Home occhio allo schermo Cosa sarà: trasformare il male in bene, con ironia e leggerezza

Cosa sarà: trasformare il male in bene, con ironia e leggerezza

Il film di Francesco Bruni con Kim Rossi Stuart è candidato ai prossimi David di Donatello

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Noemi Riccitelli – Presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma e dopo una fugace parentesi nelle sale cinematografiche, prima della seconda (e ancora definitiva) chiusura dei cinema a ottobre 2020, Cosa sarà del regista Francesco Bruni è disponibile su Amazon Prime Video e, da qualche giorno, anche in prima visione su Sky Cinema.
Il film ha ricevuto due candidature ai prossimi David di Donatello, per il Miglior attore protagonista e la Migliore sceneggiatura.

La pellicola racconta un delicato momento della vita dello stesso Bruni, il cui alter ego nella finzione cinematografica è Bruno Salvati, regista in crisi interpretato da Kim Rossi Stuart che, dopo un controllo a seguito di un banale incidente, scopre di essere malato di leucemia.

È qui che la sceneggiatura del film sorprende con un taglio inaspettato: invece di assestarsi su toni melodrammatici, tipici dei cosiddetti “cancer-movies”, la storia sembra quasi spostare il suo fulcro tematico e si arricchisce di uno dei più classici intrecci narrativi, quello della rivelazione di un segreto fino ad allora taciuto al protagonista.
Il padre di Bruno, Umberto (Giuseppe Pambieri), rivela al figlio l’identità di una sorella mai conosciuta, Fiorella (Barbara Ronchi), nata da una sua relazione con un’altra donna: un intreccio fondamentale che complica e confonde, ma che si rivela fondamentale per la vicenda di Bruno.

L’interpretazione di Kim Rossi Stuart è unica, non banale: il suo Bruno Salvati è un uomo un po’ sulle nuvole, a tratti irascibile e permaloso, ma con quel tocco sopra le righe che gli permette di affrontare la situazione nonostante la paura. È tutto nei suoi sguardi.
La malattia scaturisce un interrogativo da sempre presente in lui e mai realmente risolto, quello del rapporto tra fragilità e forza nella sua vita, nella relazione con gli altri: la fragilità vissuta quasi sempre come una colpa fino a quel momento, diventa scoperta, una nuova possibilità di svelamento di sé e rapporto con gli altri.
Ciò avviene proprio attraverso il confronto con gli altri personaggi della storia: il padre, il figlio Tito timido e insicuro (Tancredi Galli), ma soprattutto con le figure femminili, l’ex moglie Anna (Lorenza Indovina), la figlia Adele (Fotinì Peluso), la stessa dottoressa che segue Bruno, interpretata da Raffaella Lebboroni, compagna di vita del regista Bruni, e la madre, nei suoi ricordi.

Nel film, alla cui scrittura ha contribuito lo stesso Kim Rossi Stuart, la tristezza non riesce a prendere il sopravvento, nonostante le sequenze più drammatiche: la tenerezza e l’ironia, con battute brillanti e scene buffe, sostengono la storia e infondono quella sensazione di speranza e benessere (nel senso più proprio del termine “bene-essere”) che dovrebbe sempre essere presente nella vita.
In un’intervista Kim Rossi Stuart, a proposito del film, ha dichiarato: «Io penso che una sfida fondamentale dell’essere umano è trasformare il male in bene, sfida alla quale siamo sottoposti quotidianamente, e si gioca tutto là».
E, continuando, si può dire che questa sia anche l’operazione che il cinema, l’arte tutta, tende a mettere in atto sollevando, anche solo per poco, le vite di tutti.

 

 

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