Noemi Riccitelli – Zero è la nuova serie italiana Netflix prodotta da Fabula Pictures in collaborazione con Red Joint Film, disponibile dal 21 aprile in ben 190 Paesi in cui la piattaforma è fruibile.
Liberamente ispirata al romanzo dello scrittore Antonio Dikele Distefano (Non ho mai avuto la mia età), creata da Menotti (autore, tra gli altri, del film Lo chiamavano Jeeg Robot), la serie racconta la vicenda di un giovane ragazzo, figlio di immigrati di origini africane, ma nato e cresciuto in Italia, una cosiddetta “seconda generazione”, quella che in Italia oggi incontra la resistenza al riconoscimento dei propri diritti politici e sociali, nonostante la nazionalità italiana di fatto.
Omar (Giuseppe Dave Seke) vive con il padre e la sorella Awa (Virginia Diop) nella periferia di Milano, nel quartiere di fantasia chiamato Barrio, dove lavora come rider per una pizzeria, ma la sua vera ambizione è quella di andare via e diventare un fumettista professionista.
Omar, infatti, ha creato un personaggio, un supereroe chiamato Zero, che ha le sue fattezze e il potere di diventare invisibile.
Ben presto scopre, per caso, che lui quel potere lo possiede per davvero, ma la sua vita cambia anche perché incontra Anna (Beatrice Grannò), una ragazza “bianca” di buona famiglia milanese, di cui si innamora e un gruppo di giovani del suo stesso quartiere che, scoperta la sua potenzialità, gli chiedono di aiutarli a salvare il Barrio da una minaccia incombente.
Tra iniziale diffidenza, incomprensioni ma anche lealtà e senso di squadra, Sharif (Haroun Fall), Inno (Madior Fall), Momo (Richard Dylan Magon) e Sara (Daniela Scattolin) diventeranno gli amici di Omar/Zero.
La serie ha tutte le caratteristiche dei più noti cinecomic (film con protagonisti eroi dei fumetti), senza la necessità di immaginare una caotica metropoli americana, ma restando in Italia, dove non mancano mali da sconfiggere, eclatanti ingiustizie, esistenze da riscattare.
L’immaginazione, il soprannaturale non supera la realtà, ma si fonde con essa e tenta di redimerla, ed è unico che a farlo sia un giovane e i suoi amici che da quella realtà sono continuamente estromessi.
L’invisibilità di Omar, sua obbligata condizione e debolezza, diventa il tallone d’Achille della società, costretta lei stavolta ad essere cieca e inibita da questo superpotere: una metafora d’impatto che percorre tutta la serie.
La regia di Paola Randi, Ivan Silvestrini, Margherita Ferri e Mohamed Hossameldin confeziona 8 episodi scorrevoli, coinvolgenti grazie anche alla colonna sonora cui prestano il nome giovani artisti contemporanei come Mahmood, Madame, Marracash e, soprattutto, un minutaggio competitivo (circa 20 minuti per episodio) che pone la serie sulla linea del formato seriale internazionale.
Il giovane cast, tra cui alcuni attori alla loro prima prova attoriale, nonostante qualche incertezza, ha saputo conferire alla serie quella giusta spontaneità di cui la sceneggiatura è intrisa.
La trama, inoltre, si fa particolarmente intrigante e misteriosa negli ultimi episodi, in cui inizia a trasparire qualcosa in più sul passato di Omar e della sua famiglia, sull’origine del suo superpotere e sembra diventare centrale una figura rimasta al margine fino a quel momento, la Vergine (Roberta Mattei), una figura losca, da approfondire, che apre la mente dello spettatore a una seconda stagione.