Giovanna Corsale – “Son morto con altri cento. Son morto ch’ero bambino“, inizia così il celebre brano scritto dal cantautore Francesco Guccini nel 1966, una triste sonata che rievoca la tragedia dell’Olocausto. Queste parole sono solo l’incipit della canzone, eppure al Maestro di Pavana bastano per esprimere l’immagine della morte e lo fa attraverso gli occhi di un bambino. Ogni anno il 27 gennaio è come se il tempo si fermasse per tutti e allora quell’immagine del bambino di Guccini diventa contemporanea e il pensiero va alle migliaia di persone rimaste vittime di un odio indiscriminato e ingiustificabile.
Il clima di ostilità si infittisce al punto da infiltrarsi ovunque, ammantando come una coltre scura il mondo intero e giunge fino a Caiazzo, dove la devastazione si è verificata più volte anche se a opera di mani diverse. Il 27 gennaio 1944, poco dopo l’Eccidio di Monte Carmignano (13 ottobre del ’43), un terribile bombardamento aereo statunitense provoca la distruzione della città, un’azione militare erronea che toglie però il respiro per sempre a 20 persone innocenti. “Per noi caiatini questa data rimanda a molti eventi drammatici i cui artefici non sono stati solo i nemici ma anche gli amici che erano venuti a liberarci”. Il sindaco di Caiazzo, Stefano Giaquinto, ricorda quella strage che, inaspettatamente, arriva a sconvolgere una comunità già molto provata, causando ancora sangue, mentre solo un anno più tardi ci sarebbe stata la liberazione “del campo di sterminio nazista di Auschwitz per opera dei soldati sovietici dell’Armata Rossa”.
A perdere la vita in quella circostanza sono Margherita Cicarelli (38 anni), Anna Ciccarelli (15 anni), Antonietta Biggiero (6 anni), Alessandrina Eligio (10 anni), Angelo Raffaele Reveglia (3 anni), Giovanni Anzalone (12 anni), Elettra Bruno (41 anni), Vera Lamberti (11 anni), Giovanna Di Rienzo (76 anni), Maria Buonomo (4 mesi), Rosa Cocco (22 anni), Carmela D’Agostino (14 anni), Giuseppina Di Giovanni (4 anni), Maria Rachele Di Iorio (7 anni), Angelina Insero (14 anni), Giuseppa Santabarbara (44 anni), Raffaela Savocchia (38 anni). Il giorno successivo in seguito al bombardamento persero la vita, invece, Luisa Buonomo (4 anni), Antonio Rolli (63 anni), Vittorio Isotti (4 anni).
A fare esperienza di quel tragico 27 gennaio anche don Pasqualino Cervo, allora parroco della Cattedrale caiatina, che negli attimi fatali si trovava in chiesa con un gruppo di bambini che si preparavano alla Prima Comunione. (Leggi anche qui). In quegli istanti di terrore, don Pasqualino non ha mai smesso di proteggere quelle anime innocenti, continuando a infondere rassicurazione, pur consapevole che di lì a poco tutt’intorno sarebbe stato polvere.
“Da queste tragedie possiamo e dobbiamo ricavare un solo insegnamento: la guerra ha come unico risultato quello di causare dolore e morte, da qualunque parte si sta, con il serio rischio di alimentare l’odio verso il prossimo”. Da Giaquinto l’invito, soprattutto alle nuove generazioni, a non ridurre il ricordo delle stragi a commemorazioni sterili, ma a coltivare “un impegno costante nel tempo, il dovere di non dimenticare e di rispettare la memoria di chi, pagando con la propria vita, ci ha consegnato un mondo sicuramente migliore di quello che portò alla Seconda Guerra Mondiale, alle leggi razziali e ai campi di concentramento”.
Caiazzo sotto le bombe. 27 gennaio, un’altra “giornata della memoria”