Continua il percorso di lettura della Rubrica RiVISTE per voi, che, da diverse settimane propone la lettura di articoli tratti da prestigiose riviste (ma anche alcune meno note al grande pubblico) che periodicamente giungono nella Biblioteca diocesana San Tommaso d’Aquino e si aggiungono al patrimonio di arte, fede, attualità, scienza, teologia, politica messi a disposizione di tutti…
Antonino Cestaro – L’enciclica Fratelli tutti, firmata ad Assisi il 3 ottobre scorso da papa Francesco, costituisce il fulcro attorno al quale ruota la riflessione riportata nell’editoriale Aprire le frontiere della fratellanza universale e dell’informazione pubblicato nel n.11 2020 di Nigrizia, rivista mensile dei missionari comboniani. Facendo riferimento al titolo dell’editoriale, dal quale si evince quello che è l’obiettivo verso cui tendono le testimonianze presenti nel numero della rivista, potremmo dire che il testo di Fratelli tutti offra un profondo spunto di riflessione e soprattutto l’occasione di approcciare la contemporaneità con uno spirito comunitario ed un senso di appartenenza che risultano indispensabili nell’attuale congiuntura storica.
Nigrizia
Si legge nella pagina dell’editoriale: “Ispirata dal viaggio di San Francesco di Assisi all’incontro con il sultano Malik al-Kamil in Egitto, l’Enciclica riprende e sviluppa i grandi temi esposti nel documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 con il grande imam di al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb: l’impegno comune per la giustizia globale, la nonviolenza e la pace, l’uguaglianza dei diritti e dei doveri, la libertà di religione, la fratellanza universale e la convivenza comune, la condanna dei terrorismi, la diffusione della cultura della tolleranza e dell’accettazione dell’altro”.
Tenendo bene a mente quello che viene presentato dal Papa come “un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole” (Ft 6), potremmo registrare come gli scenari evocati dalle testimonianze riportate nel numero collidano con i sentimenti di giustizia, pace, uguaglianza, fratellanza e prossimità nei confronti dell’altro che fanno da sfondo al testo di Fratelli tutti: se durante la prima fase della pandemia, condividendo le parole del Pontefice, “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”, basta soffermarsi sulle prime righe dell’editoriale per comprendere che, partendo dal Mediterraneo, sbarchi, navi quarantena, hotspot, respingimenti ci consegnano un’immagine del tutto contrastante di un presente in cui voci ed esperienze altrui dovrebbero indurci ad insistere sulla complessità dell’attuale congiuntura, alla quale, tuttavia, spesso guardiamo con superficialità ed indifferenza, nonostante tali fenomeni siano espressione di un unico panorama.
Se “fa notizia chi mette piede sul suolo europeo proveniente da terre impoverite o al massimo chi fa scattare un allarme nel Mediterraneo, (e) non certo cosa avviene nelle piazze e periferie di partenza”, è proprio nel tentativo di spingersi oltre, di guardare il mondo da altre sponde, abbracciando una visione in cui il Mediterraneo si stacca da una prospettiva prettamente euro-centrica e diviene piuttosto spazio di incontro e di dialogo tra le sue sponde, che negli articoli del mensile viene messo in evidenza il “silenzio assoluto o quasi sul colpo di stato del Mali del 18 agosto, sulle manifestazioni in Nigeria di ottobre contro la polizia violenta, sulla sorte delle elezioni di Guinea e Costa d’Avorio, sul Sahel in subbuglio tra attacchi jihadisti, virus fame e cambiamenti climatici”; mentre nell’articolo Rivoluzioni in stand by, Luciano Ardesi ripercorre a grandi linee i momenti principali delle rivolte popolari, partendo dal novembre del 2010 da Golein Izik, nel Sahara occidentale occupato dal Marocco, fino ad arrivare ai giorni nostri, invitandoci a riflettere sulle dinamiche politiche e sociali del Nordafrica a dieci anni dalle “primavere arabe”, e riportando la nostra attenzione sulla repressione del dissenso in Algeria, sul regime liberticida di al-Sisi in Egitto, sui giornalisti incarcerati in Marocco, sulla gravissima crisi economica della Tunisia, sulle trattative in corso per dare un futuro alla Libia.
Tali testimonianze ci esortano ad accogliere la complessità di un presente sempre più globale in cui tutto è in connessione, ma, come leggiamo dall’editoriale, “mentre soldi e beni circolano senza barriere, la notizia alza un muro di fronte a chi non interessa o non ci tocca da vicino o è considerato avere una minore dignità”; ed è a questo punto che potremmo far confluire quanto detto fin qui con la riflessione attuata da Gianfranco Schiavone, vicepresidente Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione – Asgi, nell’articolo dal titolo Un solo obiettivo: ostacolare i flussi, in cui l’autore intende soffermarsi sulla comunicazione al Parlamento e al Consiglio europeo denominata Un nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo proposta lo tuscorso settembre dalla Commissione a guida Von der Leyen. Anticipandolo già nel titolo, Schiavone ci invita a registrare le logiche di assoluta chiusura nei confronti di un fenomeno così significativo del nostro presente, considerando «come l’Europa di oggi non riesca a trovare un orizzonte comune per gestire le migrazioni, il più grande cambiamento sociale in atto nelle nostre società».
Per concludere ed invitare all’approfondimento di tali questioni, potremmo riallacciarci al “sogno di fraternità e di amicizia sociale” di cui l’Enciclica ci parla, cominciando a pensare che il primo passo per la sua realizzazione consista nel creare delle aperture verso ciò che può sembrarci “altro da noi”, ma che, attraverso l’informazione, parla a nome di tutti.