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Piedimonte Matese, Liceo Statale Galilei: a lezione di vita con le vittime della criminalità organizzata

Incontro con Raffaele Sardo, giornalista e Maria Romano, sorella di Attilio morto per mano della camorra nel 2005. Tutti possono vincere il male con il bene, a partire dal piccolo impegno civico nel proprio quartiere

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Si è tenuto questa mattina l’incontro in memoria delle vittime innocenti della camorra che ha visto protagonisti gli studenti delle classi IIICS, IIIES, IIAC.

Siamo ormai nei giorni in cui l’Italia ricorda centinaia di nomi, giovani, lavoratori, forze dell’ordine, mamme, padri, tutti caduti per mano della criminalità organizzata. La Campania guarda con particolare emozione e con una serie di iniziative già alla data del 19 marzo in cui ricorre la morte di don Peppe Diana avvenuta a Casal di Principe nel 1994; e poi a quella del  21 marzo giornata che l’Associazione Libera dedica alle vittime di tutte le mafie.

Il web, questa mattina, ha ospitato non una lezione come tante, ma una lezione di vita, coordinati dalla giornalista Grazia Biasi, direttore di Clarus, sono intervenuti Raffaele Sardo giornalista e scrittore, nonché amico di don Peppe Diana e autore di diversi libri che danno voce alle vittime della camorra e ai loro familiari e Maria Romanò, sorella di Attilio, ucciso a colpi di pistola il 24 gennaio 2005 a Napoli quando aveva appena 30 anni.

È stata la storia di quest’ultimo e la testimonianza della sorella a suscitare domande, riflessioni, desiderio di impegno nei ragazzi che hanno partecipato all’incontro. “Quella di Attilio non è più soltanto la storia della mia famiglia – ha dichiarato Maria – ma da oggi diventa anche la vostra, perché il seme buono della sua vita generosa, solare, ricca di interessi e di cultura, di amore per il lavoro, contamini di bene la vostra e vi renda portatori di valori oggi e domani lì dove sarete chiamati ad esercitare una responsabilità e a contagiare di bene il mondo”.

A Raffaele Sardo, in questa circostanza, come nelle numerose che lo vedono impegnato ormai da anni per la legalità, il tempo per parlare di memoria e del valore che ogni racconto di vittima innocente assume: “Fare memoria è ridare la giusta dignità alle famiglie colpite per mano della camorra e trasformare il dolore di esse in impegno civico amplificandone la voce, di quella che fa tremare e impaurisce la malavita, oggi sicuramente più fragile che in passato ma ancora radicata nei territori”.

A fare da sfondo e da supporto all’impegno dei tanti che oggi combattono la criminalità in Campania, c’è il Comitato don Peppe Diana (che domani sarà in diretta sul web con una manifestazione a lui dedicata. Clicca), Libera e la Fondazione Polis della Regione Campania: lavoro a più mani che dopo decenni di impegno e di denunce oggi segnala ben 500 vittime innocenti a fronte delle sole 150 da cui partiva un primo censimento: “In tanti, nel tempo, hanno trovato il coraggio di parlare, raccontare il dolore, metterci la voce e l’impegno” ha spiegato ancora Sardo.

Anni di denunce e di racconti oggi portano a compiere positivi bilanci: non è solo il peso dei familiari delle vittime e delle istituzioni a contare ma anche la testimonianza di chi si è “convertito” ad un nuovo stile di vita – spesso provenendo da contesti malavitosi – di fronte alla morte innocente di chi ha pagato.
Attilio Romanò è uno di quelli che stava facendo il suo lavoro nel negozio di telefonia da lui sognato e gestito insieme ad un collega: si era voluto aprire una strada nonostante avesse un buon posto di lavoro nell’ambito delle telecomunicazioni… Uno scambio di persona e pochi colpi di pistola per finirlo a terra, solo 4 mesi dopo il suo matrimonio.

I ragazzi non hanno mai scollato gli occhi dal video, ormai compagno di vita e di sapere; cogliendo le sfumature che amore e dolore sono più forti della rabbia – che naturalmente scaturisce da un simile evento violento – si sono chiesti come fare, come essere cittadini onesti e incorruttibili, come potersi fare testimoni del bene civico: le risposte di Maria Romanò e Raffaele Sardo li hanno convocati ad un impegno che sia per l’oggi delle loro città, che sia nelle loro scuole, nei contesti civici dove possono lasciare una traccia di bene.

Alla scuola, che ne plasma le coscienze in questa fase della vita, il compito di offrire strumenti di riflessione a l’arma della cultura per mettere in campo idee.

Nelle conclusioni della Dirigente Bernarda De Girolamo, che ha coordinato l’incontro insieme alla docente Maria Concetta D’Ambrosa, due impegni: far nascere presso il Liceo Statale Galilei un presidio di legalità che sia laboratorio di idee e di impegno concreto; e proporre nelle sedi istituzionali opportune – come lo stesso Sardo già provocatoriamente sostiene da tempo – che nelle scuole dei territori più a rischio di contaminazione camorristica sia impegnato personale scolastico di diversa provenienza perché possa innestarsi in un radicato tessuto anche il seme di una cultura nuova e diversa di civiltà.

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