Home occhio allo schermo Storia delle parolacce: la docu-serie Netflix sull’inaspettato mondo del turpiloquio

Storia delle parolacce: la docu-serie Netflix sull’inaspettato mondo del turpiloquio

Nicolas Cage e un team di esperti e comici alla scoperta dei tabù della lingua

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Noemi Riccitelli – Sono sulla bocca di tutti, ogni giorno.
Quando i raptus di rabbia e di nervosismo si impadroniscono di noi, persino quando siamo in procinto di esclamare qualcosa con gioia o, semplicemente, perché ormai sono entrate a far parte del nostro lessico più o meno familiare e sì, a volte sono una vera liberazione: parliamo delle parolacce.
Tuttavia, qualcuno si è mai chiesto da dove hanno origine? Perché queste parole hanno assunto un significato negativo, tanto da connotarle con un suffisso dispregiativo?
E’ possibile trovare una risposta a queste domande nella docu-serie Netflix Storia delle parolacce (History of swear words), uno show che, in 6 puntate di20 minuti ciascuna, racconta e analizza la realtà quanto mai avvincente di tutte quelle cose che “non si dicono”.
Condotta da Nicolas Cage, la docu-serie propone una diversa “parolaccia” in ogni puntata, fornendo un’accurata e varia disamina sull’eziologia di ciascuna di esse.
Si tratta di parole di uso più frequente nell’inglese americano (American English), ma gli spettatori, specie i più giovani, vi riconosceranno espressioni e modi di dire ormai diffusi e conosciuti anche in Europa, grazie ai film, alle canzoni e agli stessi social network, veicoli anche di veri e propri trend linguistici.
Lungi dall’essere l’ennesimo documentario noioso e astratto, Storia delle parolacce si attesta su un tono divertente e coinvolgente, tipico dei comedy show americani: l’argomento in sé è già sufficiente a stuzzicare la curiosità di molti, ma la conduzione di Nicolas Cage (attore che non si vedeva da un po’ sugli schermi), riesce a introdurre l’argomento trattato con ironia e quel tanto di “sopra le righe” che basta a catturare l’attenzione e a tenere vivo l’interesse degli spettatori.
Tuttavia, il fattore intrattenimento è garantito anche dalla partecipazione di comici e star della stand-up comedy americana: Sarah Silverman, Nick Offerman, Nikki Glaser, Patti Harrison che commentano la parola della puntata nel loro stile irriverente e graffiante, oltre ad esporre il loro personale uso e rapporto con le parole in questione; non meno importanti, anzi, forse la vera e più interessante presenza dello show, sono gli esperti della lingua.
Professori, studiosi, storici e lessicografi come Benjamin Bergen, autore del saggio What the F, e Melissa Mohr, che ha firmato il volume Holy Sh*t: A Brief History of Swearing.
Assecondando il tono comico della serie, gli esperti presentano il loro punto di vista con chiarezza e precisione, fornendo importanti informazioni sull’origine di quelle che, in realtà, in principio non erano considerate espressioni disdicevoli e sottolineandone l’evoluzione nel corso del tempo, con un’attenzione particolare al senso e al valore che esse hanno assunto nella società, anche a seconda dei contesti in cui sono state e sono utilizzate.
Molti sono i casi in cui il significato di una cosiddetta parolaccia ha assunto su di sé le sorti di una vera e propria rivoluzione sociale, portando attenzione e consapevolezza su questioni di serio impatto politico.
Questa breve serie, oltre ad essere un prodotto d’intrattenimento piacevole, induce la spontanea riflessione su come nessun argomento andrebbe censurato e demonizzato, perché si rischia di perdere sempre quel qualcosa che, nonostante tutto, ci rende così (im)perfettamente umani.

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