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Il Covid oltre la malattia, “un tempo di grazia”. Il racconto di Rossella toccata dal virus insieme alla sua famiglia

Originaria di Castel Campagnano, ma vive a Roma. Ha affidato ad un lungo racconto (che noi pubblichiamo solo in parte) ogni attimo del "suo" Covid: la casualità dell'incontro con il virus, i sintomi, le cure, e poi...la preghiera

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“Il Covid oltre la malattia. Ciò detto, ora viene il bello…”
Dopo una lunga descrizione dei sintomi, della fatica di lei e del marito Salvatore per contenersi in casa insieme ai tre figli, Rossella Califano, nella sua lunga testimonianza sul Covid, apre alla “grazia” che è stato il Covid per lei.
Sì, esattamente un tempo opportuno per sperimentare la solidarietà e la preghiera, ma soprattutto quest’ultima.
Rossella, classe 1981, è nata e crescita a Castel Campagnano; oggi la sua vita è a Roma divisa tra la famiglia, la Parrocchia, e il lavoro (di lei, in passato, Clarus ha raccontato la bella esperienza professionale nella squadra del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; i suoi meriti oggi la vedono ancora lì, al Quirinale). Non si è mai staccata con il cuore dal paese natìo e dai valori che quella comunità originaria le ha donato ma che lei ha portato con sé come bagaglio prezioso e ancora coltiva e moltiplica.
Se l’esperienza del Covid di queste settimane è una grazia per lei; altrettanta grazia sono le sue parole che ci dona con questa riflessione. Perché nulla di questo difficile momento storico vada perduto, nemmeno il peggiore dei ricordi.
“L’esperienza del Covid-19 è stato un tempo di Grazia inimmaginabile per me.
La solidarietà fortissima che abbiamo ricevuto da tantissime persone, in mille modi, dai semplici sms, alle telefonate, ai messaggi vocali per non farmi affaticare nel parlare ma ricevere comunque notizie, alle spese alimentari a richiesta consegnate fin davanti casa dagli amici, le teglie di lasagna già pronte, le fotocopie stampate e recapitate a casa dei compiti per la didattica a distanza di mio figlio maggiore, le buste di medicinali necessari appese fuori al cancelletto del giardino, la visita inaspettata del più caro amichetto di mio figlio maggiore, venuto davanti casa solo per salutarlo, anche con mascherina e distanziamento di 2 metri, la consegna a sorpresa (nel giorno dell’Immacolata Concezione) di un pacco regalo con pandoro e dolci per augurare Buona Festa ai nostri bambini, recapitata con tanto di messaggi di affetto, urlati a squarciagola dalla bimba protagonista della consegna, una meravigliosa compagna di classe di mia figlia Beatrice Maria, che dal finestrino della macchina del papà, fermo in strada, urlava a mia figlia: “Bea ti voglio bene, mi manchi, torna presto a scuola per giocare insieme!”, e mia figlia emozionatissima ricambiava, ferma sul ciglio della porta di casa, con baci e messaggi di affetto verso la sua amichetta.
Questo solo per fare alcuni piccoli esempi di quello che stiamo vivendo nel quotidiano.
Trovare – mio marito ed io – le energie più “nascoste” per preparare per l’8 Dicembre un minimo di atmosfera natalizia in casa, albero e presepe, pensando alla serenità dei nostri 3 bambini, che stanno comunque vivendo un enorme sacrificio in termini di rinunce e compromessi e stanno reagendo davvero in maniera eccezionale!
E il Tempo che mi ha donato il covid.
Le veglie notturne causate dalle terapie di cortisone mi fanno dormire due ore a notte, poi mi sveglio e principalmente prego. Ma anche rifletto, scrivo, penso.
Mi fermo.
Quanto poco ci si ferma in questo tempo sempre al “tutto di corsa”?
Io ho approfittato molto di questo periodo di stop forzato per usarlo al meglio.
Ho accumulato una grazia enorme che non voglio disperdere, ma che custodirò gelosamente come un tesoro a cui attingere, come già successo in passato, perché la grazia (come dice un nostro caro amico sacerdote – cit. DFR) “non va dispersa come in un colabrodo, ma trattenuta e vissuta giorno per giorno come un tesoro per andare avanti!”.
Sì, andare avanti.
Perché poi, quando si ha la fortuna che tutto è passato per il meglio, come sta succedendo a noi che siamo in lenta ma costante ripresa, ciò che resta oltre la malattia, la sofferenza, le difficoltà affrontate è sempre l’Essenziale: cioè la spiritualità, la persona che siamo diventati, la persona che torna nel mondo e si relaziona con la vita vera e con gli altri.
Ma se questa relazione non è stata vissuta in primis a livello intimo personale, ad un livello profondo, e io la intendo “con Dio” (ognuno può vivere la sfera spirituale come ritiene opportuno), non puoi vivere poi la grazia che ricevi con gli altri e in mezzo agli altri. Te la perdi. E ti sei giocato una bella occasione per essere una persona migliore.
La fonte è sempre Lui.
Questo è il mio personalissimo pensiero.
Grazie e tutti per l’attenzione che vorrete dedicare alle mie parole, come se vi abbracciassi tutti virtualmente,
Rossella

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