Grazia Biasi – Un unico pensiero, lo stesso sentimento, una comune espressione: Mons. Angelo Campagna, buon pastore.
A trent’anni dalla morte del primo vescovo della Diocesi di Alife-Caiazzo, era il 10 dicembre 1990, sacerdoti e laici che l’hanno conosciuto lo ricordano paterno, appassionato, docile, vicino…segno della Chiesa nuova del Concilio Vaticano II in una nuova Diocesi provata dall’esperienza di difficili amministrazioni apostoliche toccate sia alla comunità diocesana di Alife (amministrata dal vescovo di Caserta Vito Roberti dal 1967 al 1978) che a quella di Caiazzo (amministrata dal vescovo di Capua, Tommaso Leonetti, dal 1963 al 1978).
Un anniversario che non passa in silenzio ma che a causa della pandemia di Covid19 in corso, costringe la Chiesa locale a rimandare un comunitario momento di preghiera e di ricordo ad un prossimo tempo.
“La memoria del Vescovo Angelo Campagna, nella Chiesa locale vibra di un sentimento riconoscente per quel patrimonio di valori vissuti e lasciati in eredità dal Pastore: la sua fede e la spiritualità, il modello di un servizio pastorale vissuto nella semplicità e nella testimonianza coraggiosa, anche nel dolore che ha accompagnato i suoi ultimi tempi…”. Le parole del vescovo Orazio Francesco Piazza, amministratore apostolico, portano il comune pensiero dei presbiteri e dei laici che hanno condiviso con mons. Campagna la gioia del servizio al Vangelo ma anche la fatica della semina: le novità pastorali e liturgiche che il Concilio Vaticano II aveva proposto dovevano lentamente innestarsi in un terreno ecclesiale e sociale rimasto lungamente incolto…affidato, nelle singole parrocchie, all’iniziativa profetica di qualche sacerdote.
Il Vescovo Angelo prese per mano la sua Chiesa…e la condusse.
Non sono mancati negli anni occasioni per ricordarlo nella preghiera e nei racconti, ma l’anniversario che cade domani segna un momento preciso, una sorta di punto e a capo prima che riprenda lo scorrere di nuovo tempo, e diventa occasione per una riflessione in più: la novità di vita che egli prospettava per Alife-Caiazzo in un itinerario pastorale frutto di comuni riflessioni con la sua Chiesa, oggi, quali ulteriori obiettivi accende?
Quel talento da amministrare, consegnato attraverso la sua eredità di idee e di valori, quanto ha fruttato?
Il 10 dicembre una messa in tutte le Parrocchie
Domani (10 dicembre), nel giorno dell’anniversario della nascita al cielo di Mons. Campagna, il vescovo mons. Piazza ha chiesto ai sacerdoti che in tutte le parrocchie della Diocesi sia celebrata una messa in suffragio del caro Pastore: “Presto torneremo a riunirci e a curare un momento in ricordo di lui: la buona memoria sul Vescovo Angelo serve ad edificare il futuro, a leggere i segni dei tempi nel passato e a orientarci con saggezza su quelli del presente: l’insegnamento pastorale e umano di Mons. Campagna ha il sapore di un Vangelo semplice, quello di cui oggi abbiamo fame; ci offre la misura della piccolezza dell’uomo, fragile nel dolore e nella malattia, ma che diventa porta spalancata sul mondo per la Misericordia di Dio…”.
Clarus ha raccolto alcune testimonianze. Sono solo un piccolo segno, poca voce rispetto a quanto si vorrebbe o si potrebbe dire: esperienze diverse sfiorate e toccate dalla figura del pastore buono. Ricordi da cui emerge direttamente o implicitamente la chiara immagine di quel padre ma si pongono anche come riflessione sul presente, su quanto oggi possa significare per la Chiesa locale e la società civile la vita di un Vescovo che non c’è più…quanto essa possa ancora narrare e testimoniare; o quale stile, quale impegno richiama la sua voce per i credenti di oggi.
Le testimonianze (clicca sui link per andare all’articolo completo e alle foto)
La biografia di mons. Campagna porta la firma di don Domenico La Cerra, amministratore parrocchiale di Santa Maria Maggiore in Piedimonte Matese, tra i maggiori collaboratori dell’allora vescovo nella realizzazione delle novità conciliari e nella redazione dei progetti pastorali per la Diocesi di Alife-Caiazzo. Egli nel ripercorrere il racconto della vita del caro vescovo ben mette in evidenza la sua “azione graduale, sistematica, che segnò tutta la crescita delle due Diocesi” e “il rilancio della pastorale vocazionale” che “portò, durante il suo episcopato a ben dieci ordinazioni sacerdotali”; oltre che accompagnare la Diocesi verso la “stagione del movimento catechistico italiano degli anni ’70” (vai all’articolo).
Il contributo di mons. Valentino Di Cerbo, vescovo emerito di Alife-Caiazzo, ricorda il suo primo incontro con Mons. Campagna e le confidenze del Vescovo sulla realtà diocesana locale, neppure immaginando che un giorno (nel 2010), la successione della sede episcopale alifano-caiatina sarebbe stata affidata alla sua cura. Il profilo che il vescovo emerito traccia per noi, attinge altresì alle testimonianze ancora vive tra il clero diocesano e i laici delle comunità parrocchiali che ebbero Mons. Campagna sempre vicino, attento alle esigenze di tutti, delle parrocchie maggiori e di quelle periferiche. Alla memoria dell’amore per gli ultimi che ebbe il compianto pastore, Mons. Di Cerbo nel 2012 ha dedicato il Centro diocesano per la Famiglia (vai all’articolo).
Il valore dato al laicato quale fondamento dell’azione salvifica della Chiesa nel mondo – risposta concreta alle attese del Concilio – lo ricorda Walter Marra, che fu il primo Presidente di Azione Cattolica della Diocesi di Alife-Caiazzo.Per il piacere di Mons. Campagna di risiedere più frequentemente nella cittadina di Caiazzo, egli come altri giovani e adulti del luogo, ebbe la fortuna di condividere con il Pastore la normale quotidianità, in cui spiccavano come dono per tutti la sua caparbietà e l’entusiasmo contagiosi. Lo definisce “padre e pastore ma anche fratello e compagno di viaggio” e con il piglio vivace che distingue nella vita della Chiesa, la proposta dell’Azione Cattolica, egli pone interrogativi concreti sull’oggi: “Qual è l’eredità di mons. Campagna? Cosa rimane di quanto è stato seminato dal vescovo? Può aver senso interrogarci su come siano vissute all’interno della Chiesa locale la ‘comunione’ e la ‘partecipazione’ per le quali il vescovo ha tanto lavorato?” (vai all’artcolo completo).
Ai ricordi si aggiunge quello degli ultimi tre sacerdoti che ricevettero l’ordine sacro del presbiterato dalle mani di Mons. Campagna: don Emilio Meola, don Mario Rega, don Andrea De Vico ancora oggi vivono della testimonianza forte di un vescovo che in precarie condizioni di salute volle farli preti “anche a costo di morire sull’altare” (vai all’articolo).
La triste vicenda del terremoto del 1980 che ebbe il suo epicentro in Irpinia ma non risparmiò il Matese, si intreccia con i ricordi di Fabrizio Pepe, all’epoca giovane sindaco di Piedimonte Matese, e quindi coinvolto nelle emergenze sociali del posto dove aveva sede lo storico palazzo episcopale di Alife destinato necessariamente agli sfollati… (vai all’articolo); e quelli di Ciro Ferrucci, anch’egli tra i giovani di Caiazzo che condivisero con Mons. Campagna intensi momenti di scambio umano e spirituale (vai all’articolo).
Nel primo caso emergono i dissapori tra uomini delle istituzioni poi placati e addolciti per i meriti paterni del vescovo “Capivo, allora, il motivo della sua larga popolarità…” spiega Pepe. Nel racconto di Ferrucci emerge l’affetto, ma anche la lucida lettura dell’azione pastorale di colui che visse al di fuori di ogni formale galateo che avrebbe previsto per un vescovo alti privilegi anche nella ordinaria quotidianità. Cristiano “operaio” di pace e di carità, è il tratto più intenso con cui lo dipinge.
Questo spazio che Clarus ha disposto per ricordare il caro vescovo Angelo resta aperto al contributo di quanti conservano non solo una memoria gioiosa del legame con il Pastore, ma vorranno donarcela come segno che edifica ancora oggi il cammino della Chiesa.
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