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Voci d’inverno. Tornare ad essere madre, la storia di Giovanna, del suo uomo violento e dei figli “ritrovati”

La prima storia raccolta nella rubrica "Voci d'inverno" narra di una donna vittima dell'aggressività del suo uomo

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Ma tu che vai ma tu rimani. Vedrai la neve se ne andrà domani.
Rifioriranno le gioie passate.
Col vento caldo di un’altra estate.
Fabrizio De Andrè

di Concetta Riccio

Voglio inaugurare il mio contributo alla rubrica Voci d’inverno a cura del Centro diocesano per la Famiglia (clicca per saperne di più) partendo da una storia di speranza: nessun inverno dura per sempre, per quanto lungo e rigido possa sembrare.

La storia di Giovanna
Cosa capita ad una donna quando per venti lunghissimi anni mette da parte ogni suo desiderio? Succede che si sottomette ad uomo forte, a tratti aggressivo. La sua sottomissione è totale: economica, psicologica e sessuale. Ciò che ferisce maggiormente Giovanna (nome di fantasia) è l’aver permesso a suo marito di  privarla anche del suo ruolo materno. L’uomo, infatti, ha questo atteggiamento ostile solo nei suoi confronti; con i figli è molto complice e presente e comunque non ha mai obbligato la moglie a restare con lui. Anzi, l’ha invitata più volte a lasciare l’abitazione, certo che i figli non l’avrebbero seguita. Ed è proprio quello che poi è accaduto: in presenza di uno dei figli avviene l’ennesima discussione e Giovanna decide di andarsene.

La giovane donna approda da me cinque anni fa, proprio in una mattina di novembre. Giovanna è una persona piacevole. Nonostante tutto non si è lasciata andare, ha ancora cura della sua persona, e capisco subito che ha tutti gli strumenti per riprogettarsi. Il prezzo da pagare è ancora una volta la distanza dai suoi figli: solo uno dei tre, infatti, mantiene rapporti sporadici con lei.

La storia di Giovanna non è così lineare. Non sempre esiste una “vittima perfetta”!  Già dai primi colloqui viene fuori, infatti, un matrimonio voluto da lei per divincolarsi dalla famiglia di origine e un marito innamorato che ben presto scopre di non essere ricambiato. La sofferenza di una coppia, quindi, che si tramuta in una incapacità di agire per uscire da un labirinto di conflitti e si scaglia contro chi questo gioco perverso lo ha iniziato per prima.

Nel contempo, la psicoterapia ha aiutato Giovanna ad elaborare il dolore e a riconciliarsi con una parte di sé che faticava ad accettare. Solo partendo da ciò ho potuto accompagnarla in un nuovo progetto di vita, fatto di obiettivi, “compiti”, alla portata delle sue risorse, a volte latenti. Il modello centrato sul compito di Reid ed Epstein è particolarmente utile nel servizio sociale quando bisogna responsabilizzare l’utente nei confronti dei problemi che lo riguardano, come nel caso di Giovanna.  Dopo la fase dell’assessment, si definiscono insieme gli obiettivi, si stipula, anche solo verbalmente, un contratto/progetto e al professionista spetterà il compito di sostenere la persona durante tutto il percorso di cambiamento.

Ironia della sorte, per Giovanna riprogettarsi ha voluto dire tornare nel luogo dove forse tutto era iniziato: dai suoi genitori. Questi anziani genitori che, seppur inconsapevoli delle loro responsabilità, sono stati immediatamente pronti ad accoglierla.

Giovanna si laurea, inizia a lavorare. I faticosi colloqui della fase della “ricostruzione” appartengono al passato, c’è tanto entusiasmo, eppure una nota amara sempre presente: recuperare il rapporto con i suoi figli, ostacolato anche da tante cose non dette. Decido di sostenerla anche in questo obiettivo. Facciamo dei colloqui con lei e i figli, fortunatamente i ragazzi accettano. In pochi mesi la fredda telefonata settimanale diventa un caffè insieme e poi una giornata al mare; insomma, riscoprire la necessità di avere una madre e ritrovare una madre.
Per Giovanna il suo quarto inverno di rinascita finisce con la primavera di un nuovo amore.

 

 

 

 

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