Banca Capasso Antonio Spa cede l’intero capitale sociale a IBL SpA.
La notizia è giunta ieri attraverso numerose agenzie di stampa nazionali (oggi ne parla il Corriere della Sera) e tramite un comunicato diffuso dalla storica Banca con sede ad Alife, sorprendendo non poco il territorio matesino e i suoi abitanti.
Cambia la Storia? Dalla sede centrale di Alife giungono rassicurazioni: non cambia il nome della Banca…; l’amministratore delegato Salvatore Capasso resta al lavoro per continuare ad accogliere le esigenze della clientela; aumenteranno i servizi in risposta alle esigenze di mercato grazie al potenziale garantito dalle risorse e dai progetti di IBL.
In tanti sperano non si interrompa la mission del piccolo istituto di credito locale divenuto grande nei numeri, nelle proposte, nei vantaggi, nei sogni e per i sogni dei cittadini di tutto il Matese, della valle alifana, dell’Alto Casertano e non solo.
Alla notizia puramente finanziaria segue però l’annuncio di una Fondazione Antonio Capasso che affiancherà la banca e si porrà come riferimento per i giovani del territorio, come factory di talenti e di progetti: “sarà un modo per restituire al territorio la fiducia che ha dato fino ad ora alla nostra banca e che continuerà a dare”, le parole di Salvatore Capasso. “Con essa daremo fiato ai tanti progetti in cantiere già da tempo con cui vogliamo rivitalizzare il territorio coinvolgendo i giovani e creando possibilità di crescita umana e professionale”.
L’operazione, soggetta ad autorizzazione della Banca d’Italia attesa entro il primo semestre 2021 – si legge nella nota ufficiale – prevede il mantenimento e la crescita dei livelli occupazionali e un rafforzamento della presenza territoriale finalizzati ad una maggiore creazione di valore e di sviluppo commerciale nel segmento retail.
Parole che confermano la decisione di continuare ad incidere sul territorio secondo lo stile che Banca Capasso ora ritrova nell’etica e nei servizi di IBL, come garanzia e prolungamento di quanto già compiuto fino ad ora.
È un cambio d’abito fanno sapere dalla Banca: “Come avvenne nel 1925, la Banca Capasso Antonio cambia veste”, dunque non cambierebbe l’anima di un gruppo (oggi sono Salvatore e Rosa Capasso, Ferdinando e Domenico Parente) che ha preso per mano il territorio accompagnandolo per un secolo attraverso i propri mutamenti sia politici che sociali, i drammi di due guerre e le rispettive ricostruzioni, e le più cupe crisi economiche moderne e contemporanee.
In questo percorso Banca Capasso ha sostenuto i sogni di intere famiglie, giovani e adulte, e le aspirazioni degli imprenditori locali, mutando di volta in volta la sua proposta, restando al passo con la finanza globale, senza andare in affanno e senza tradire un valore di fondo: l’incontro con il territorio, il “tu per tu” che fa pensare l’economia come esperienza fondante la vita delle persone e come una frontiera su cui potersi incontrare, anche nei piccoli contesti come quello matesino.
Un concept associato a forme di promozione culturale e sociali che in più occasioni la Banca locale ha avuto modo di manifestare.
La solidità di Capasso ha dato fierezza e dignità ad un territorio e gli ha dato visibilità più e meglio della politica o della sanità locali. È rimasta per decenni fortezza mostrandosi vincente e in controtendenza rispetto ad un andamento globale (anche quello finanziario) che va perdendo volti e identità e i contatti umani di cui si ha bisogno e che sono gli unici indicatori in grado di far luce sulle condizioni di benessere di una società (su cui si calcolerà in maniera diversa e nuova il Pil di ogni Paese… L’epidemia da Covid19 ci ha portato anche questa novità!).
Cosa resterà di questo solenne racconto e di questa singolare esperienza?
Ben quattro sedi (Alife, Piedimonte Matese, Faicchio e Pietravairano) con oltre 32 milioni di euro di fondi propri e crediti alla clientela per circa 60 milioni di euro: questa è Banca Capasso Antonio SpA che lo scorso 30 giugno faceva registrare le cifre appena indicate; un patrimonio di base che conferma tutt’ora la sua solidità in ambito globale e che arricchirà il gruppo di IBL presente in tutta Italia con 54 filiali e 700 dipendenti.
“L’accentuata capacità di sviluppare e consolidare rapporti e relazioni di lungo termine con la propria clientela”, afferma Salvatore Capasso, Amministratore Delegato della Banca, “accompagnata da un efficace orientamento strategico, ha garantito negli anni la salvaguardia del patrimonio aziendale, anche attraverso l’impegno nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio e l’elargizione di contributi per iniziative di carattere formativo, sportivo e istituzionale quale mezzo di promozione ma altresì quale contributo durevole in favore del territorio, al fine di valorizzare le peculiarità e migliorandone la crescita socio-culturale”. Ma per continuare a competere pur rimanendo legati ai territori, il trend è quello di puntare sulle aggregazioni bancarie, come spiega Mario Giordano, amministratore delegato di IBL.
Verso quale futuro puntiamo? Quale fiducia daremo ai risparmiatori e agli investitori locali?
“Una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda” lo chiede Papa Francesco ai giovani economisti di tutto il mondo che proprio domani si riuniranno nell’evento virtuale “Economy of Francesco” e che vedrà la presenza tra gli altri di Muhammad Yunus, economista e Premio Nobel per la pace 2006, Vandana Shiva, membro del Forum internazionale sulla globalizzazione, e Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
È l’appello di Francesco che ripetutamente si alza in favore di una giustizia sociale urgente… In questo caso “globalità” non può che essere la visione di un comune bisogno di ritornare all’uomo, e poi scegliere di dedicare ad ognuno ascolto e l’arte di tessergli un abito “dedicato” che lo rivestirebbe di dignità.
La sfida globale dunque non è al di fuori del Matese, ma è già in questi borghi, e nelle piccole e grandi città del Pianeta contemporaneamente.
Alla Banca che verrà non possiamo che chiedere, sommessamente, tutto questo.