Home occhio allo schermo Storia delle parolacce: la docu-serie Netflix sull’inaspettato mondo del turpiloquio

Storia delle parolacce: la docu-serie Netflix sull’inaspettato mondo del turpiloquio

Nicolas Cage e un team di esperti e comici alla scoperta dei tabù della lingua

844
0

Noemi Riccitelli – Sono sulla bocca di tutti, ogni giorno.
Quando i raptus di rabbia e di nervosismo si impadroniscono di noi, persino quando siamo in procinto di esclamare qualcosa con gioia o, semplicemente, perché ormai sono entrate a far parte del nostro lessico più o meno familiare e sì, a volte sono una vera liberazione: parliamo delle parolacce.
Tuttavia, qualcuno si è mai chiesto da dove hanno origine? Perché queste parole hanno assunto un significato negativo, tanto da connotarle con un suffisso dispregiativo?
E’ possibile trovare una risposta a queste domande nella docu-serie Netflix Storia delle parolacce (History of swear words), uno show che, in 6 puntate di20 minuti ciascuna, racconta e analizza la realtà quanto mai avvincente di tutte quelle cose che “non si dicono”.
Condotta da Nicolas Cage, la docu-serie propone una diversa “parolaccia” in ogni puntata, fornendo un’accurata e varia disamina sull’eziologia di ciascuna di esse.
Si tratta di parole di uso più frequente nell’inglese americano (American English), ma gli spettatori, specie i più giovani, vi riconosceranno espressioni e modi di dire ormai diffusi e conosciuti anche in Europa, grazie ai film, alle canzoni e agli stessi social network, veicoli anche di veri e propri trend linguistici.
Lungi dall’essere l’ennesimo documentario noioso e astratto, Storia delle parolacce si attesta su un tono divertente e coinvolgente, tipico dei comedy show americani: l’argomento in sé è già sufficiente a stuzzicare la curiosità di molti, ma la conduzione di Nicolas Cage (attore che non si vedeva da un po’ sugli schermi), riesce a introdurre l’argomento trattato con ironia e quel tanto di “sopra le righe” che basta a catturare l’attenzione e a tenere vivo l’interesse degli spettatori.
Tuttavia, il fattore intrattenimento è garantito anche dalla partecipazione di comici e star della stand-up comedy americana: Sarah Silverman, Nick Offerman, Nikki Glaser, Patti Harrison che commentano la parola della puntata nel loro stile irriverente e graffiante, oltre ad esporre il loro personale uso e rapporto con le parole in questione; non meno importanti, anzi, forse la vera e più interessante presenza dello show, sono gli esperti della lingua.
Professori, studiosi, storici e lessicografi come Benjamin Bergen, autore del saggio What the F, e Melissa Mohr, che ha firmato il volume Holy Sh*t: A Brief History of Swearing.
Assecondando il tono comico della serie, gli esperti presentano il loro punto di vista con chiarezza e precisione, fornendo importanti informazioni sull’origine di quelle che, in realtà, in principio non erano considerate espressioni disdicevoli e sottolineandone l’evoluzione nel corso del tempo, con un’attenzione particolare al senso e al valore che esse hanno assunto nella società, anche a seconda dei contesti in cui sono state e sono utilizzate.
Molti sono i casi in cui il significato di una cosiddetta parolaccia ha assunto su di sé le sorti di una vera e propria rivoluzione sociale, portando attenzione e consapevolezza su questioni di serio impatto politico.
Questa breve serie, oltre ad essere un prodotto d’intrattenimento piacevole, induce la spontanea riflessione su come nessun argomento andrebbe censurato e demonizzato, perché si rischia di perdere sempre quel qualcosa che, nonostante tutto, ci rende così (im)perfettamente umani.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.