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Matese / Alto Casertano. La ‘notte di San Silvestro’ tra canti, balli e convivialità

Da Caiazzo a Piedimonte Matese, da Castello a Valle Agricola e Sant'Angelo d'Alife, per salutare l'anno terminato e accogliere il nuovo, le comunità davano vita a momenti di allegria, con canti, balli e rappresentazioni della tradizione popolare

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Michela Visone – In molti paesi matesini sono diffuse differenti balli e canti popolari dedicati alla notte di San Silvestro, un vero e proprio teatro popolare di strada, che si cantano la sera dell’ultimo dell’anno. Tutti i testi sono accomunati da un unico leitmotiv: augurare un buon anno alle persone che si andavano a visitare. Generalmente un gruppo di persone, accompagnate dall’organetto e da altri strumenti musicali rudimentali, allietavano piazze e/o case private in cambio di un bicchiere di vino e di qualcosa da mangiare. Queste antiche tradizioni, ormai quasi scomparse perché rimaste vive solo nella tradizione orale degli anziani, in passato erano un importantissimo momento di aggregazione sociale nei difficili anni tra le due Guerre e nel Dopoguerra, e rappresentavano la voglia delle persone di unione e fratellanza nelle comunità.

Nel centro storico di Caiazzo, nella mattinata di San Silvestro, un gruppo di contadini con organetti e strumenti musicali fatti in casa, mettevano in scena una sorta di rappresentazione, tra sacro e profano, nella quale si invocava prima San Silvestro e poi si facevano differenti auguri; il testo era “un po’ mistico, un po’ pagano, un qualcosa a mezza strada tra fra le laude e i canti goliardici del medioevo” .

In foto, il testo integrale riportato da C.A. Sparano, nel libro
Caiazzo e la sua gente.

A Sant’Angelo d’Alife, nella notte fra il 31 e il 1° gennaio di ogni anno, un gruppo di uomini accompagnati da strumenti come organetto, clarinetto, chitarra si recava presso le abitazioni dei compaesani, cantando e suonando davanti ai portoni delle case e, al termine del canto, chiedevano qualcosa da mangiare o bere, facevano i “complimenti”, e i padroni delle case regalavano vino o qualcosa di cucinato oppure frutta secca locale. Ben tre differenti testi venivano intonati, a secondo della compagnia che portava gli auguri in giro per le case.

Nella parte alta del paese si cantava così:

“Di Santo Silvestro che viene na volta all’anno
e tutti lo sanno possiamo cantare.
Cantiamo a sta casa, cantiamo a sorpresa e noi con il piacere possiamo cantar.
Cacciate i pollastri cacciate i capponi che noi con gli odori possiamo mangiar.
Buon capodanno a tutti.
Buon capodanno a tutti.
Felice notte”.

Nella parte bassa del paese il testo così recitava:

“E Santo Silvestro che viene na volta all’anno e tutti lo sanno felice sarà. È venuta la primavera fioriscono la frutta.
Buon Capurannu a tutti
Felice notte.
Aspettiamo e ci ne iammo?”

A ben vedere, il principio era sempre lo stesso: goliardico, augurale e al tempo stesso questuante, un modo per incontrarsi e portare un po’ di allegria e serenità. Si narra che anche nei comuni limitrofi come Piedimonte Matese, Castello del Matese o San Potito Sannitico ci fossero usanze simili, ma non è stato possibile ricostruirne i testi.

A Valle Agricola, oltre ad una simile usanza si narra anche una vera e propria leggenda che così racconta:

A Valle Agricola vi è un monte che porta il nome di San Silvestro (m 1083). Si vuole che, all’epoca della “DONATIO COSTANTINI”, Papa Silvestro si trovasse qui, tra questi monti. Narra, infatti, la leggenda che papa Silvestro, ricercato dai soldati di Costantino che, gravemente malato di lebbra, voleva esserne guarito, venne rinvenuto qui dove viveva eremiticamente. Viveva in una grotta, sulla nuda pietra, dove aveva costruito un altare per celebrarvi il sacrificio della messa e quando fu rintracciato dai soldati che gli chiedevano, a nome dell’Imperatore, che si recasse a liberarlo dal morbo, prima di seguirli volle spargere nella zona dei semi di rapa che crebbero mirabilmente nel breve lasso di tempo di quanto può durare il sacrificio della messa. Ne mangiarono e l’eremita e i soldati partirono alla volta dell’Imperatore. Papa Silvestro donò la salute a Costantino che, narra sempre la leggenda, divenne cristiano e, magnanimo, donò al papa il territorio che, piccolo germe, doveva poi divenire il grande Stato Pontificio. A ricordo imperituro di quel fatto sublime ancora oggi, narrano i montanari, sul Monte S. Silvestro si riproducono quelle che son dette le “RAPE DI S. SILVESTRO”.

L’auspicio è di recuperare la tipicità di questi canti goliardici del ‘popolo matesino’, al fine di tutelare il nostro patrimonio ricco e pieno di fascino.

Si ringrazia: Angelina Orsi, Linozza Pocino, Gino Arrigo, Ilaria Cervo, Cinzia Brandi, Rotonda Iovine.

Bibliografia
[1] A. Cervo, Almanacco, 1998.
[2] C. A. Sparano, Caiazzo e la sua gente.
[3] L. Cimino, Valle Agricola, paese mio, 1999, pp. 71-79

 

 

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