Home occhio allo schermo Occhio allo schermo. La nave sepolta, scoperte millenarie e delicati sentimenti

Occhio allo schermo. La nave sepolta, scoperte millenarie e delicati sentimenti

Il film Netflix, basato sul romanzo di John Preston, racconta la storia vera della più sorprendente scoperta archeologica della Gran Bretagna

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Noemi Riccitelli – I colori delicati e tenui della campagna inglese riempiono lo schermo e incorniciano un’emozionante storia vera: La nave sepolta (The Dig) del regista Simon Stone è tratto dal libro di John Preston, dove viene narrata una delle scoperte archeologiche più sorprendenti della Gran Bretagna del XX secolo, a cui il film Netflix fa eco. La nave cui il titolo italiano del film fa riferimento è, infatti, un antico reperto funerario risalente ai Sassoni, VII secolo, oggi esposta al British Museum.

1939, la Seconda Guerra Mondiale è ormai vicina anche per gli Inglesi, ma ciò non impedisce a una ricca vedova, Edith Pretty (Carey Mulligan) di chiedere l’aiuto di un archeologo, o come lui preferisce definirsi, un semplice scavatore, Basil Brown (Ralph Fiennes) per occuparsi degli scavi di alcuni tumuli nel terreno di cui è proprietaria, nella contea del Suffolk.

Edith è giovane ma malata di cuore, ancora segnata dal dolore del passato, la perdita del marito, ma porta con sé la volontà di guardare avanti per il futuro di suo figlio e la passione per l’archeologia, insieme all’eccitazione per ciò che la sua terra potrebbe conservare. Basil, invece, non è un archeologo per titolo professionale, ma ha imparato il suo lavoro dal padre e dal nonno, con tenacia e pazienza ha studiato e fatto esperienza diretta sul campo, diventando orgoglioso del suo sapere.

I due personaggi, inizialmente, sono un po’ diffidenti, ma nel corso del film la loro interazione, seppur rimanga sempre distaccata, diviene un rapporto di rispetto e stima reciproca, una timida e garbata amicizia che porta a conoscersi l’un con l’altro profondamente e che induce Edith a fidarsi di Basil e a volerlo nel team di archeologi esperti di Londra che giungono sul posto non appena si diffonde la notizia della scoperta. Tra questi: la giovane Peggy Preston (Lily James), Stuart Piggot (Ben Chaplin), John Grateley (Ken Stott).

Le interpretazioni dei due attori protagonisti, Carey Mulligan e Ralph Fiennes, due fuoriclasse del cinema internazionale, sono posate ma non per questo meno incisive: i caratteri pacati dei due personaggi permettono allo spettatore di godere delle loro doti interpretative nell’estrema purezza dei gesti, degli sguardi, esaltati da frequenti primi piani cui il regista ricorre.

La narrazione è lenta, ma si fa più avvincente quando la scoperta della nave si va definendosi, portando alla luce un vero e proprio tesoro di antichi manufatti e preziosità; l’intento del regista è quello di far rivivere la progressione degli stati d’animo degli archeologi: l’incertezza e la cautela all’inizio, poi lo stupore e la gioia della scoperta. Non mancano, tuttavia, anche delle note amare, soprattutto per Basil Brown, il primo ad aver individuato la nave e ad aver ipotizzato l’epoca di riferimento, nonostante le opposizioni dei suoi colleghi.

La nave sepolta è un film storico sì, ma è soprattutto una bella storia di umanità, di sentimenti: Edith Pretty lo afferma all’inizio, quando porta Basil sui tumuli dove lei crede valga la pena di scavare: «I have a good feeling about this» (Ho una buona sensazione a riguardo); alcuni personaggi scoprono quali siano i propri veri sentimenti e ambizioni, come Rory Lomax (Johnny Flynn), cugino di Edith e, del resto, sono proprio i sentimenti, i legami con il passato, con ciò che l’uomo è stato, a fare di scoperte di questo tipo materia viva e appassionante.
Menzione particolare alla fotografia di Mike Eley, che esalta l’insieme di natura, scenografie e sguardi.

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