Giovanna Corsale – Siamo a Baia e Latina, luogo scelto dalla Fondazione Giovanni Campaniello Onlus di Napoli per il progetto Una cascina per la vita, che prende forma in una struttura di accoglienza e un orto sociale dedicati a ragazzi affetti da disturbi legati allo spettro dell’autismo. Un ‘cantiere’ di idee che attendono solo di ricevere concretezza e questo grazie all’impegno materiale, morale e umano di persone che hanno come unico obiettivo quello di garantire ai giovani ospiti “inclusione sociale“. È quest’ultimo il concetto ribadito da Vincenzo Catapano, presidente della Fondazione, a proposito del progetto per la cui realizzazione non a caso è stato scelto un contesto rurale come la campagna compresa tra la Chiesa dell’Annunziata e la collina che risale verso il Santuario della Madonna delle Grazie, nella frazione di Latina.
“Gli spazi riservati al nostro progetto si suddividono in tre zone: la prima è riservata alla struttura residenziale per i cui lavori siamo in attesa dei permessi di rito da parte del Comune di Baia e Latina. La seconda zona è invece occupata da un fabbricato rurale, una masseria, al momento in fase di ristrutturazione; a queste due è annessa una terza zona, un orto, pensata per la coltivazione e lo stoccaggio dei prodotti che la terra offre”. Con parole colme di entusiasmo, Vincenzo descrive ai microfoni di Clarus i particolari di un progetto che ha tutte le carte in regola per crescere e migliorarsi nel tempo, e ciò soprattutto perché a sposarlo e metterlo in atto è una squadra di professionisti validi e sensibili verso chi vive l’autismo in prima persona e le verso le famiglie costrette a fare i conti con una società poco attenta a questo tipo di disagio.
Aiutare i ragazzi autistici a integrarsi, coinvolgendoli in attività che garantiscano loro “socialità e il confronto con i loro coetanei“, a cominciare dalla “lavorazione delle varie porzioni di terreno, dei terrazzi da assegnare ai ragazzi meno portati, e del terreno vero e proprio da lasciare ai più abili” fino alla realizzazione di “laboratori di cucina, nei quali i nostri ragazzi potranno utilizzare i prodotti raccolti trasformandoli in pietanze culinarie. Nel loro percorso di formazione i ragazzi saranno affiancati da esperti del settore agricolo e potendo contare su un sostegno psicologico continuo.” Nel giro di pochi mesi la Fondazione Giovanni Campaniello è riuscita a stringere collaborazioni con enti e associazioni del territorio con cui condivide mission e valori, tessendo una consistente trama di relazioni, perché il suo scopo è quello di “diventare un punto di riferimento per tutto l’Alto Casertano“.
“Fondamentale per noi è il Protocollo d’intesa stretto con Coldiretti Caserta, così come gli accordi con gli Istituti scolastici Agrario e Alberghiero di Piedimonte Matese, che potranno offrirci il loro prezioso contributo per avviare i ragazzi alle attività programmate”. Da non dimenticare inoltre l’intesa con l’ASL, che permette l’attivazione di “piani terapeutici individuali mirati a ogni singolo ragazzo, la cui età in linea di massima va dai 16 anni in su”. Parlare oggi di ‘inclusione sociale’ quando si tratta di persone autistiche è qualcosa di molto complicato perché, come spiega Vincenzo, “la nostra società si mostra molto poco propensa a recepire i bisogni di questa categoria di persone e tante sono le barriere che le loro famiglie sono tenute ad affrontare, a partire dalla Scuola, dove spesso l’alunno autistico non viene seguito come dovrebbe”. In un quadro del genere, quale rimedio se non attivare “percorsi di attività sociali” e quale realtà meglio confacente se non quella rurale che si individua nella genuinità della Terra che è Madre che accoglie tutti senza distinzioni?