Il Covid che ci ha separati e ha imposto distanze tra gli uomini, paradossalmente di unisce nel dolore e nel pianto comune da un capo all’altro del Pianeta.
Ci tocca da vicino la morte avvenuta in Perù, del fratello di don David Ortega, parroco a Dragoni.
Cristian A. Ortega Vigo, residente a Truillo, 67 anni, anche lui vittima della pandemia; anche lui – come sta accadendo in quei Paesi dove il contagio sembra non arretrare e le misure sanitarie non adeguate a fronteggiare il virus – non ce l’ha fatta.
In Perù uno dei limiti maggiori sembra essere l’assenza di bombole di ossigeno, tanto che la diocesi di Carabayllo, alla periferia nord della capitale Lima, avrà un nuovo impianto per la produzione di ossigeno di proprietà della stessa curia che permetterà di alleviare le sofferenze di una popolazione stremata dal Covid.
Come Cristian migliaia di uomini e donne in queste ore, per l’immediatezza di cure e di prestazioni all’altezza, ci stanno lasciando, morendo in solitudine…
È l’aspetto più macabro di questa pandemia, di chi prova a resistere in una terapia intensiva intubato o è costretto ad arrangiarsi in casa, o di chi a distanza deve seguire le vicende di un familiare ammalato: la solitudine.
A don Davide e alla sua famiglia residente in Perù, la vicinanza dell’intera Comunità diocesana nella preghiera; perché più forte di quella solitudine è la comunione in Dio ed è la pace della sua misericordia già donata al fratello Cristian.