È una riflessione che evidenzia il punto di incontro tra la città partenopea e il calciatore nel segno della generosità. Nel primo caso, il richiamo è all’accoglienza del popolo locale nei confronti dell’Apostolo Paolo, qui approdato prima di giungere a Roma: un segno che si invita a non perdere ma a rinfocolare continuamente anche nell’ottica di una solidarietà sociale di cui lo Sport locale dovrebbe essere testimonianza. Nel caso diretto di Maradona, torna nella riflessione della Diocesi il richiamo ai ripetuti gesti di solidarietà e carità di cui si è reso protagonista…
Nota della Diocesi di Pozzuoli. La morte di Diego Armando Maradona ha scosso ed emozionato tutto il mondo, che dal giorno della sua scomparsa, lo scorso mercoledì 25 Novembre, lo sta celebrando come il più grande atleta della storia dello sport del calcio. Il cordoglio che è seguito alla sua morte ha dimostrato come fosse il più amato calciatore di tutti i tempi per le sue straordinarie qualità tecniche.
Ci piace inoltre sottolineare come Maradona avesse soprattutto un tratto distintivo in comune con i napoletani: la generosità. Non a caso, anche recentemente, Papa Francesco – argentino come lui, e che lo aveva più volte incontrato – ha ricordato il suo impegno per numerose iniziative benefiche a favore dei più bisognosi, come la partecipazione a diversi progetti ed iniziative nel segno dell’educazione e della solidarietàorganizzate da “Scholas occurrentes”, organizzazione internazionale promossa da Papa Francesco. Da ricordare, ad esempio, la sua partecipazione alla Partita interreligiosa per la pace svoltasi nel 2014, e a quella del 2016, in aiuto della popolazione di Amatrice colpita dal terremoto. In quell’occasione la conferenza stampa di presentazione dell’evento, a cui lo stesso Maradona volle partecipare, si tenne nei locali di Radio Vaticana.
Quest’impianto sportivo fu inaugurato nel 1959, ed ebbe in principio la denominazione di Stadio del Sole. Fu intitolato a San Paolo con delibera n. 218 del 5 maggio 1961, a firma del sindaco G. Fiorentino, approvata all’unanimità dalla Giunta Comunale. L’occasione per il cambio di denominazione fu il XIX anniversario centenario dell’arrivo di San Paolo in terra flegrea, così come ricordano gli Atti degli Apostoli, in cui l’evangelista Luca, compagno di predicazione di San Paolo, racconta: “Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Quindi arrivammo a Roma” (At 28,13-14). La via che da Pozzuoli (allora Porto di Roma prima della costruzione del Porto di Ostia) portava alla Città Eterna passava nelle vicinanze del luogo dove era stato costruito lo Stadio (l’attuale via Terracina, in cui ancora oggi sono visibili alcuni scavi archeologici di notevole importanza). Non a caso in quella zona fu dedicato a San Paolo anche un parco residenziale, e successivamente anche l’ospedale.
A questo, il nome dello Stadio San Paolo può contribuire in modo efficace. Pur tuttavia, non ci sembra l’unico modo. Essa si è mantenuta viva, infatti, per molto tempo prima che lo Stadio venisse costruito, e si manterrà viva ancora dopo. È nel cuore, nella coscienza, di ogni abitante di questa terra che essa vive. Ci sembra invece che intitolare lo Stadio a Diego Armando Maradona possa oggi essere un segno di richiamo ai valori fondanti lo sport, facendo riferimento a uno dei suoi più grandi rappresentanti, e a una passione che dall’ambito puramente sportivo deve diffondersi in tutto il tessuto sociale, politico, economico della nostra terra flegrea, con particolare attenzione ai più bisognosi secondo quella generosità che fu anche del giocatore argentino.