Mons. Antonio Di Donna, vescovo – Giovane prete, fresco di studi in teologia pastorale, mi fu chiesto, agli inizi degli anni ’80, di avere incontri di formazione per il presbiterio diocesano e di collaborare con la pastorale della Diocesi. Suppongo che al Vescovo il mio nome fu fatto dal compianto mons. L. Pignatiello, insuperato maestro non solo mio ma di tanti della mia generazione.
Così la Diocesi di Alife-Caiazzo divenne uno dei miei primi “amori”; in diversi anni venivo a Piedimonte, viaggiando con il “trenino” che da Napoli raggiungeva Piedimonte Matese, coprendo la distanza di 80 Km in un’ora e mezza.
In quegli anni, grazie al nuovo pastore, la Diocesi stava vivendo una feconda stagione pastorale, che suscitava grande entusiasmo e passione, sia nel presbiterio, sia nei laici. Attraverso i Convegni diocesani, la formazione dei catechisti, l’Istituto di Scienze Religiose ecc. la Diocesi si risvegliava da un lungo torpore.
Mons. Angelo Campagna era l’anima di tutto questo.
Pastore veramente buono, magari non “esperto” nei campi nuovi del rinnovamento pastorale, ma aperto e ispirato dallo Spirito Santo.
Paterno e mite, lasciava fare, vigilava e godeva del cammino della sua Chiesa e accompagnava questo cammino.
In particolare, egli è stato l’autore e il divulgatore del primo progetto pastorale nella storia della Diocesi. Il Piano Pastorale “Insieme in novità di vita”, di fatto, traduceva il Concilio Vaticano II, per la Diocesi di Alife-Caiazzo. Era, quello, il modo con cui la Chiesa locale “recepiva” il Concilio. Esso reca la data del 1981 ma è attualissimo.
Il Piano Pastorale fu lo strumento di comunione tra le due Diocesi un tempo distinte. Inoltre scaturiva dall’apporto di tutte le componenti della comunità ecclesiale diocesana. La cronaca dei convegni dai quali nacque quel Piano Pastorale e di quelli che lo seguirono per la graduale attuazione nella pratica è testimone di quanto cammino sia stato fatto. Non ho timore di dire che quel Piano segnava una svolta storica nella pastorale della Diocesi.
Non si creda che Mons. Campagna, paterno e mite, si facesse facili illusioni.
Era un uomo concreto e chiedeva, in primo luogo, una conversione interiore e una generosa disponibilità ad accogliere un indirizzo nuovo della pastorale, richiesto dal Concilio e dai tempi nuovi. Era un uomo concreto e accompagnava i passi di questo cammino, con pazienza ma anche con audacia.
E così quel Piano diventò il segno dell’effettivo rinnovamento pastorale della Diocesi. Certo, la storia è andata avanti, ma non esito a dire che quel Piano Pastorale rimane un punto di riferimento della storia di Alife-Caiazzo e della storia di questo santo Vescovo che il Signore ci ha donato in questi anni.
Paterno anche nei miei confronti, questa mia testimonianza sia a ricordo di quest’uomo buono che il Signore mi ha fatto incontrare. Che la sua memoria sia in benedizione.