Tra i ristoratori e i commercianti italiani ci sono anche i Ristoratori Sannio Alto Casertano uniti in associazione ormai dai primi mesi della pandemia.
Catalizzare l’attenzione dei vertici nazionale e regionali sui diritti di quanti hanno visto crescere debiti e perdite economiche; fare squadra e farsi portavoce dei bisogni gli uni degli altri per evitare che avanzino solo le richieste di categorie o colleghi più visibili o più attenzionati.
Mentre a Montecitorio pochi giorni fa, sono andate in scena proteste di rabbia da parte di ristoratori e commercianti, (ma anche facinorosi mobilitati da altrettanta politica), loro, i ristoratori SAC hanno scritto ai vertici della Regione Campania (al Presidente Vincenzo De Luca, all’On. Cesario, agli assessori Casucci e Caputo) mettendo nero su bianco due precise richieste, e ancora una volta per i diritti dei piccoli territori dell’entroterra campano: un intervento socioeconomico al pari di altre regioni italiane; la vaccinazione di massa dei territori di Entroterra. Richieste argomentate con una sola preoccupazione di fondo: dare un futuro alle micro realtà interne ancorate – per sopravvivere – al solo turismo e non ad altri flussi economici… SCARICA IL DOCUMENTO.
Loro imbracciano diversamente la rabbia e il malcontento e ne fanno ancora una volta oggetto di approfondimento, mentre sulle vicende nazionali (le polemiche in piazza a Roma e in altre città d’Italia), è stata perentoria la posizione del sociologo Maurizio Fiasco: “Insomma, il mercato delle emozioni, il mercato della rabbia, il mercato del risentimento sono diventati l’oggetto di una pervicace manipolazione. Se, invece, lei parla con i commercianti veri, le commesse vere, i lavoratori veri, le casalinghe vere, i giovani veri, c’è tanta sofferenza ma non c’è rabbia irrazionale. Gli italiani hanno ben chiara la gerarchia delle questioni: prima di tutto vengono la vita e la salute, anche se si pongono drammaticamente dei quesiti: “Cosa accadrà? Come farò dopo?”. Ma queste domande non se le pongono con rabbia, con irrazionalità. C’è un abisso tra le manifestazioni della violenza che abbiamo visto nelle piazze e nelle nostre case attraverso la tv e il senso comune morale, certamente di sofferenza e smarrimento”.
Ritornando ai Ristoratori SAC, nella lettera inviata alla Regione, il tono è severo, deluso per chi si attendeva maggiore vicinanza e sostegno: a differenza delle altre Regioni come la Toscana che ha investito per il business territoriale, “in Campania non è stato fatto nulla se non una serie di interventi demagogici e mediatici volti a criticare le azioni del Governo centrale”. Polemiche ben più aspre rispetto al divario che andrà crescendo – secondo SAC – tra le zone a “maggior impatto turistico” destinate ad una vaccinazione di massa e l’entroterra escluso da questa possibilità: “Le Nostre terre – scrivono i ristoratori coinvolti – non vivono “anche” di flussi turistici, non hanno una semplice “vocazione” turistica derivante dalla propria connotazione geografica e dalla biodiversità o da “piccoli” attrattori naturalistici e culturali molto e troppo spesso penalizzati; ma vive SOLO di questo. La nostra poca autosufficienza come territorio, per il numero di abitanti e per il reddito molto al di sotto della media nazionale, ci approccia al turismo in modo totalmente indispensabile”.
Chiedono che il beneventano e l’altocasertano fungano da aree necessarie a decongestionare il flusso turistico – di difficile gestione – destinato ai territori della costa campana. Ambiziosa la richiesta che costringerebbe la Campania ad un tavolo di confronto serio e serrato con una diversa pianificazione dell’offerta turistica e della ridistribuzione dell’economia derivanti da essa. Allora sarebbe tutto più equo e giusto, perciò difficile da accogliere come idea di futuro…
Due dunque le istanze su cui si ferma l’appello:
- Intervento a sostegno economico atto a garantire un recupero dei sussidi garantiti da altre regioni per sostenere le perdite e per sostenere il poco efficace intervento dell’ultimo decreto del governo che sta vedendo una quasi totale inefficacia per le aziende dell’entroterra.
- Vaccinazione di massa dei territori di Entroterra, province periferiche e aree interne. Al netto delle vaccinazioni già effettuate, stiamo cercando di stabilire un numero di vaccini da mettere a disposizione per queste aree, che dovrebbe aggirarsi intorno alle 500mila unità, per poter garantire una intera area “free-covid”, casomai legata, successivamente, alle logiche di “passaporto vaccinale”.
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