Giovanna Corsale – Manca poco alla Pasqua, che per il mondo cristiano rappresenta il momento più significativo dell’anno liturgico, l’acme della fede, la manifestazione suprema dell’amore che il Signore ha voluto riservare all’umanità. Ma è un’umanità compromessa dai suoi limiti, in molti casi dalle sue smanie di possesso e controllo, dal suo desiderio di potere che spesso raggiunge punti massimi di ostinazione.
Eppure, la nostra occasione per compiere un passo al di là dei nostri limiti ci è data ogni giorno, nelle situazioni che percepiamo come sconfitte, nelle amicizie che svaniscono, nei rapporti che non riescono a decollare… È proprio nelle circostanze in cui avvertiamo la nostra limitatezza, che dovremmo porci una domanda: “In cosa ho sbagliato?” E ancora: “Cosa posso fare per migliorare?”, perché quello è il momento per riscattarci.
Mettersi in discussione sempre, anche quando pensiamo di essere dalla parte della ragione, è questo che ci chiede la Pasqua, interrogarsi senza voler a tutti i costi trovare la risposta nell’errore dell’altro. E allora sì, va bene adempiere i precetti religiosi, va bene ritrovarsi in famiglia tra una chiacchiera, un bicchier di vino e una fetta di dolce… Tutto questo è importante sì, ma ancora di più lo è ritagliarsi un piccolo spazio per scavare nel proprio animo alla ricerca di quella luce che solo dal dubbio si origina.
E allora, viviamo la nostra resurrezione, sapendo che Pasqua è luce, ma prima ancora tenebre; è gioia, ma prima ancora dolore; è tocco vellutato dello Spirito, ma prima ancora è la Croce sulla quale un uomo, vestito solo di umiltà, ha chiuso gli occhi affidandoci le sorti del mondo.