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Coldiretti / Economia in tempo di Covid. Giù il settore “matrimoni”, in crescita l’agroalimentare

Nel periodo tra gennaio e ottobre 2020 si è verificato un calo del 50,3% dei matrimoni; l'agricoltura, invece, può offrire 1 milione di posti di lavoro entro i prossimi 10 anni

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Coldiretti fotografa la ricaduta che l’emergenza sanitaria ha avuto sui settori dei matrimoni e su quello agroalimentare. L’analisi si attiene ai dati rilevati dall’Istat e mette in evidenza come, a fronte di una perdita significativa dovuta alla riduzione dei matrimoni, si è verificata un potenziamento del settore agroalimentare, soprattutto grazie anche alle idee imprenditoriali dei giovani, molti under 35.

 Matrimoni in crisi
Lo sconvolgimento causato dal Covid ha travolto anche l’industria dei matrimoni, che coinvolge diversi settori, dal catering alla fotografia, dai trasporti ai fiori, dal trucco ai viaggi, e così via. Il 2020 è stato un anno piuttosto magro, come emerge dal resoconto tracciato da Coldiretti in base a quanto rilevato dall’Istat nei Primi riscontri e riflessioni sul bilancio demografico del 2020: nel periodo compreso tra gennaio e ottobre si è verificato un calo del 50,3% dei matrimoni, rispetto ai 170mila celebrati nei primi dieci mesi del 2019.

Un settore ‘in emergenza’, dunque, quello matrimoniale, che ha colpito le tante persone impiegate negli ambiti ad esso collegati, oltre un milione di lavoratori a rischio, ma la perdita va oltre. L’Italia, Paese bello e ricco come pochi altri, da sempre stata meta preferita da coppie straniere per la pronunciare il ‘Sì’ fatidico, ma quest’anno, purtroppo, non è stato così. La rinuncia a sposarsi è costata una spesa media “che oscilla fra i 30 e i 60mila euro“. A pagarne le conseguenze sono stati soprattutto i 24mila agriturismi presenti in Italia, come le 27mila imprese florovivaistiche. Non sono mancate, tuttavia, le coppie, poche in realtà, che hanno ugualmente deciso di suggellare il proprio amore, optando per una cerimonia essenziale senza i festeggiamenti di rito.

 Agroalimentare in crescita
Se per il settore “matrimoni” il 2020 si è rivelato poco generoso, per l’agroalimentare è stato un anno di riscatto e rivalutazione. “L’agroalimentare può offrire 1 milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni con una decisa svolta dell’agricoltura verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale da sostenere con il Recovery plan”, è la fotografia di Coldiretti in riferimento ai dati Istat sull’occupazione. Come sempre accade nel mondo c’è chi sale e chi scende e, numeri alla mano, l’agricoltura italiana è riuscita a non farsi scalfire neppure dal Covid.

Ora, è proprio da qui che l’Italia può pensare ad una ripartenza, è la terra il suo punto di forza, come afferma Ettore Prandini presidente di Coldiretti, aggiungendo l’importanza della “digitalizzazione delle campagne, foreste urbane per mitigare l’inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà dai cereali all’allevamento fino all’olio di oliva sono alcuni dei progetti strategici cantierabili elaborati dalla Coldiretti per la crescita sostenibile del Paese”.

In aumento i giovani al di sotto dei 35 anni, che optano per il lavoro agricolo, un ulteriore motivo incoraggiante: “L’esperienza dell’emergenza coronavirus ha anche dimostrato che – precisa Coldiretti – con una adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale può offrire agli italiani in difficoltà i posti di lavoro che oggi sono affidati necessariamente a centinaia di migliaia di lavoratori stranieri stagionali che ogni anno attraversano le frontiere per poi tornare nel proprio Paese”.

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