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Bambini e Covid-19. Aumentato il rischio di maltrattamento, soprattutto al Sud

Presentata dal Cesvi la quarta edizione dell'Indice regionale sul maltrattamento dell'infanzia in Italia: allarme nel Mezzogiorno, mentre il Covid-19 ha agito da detonatore di grave disagio, soprattutto nelle famiglie più fragili dove è aumentato il rischio di maltrattamento infantile

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Giovanna Pasqualin Traversa – Oltre un anno di pandemia ha provocato una crisi profonda con un serio impatto sulla salute mentale collettiva. A pagarne il prezzo più alto sono stati i più fragili, a cominciare da bambini e adolescenti, esposti a maggiore rischio di maltrattamento. E’ il quadro allarmante delineato dalla IV edizione dell’ Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia curato da Fondazione Cesvi e presentato oggi in diretta sui canali Facebook e Youtube in occasione di un incontro online moderato da Cristina Parodi, ambasciatrice della Fondazione, con la partecipazione, fra gli altri, della ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti. L’indagine rivela che nel nostro Paese 45 minorenni su mille sono seguiti dai servizi sociali.

Si stima che i bambini/e vittime di maltrattamento siano 77.493.
L’Indice – redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile e intitolato non a caso “Il tempo della cura” – contiene una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accesso a risorse e servizi. Dalla ricerca emerge l’esistenza di uno specifico trauma collettivo da Covid-19 che ha agito da detonatore di disagio grave, in particolare tra le persone e le famiglie già fragili o con traumi pregressi, nelle quali sono aumentate in modo preoccupante conflittualità, violenza contro le donne e violenza assistita e/o subita dai minori. Ed infatti è proprio la casa a costituire il luogo più pericoloso: tra il 60/70% dei bambini tra i 2 e i 14 anni di età, si legge nel report, ha vissuto episodi di violenza emotiva da parte dei propri caregiver; fenomeno aggravatosi durante il lockdown a causa della convivenza forzata unita a paura di ammalarsi, preoccupazioni economiche e didattica a distanza.

Se il 43% degli italiani ha riportato un peggioramento della salute mentale nell’ultimo anno, per quanto riguarda bambini/e e ragazzi/e si è registrato un incremento delle richieste di aiuto psicologico, specialmente durante la seconda ondata della pandemia: dall’ottobre 2020 ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte degli adolescenti. “Dopo anni di mancati investimenti, il nostro Paese si è presentato chiaramente impreparato alla prova della pandemia.

È dunque indispensabile un rafforzamento dei servizi territoriali per la famiglia e i minori al fine di renderli all’altezza della sfida che ci attende. Il rischio di maltrattamento per i nostri bambini e le nostre bambine crescerà in modo esponenziale e con esso il bisogno di cure mentali. È arrivato il tempo della cura e non possiamo più permetterci di essere indifferenti a questo tema”, avverte Gloria Zavatta, presidente di Fondazione Cesvi, precisando che il fenomeno è ampliamente sottostimato: per ogni caso denunciato ce ne sono nove sommersi”.

Il quadro nazionale. Dallo studio emerge ancora una volta l’immagine di un’Italia a due velocità con un Sud a rischio maltrattamento più alto e un’offerta di servizi sul territorio generalmente carente o di basso livello. Le otto regioni del Nord sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: fanalini di coda Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. La regione con la maggior capacità di fronteggiare il fenomeno è il Trentino-Alto Adige che quest’anno per la prima volta supera l’Emilia-Romagna, grazie ad un netto distacco dalla media nazionale rispetto ai fattori di rischio. L’Emilia-Romagna, pur confermandosi la regione con il sistema più efficace nella prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, perde la prima posizione dopo tre anni sul podio a causa di un peggioramento dei fattori di rischio. Seguono Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Umbria.

Ma quali sono i principali fattori di rischio? Bassa età e istruzione dei genitori, povertà, uso di alcol e/o droghe, malattia mentale, isolamento sociale, gravidanza indesiderata, famiglia disfunzionale, violenza del partner, scarsa disponibilità di servizi per l’infanzia.
Il maltrattamento all’infanzia trascuratezza; violenze fisiche come ferite, bruciature, fratture, percosse; abusi sessuali; violenza psicologica o assistita – produce conseguenze drammatiche sulla salute dei maltrattati dal breve al lungo termine, sul loro equilibrio psico-fisico e, più in generale, su tutta la società. Si tratta di danni a livello psicologico come ansia, depressione, sbalzi di umore, fino ad arrivare a sindrome post traumatica nei casi più gravi; a livello cerebrale, invece, di ritardi nello sviluppo mentale, cognitivo e linguistico. In alcuni casi i bambini che hanno subito maltrattamenti tendono ad essere genitori violenti con i propri figli.

Di qui l’importanza di promuovere i fattori “protettivi” come incentivare nei genitori la cura, l’attaccamento e la consapevolezza dei bisogni dei bambini nelle fasi dello sviluppo; promuovere la resilienza e le relazioni sociali; offrire ai genitori un aiuto concreto e sostenere i progetti legati all’infanzia a rischio. Per questo la Fondazione Cesvi ha lanciato la campagna sms solidale Quando sarò grande, attiva dal 2 al 22 maggio. Per aiutare i bambini a vivere un’infanzia serena e a diventare gli adulti che sognano di essere, basta inviare un sms o chiamare da rete fissa al numero solidale 45580.

Fonte Agensir

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