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INTERVISTA / VIDEO. Si rinnova il Guardaroba della Caritas, “non un deposito ma luogo di educazione e di incontro”

Grazie ai fondi 8xMille della Chiesa Cattolica la Diocesi di Alife-Caiazzo rilancia uno dei servizi messi in campo dalla Caritas: ambienti e arredi rinnovati. Ad essi si aggiunge il Salvadanaio solidale un numero di telefono attivo h24

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Ne abbiamo parlato in passato come di una significativa attività della Caritas diocesana; poi siamo tornati a raccontare il suo valore durante i mesi del lockdown; in ultimo abbiamo accennato ad un “rinnovamento” di questo progetto.
È il guardaroba Peter Pan, “non un deposito di abiti dismessi ma un luogo dove si sperimenta la carità”, spiega in questa intervista il direttore don Alessandro Occhibove, annunciando alla vigilia della Giornata Mondiale dei Poveri che si celebra domenica 15 novembre, l’ufficialità di questo nuovo servizio migliorato e potenziato grazie ai fondi dell’8xMille alla Chiesa Cattolica.  

 “Tendi la tua mano al povero” è il tema scelto quest’anno per la IV Giornata dei Poveri, tratto dal libro del Siracide che rimanda – storicamente – alle dure prove del popolo di Israele duecento anni prima della venuta di Cristo.
La storia dell’uomo, segnata dalla fatica e dal dolore, puntualmente si incontra con Dio “giusto e provvidente verso tutti i suoi figli”; una provvidenza che si incarna nella generosità dei credenti che mettendo insieme “la preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti”, si fanno testimoni di Cristo.

Don Alessandro, il lockdown della scorsa primavera ha visto in campo le forze della Caritas per far fronte ai bisogni di numerose famiglie ed anziani soli…
Il lockdown che abbiamo vissuto è stato un periodo inaspettato e difficile da accettare e da gestire; ognuno si è sentito toccare e vacillare… Al tempo stesso però è stato un periodo “significativamente sorprendente, che ci ha colmati di meraviglia”, perché in una società che tendiamo a definire “egoista” è emerso tanto bene grazie al contributo di molti, e in particolare di persone che nel silenzio hanno donato ed aiutato i loro fratelli che improvvisamente si sono ritrovati sul baratro di una grave crisi sociale ed economica.
Abbiamo visto tante mani tese a chiedere aiuto e tante altre tese per dare risposta: diverse le forze che sono scese in campo sul territorio, ognuno dando secondo le proprie disponibilità. Ripensando a quei mesi così intensi si rinnova il mio “grazie” ai volontari delle caritas parrocchiali, a quelli dell’équipe diocesana e tutti coloro che hanno donato serenità alle famiglie in difficoltà.
Grazie al Lions Club Piedimonte I Sanniti per il dono delle mascherine; ma anche ai piccoli commercianti di quartiere che ci hanno donato viveri da distribuire; grazie ai negozi di ferramenta che tramite la Caritas hanno potuto donare a medici e infermieri ausili protettivi; grazie a Banca Capasso così come a tanti cittadini privati. Da Caserta abbiamo beneficiato dell’aiuto di Confindustria, Fondazione Banco di Napoli, Camera di Commercio per l’Industria e l’Artigianato…

In questa azione sinergica non è mancato l’aiuto della Chiesa italiana che attraverso i fondi dell’8xMille ha consentito nelle Diocesi di attivare ampie forme di aiuto concreto. La Caritas di Alife-Caiazzo come ha “tradotto” localmente questa generosità?
All’inizio del lockdown abbiamo utilizzato il primo fondo di emergenza Covid-19 di 10.000 euro che ci è venuto da Caritas italiana per l’acquisto di beni di prima necessità e il pagamento delle utenze domestiche… Alle esigenze già puntualmente coperte dalla nostra disponibilità se ne sono aggiunte altre, come era prevedibile.

In che modo avete intercettato i bisogni dei più fragili, di quelle famiglie che si aggiungevano alle altre già “censite”?

Come centro diocesano abbiamo supportato le caritas parrocchiali che trovandosi nei territori ben conoscono i disagi di famiglie e anziani e hanno la possibilità di intervenire prima di noi sia direttamente sui casi, sia accogliendo segnalazioni di sacerdoti,

parrocchiani, sindaci, vicini di casa che prestano la propria voce a chi purtroppo non ha neppure quella…
In una Diocesi con 24 piccoli comuni, su un’area geografica di 580 chilometri quadrati, questa rete tra la nostra Caritas e le parrocchie è fondamentale, oltre ad essere una bella esperienza di Chiesa che sperimenta la comunione.
Noi come centro diocesano abbiamo attivato un numero cellulare attivo h24. (333 5684032) tutt’ora in uso; coordinato gli aiuti alle parrocchie e promosso l’iniziativa del Salvadanaio solidale ancora in corso dove far confluire piccole o grandi offerte per le richieste attuali e per quelle future che di sicuro non mancheranno.

Hai parlato di esperienza di comunione nella Diocesi… Una mattina, per le necessità incombenti hai pensato di chiamare a raccolta i giovani, quelli solitamente coinvolti in ben altre attività. Spiegaci meglio…
Una mattina mentre si organizzava il servizio da svolgere (accogliere le richieste delle parrocchie, organizzare la distribuzione di viveri, smistare telefonate a seconda delle esigenze delle persone…) mi sono domandato cosa ci è chiesto prima di tutto come Caritas… La risposta è stata “educare”.
Il mio pensiero è andato alle tante emergenze del momento, e tra esse quella di preoccuparci come Chiesa della formazione dei più giovani.
E allora, quale momento migliore per essere buoni maestri?
Ho lanciato un appello al Servizio diocesano per la Pastorale giovanile e all’Azione Cattolica chiedendo la disponibilità di ragazzi maggiorenni da coinvolgere nel nostro quotidiano tour di carità: per tutti colo che a turno si sono resi disponibili, la Caritas non è stata solo distribuzione di cibi, ma un’esperienza di ascolto, servizio, supporto, programmazione, lavoro di squadra e scelte da compiere ogni giorno valutando bisogni effettivi o prevenendone di nuovi.Per molti di loro, l’esperienza in Caritas è stato un esercizio di superamento di quel lockdown personale che mette un freno alla loro creatività e al desiderio di fare del bene. Tante volte i giovani non sanno tradurre in impegno concreto queste loro bellissime aspirazioni. Come spesso ha ricordato nei mesi passati Mons. Piazza, nostro amministratore apostolico, è possibile far emergere delle opportunità che edifichino il bene anche nelle situazioni più complesse e problematiche.

Parliamo del guardaroba Peter Pan.. Sempre grazie ai fondi dell’8xMille, nei mesi del lockdown la nostra Caritas diocesana ha potuto potenziare questo servizio. Di cosa si è trattato?
Grazie a don Arnaldo Ricciuto che mi ha preceduto in questo incarico, nel 2014 è stato creato il guardaroba “Peter Pan” per la distribuzioni di abiti direttamente alle famiglie o alle parrocchie che ne facevano richiesta. Negli ultimi anni sono considerevolmente aumentate le donazioni di indumenti da parte di privati o di esercizi commerciali tanto da non avere più spazio sufficiente a contenere tutto.
Grazie ad un bando 8xMille finalizzato al potenziamento dei servizi di ogni Caritas Diocesana, abbiamo pensato di migliorare il nostro guardaroba.

Lavorate incessantemente da qualche mese!
Incessantemente e con gioia…! Abbiamo svuotato completamente l’ambiente che ci ospita al piano terra dell’Episcopio a Piedimonte Matese; selezionato ed organizzato tutti i capi di abbigliamento e biancheria, ma soprattutto sostituito la vecchia scaffalatura con arredi nuovi e più capienti. E da qualche tempo siamo tornati ad accogliere quanti vengono a farci richiesta di aiuto…
È stata una provvidenza!

Il guardaroba non è solo un contenitore, ma un’esperienza di scambio a doppia corsia…
Mi preme far presente il valore di questo servizio, anch’esso educativo… Il guardaroba non è un deposito degli abiti scartati al cambio di stagione, ma un luogo che accoglie la carità di quei credenti che nel fratello povero vedono Cristo, e a lui scelgono di dare un pezzo buono, il meglio di ciò che possiedono.
Ero nudo e mi avete vestito significa tutto questo: prendere coscienza che c’è una fetta di società privata di ogni abito, quello che ripara dal freddo e quello che ripara dalle offese e dagli abusi: su queste povertà siamo chiamati ad intervenire per proteggere l’identità già fragile di molti fratelli, a rafforzarne la dignità…
Ringrazio quei negozianti che hanno scelto di farci dono della loro merce migliore piuttosto che smaltire altrove i loro capi di abbigliamento.

Carità non è una bella azione da guardare mentre altri la compiono; ci costa impegno fuori dagli schemi, come lo stesso Papa Francesco ci ricorda nel messaggio in occasione della IV Gironata dei poveri: “Tenere lo sguardo rivolto al povero è difficile, ma quanto mai necessario per imprimere alla nostra vita personale e sociale la giusta direzione (…). La comunità cristiana è chiamata a coinvolgersi in questa esperienza di condivisione, nella consapevolezza che non è necessario delegarla ad altri”.
Così sia.
Quella di domenica prossima è solo un modo per ricordare tutto questo. Per realizzare la carità abbiamo il tempo che ogni giorno ci è donato.

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