in questo caso giungono i dovuti chiarimenti non solo per la popolazione alifana ma per un’intera area di stretto confine con il sito che tocca i comuni di Dragoni, Alvignano, Baia e Latina, e un territorio di più ampio raggio che tocca tutti gli altri centri della piana del medio Volturno e del Matese.

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